Alla prima messa di fra Nico e fra Nicola, entrambi novelli sacerdoti, la gioia e lo stupore di una chiamata, di una vocazione oltre ogni misura, per cui lodare e ringraziare il Signore.
La prima Messa
Sabato 24 aprile, come ho già scritto, due nostri giovani frati, fra Nico e fra Nicola, sono stati ordinati preti. Un momento di grande gioia e autentica Grazia specie in questo tempo ancora così incerto e difficile.
Domenica 25 aprile, alle 11:00, questi due sacerdoti novelli hanno celebrato insieme la loro prima Santa Messa all’altare della Basilica del Santo, circondati dall’affetto e dalla commozione di noi frati, parenti, amici e tanti fedeli anche collegati via tv e web.
Un’omelia di Lode
Mentre a fra Nicola era stata affidata la presidenza della celebrazione, l’omelia (che riporto di seguito in versione scritta e video) è stata pronunciata con toni vibranti e appassionati da Fra Nico, che molti di voi ormai conoscono per la sua attività in questo blog e più in generale nel Centro Francescano Giovani (nord Italia).
Le letture, nella Domenica del Buon Pastore e Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, suggerivano del resto tanti buoni spunti che fra Nico ha riletto anche in chiave molto personale, facendo riferimento più volte al proprio cammino vocazionale.
Filo conduttore delle sue parole, la gioia e lo stupore e il senso di lode e ringraziamento al Signore per un dono tanto grande quanto inaspettato e quasi ritenuto immeritato. Ma il salmo responsoriale (sal 117) del resto cantava così:
“la pietra scarta dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo” .
Noi valiamo la pena
Il Signore, come ho ripetuto spesso anche su questo blog, chiama chi vuole, come vuole e quando vuole. Da Buon Pastore egli solo, davvero ci conosce, egli solo sa guardare in profondità e verità il nostro cuore e, nella proposta vocazionale che viene a rivolgerci, non cessa mai di ripeterci che:
Per Lui noi valiamo la pena, Lui si gioca tutto per noi;
e per noi, Lui è davvero l’unico
per cui valga la pena.
(fra Nico – omelia)
Al Signore Gesù sempre la nostra lode
Fra alberto –fraalberto@vocazionefrancescana.org
Pietra scartata
“La pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra d’angolo” (Sal 117)
Quello che era scartato, quello che pensavo non valesse un granché, proprio quello è diventato importante, fondamentale, è stato messo sotto gli occhi di tutti.
Direi che questo ritornello del salmo commenta bene i sentimenti che io e Nicola portiamo nel cuore in queste ore… c’è certamente gioia, gratitudine, commozione; però c’è anche trepidazione, paura… la chiara sensazione di non essere all’altezza…
“La pietra scartata…Quello che pensavo non valesse un granché, proprio io, con tutti i miei difetti, i miei casini, i miei peccati, proprio questa roba qui, Lui, il Signore, nella sua pazzia d’amore, l’ha scelto”.
Proprio ciascuno di noi, noi che siamo limitati, che magari non riusciamo a perdonare? Che prendiamo impegni e buoni propositi e poi puntualmente non li rispettiamo, che vorremmo magari essere forti e sicuri e invece ci troviamo deboli e indifesi, che vorremmo dire la nostra, e invece stiamo zitti; [pausa] proprio noi che magari ci tocca di alzare sempre la voce con prepotenza, sentiamo che l’arroganza si impadronisce di noi, e poi ci dispiace, non vorremmo, ma non sappiamo come fare… ognuno sa per quale motivo si sente di non valere un granché… ecco, proprio noi, siamo oggi qui, alla presenza di Dio, da lui chiamati. Perché?
Siamo Figli
Nella seconda lettura san Giovanni dice:
“vedete che grande amore ci ha dato il padre: siamo REALMENTE figli suoi”.
È splendido questo avverbio “reale”, che in italiano vuol dire 2 cose: prima di tutto che il fatto che noi siamo figli di Dio è vero, è concreto, è tangibile, è sul serio, non si fa per scherzo! E poi, dato che lui è il re, anche noi siamo della famiglia del re, “reale”, della famiglia del re dei re, della famiglia di Dio, e vi pare poco? Noi ci scartiamo, lui invece ci sceglie!
Noi facciamo proprio fatica a crederci a questa verità. Non ci crediamo che siamo importanti, non ci crediamo che questa terra, questa gente, la mia gente, la mia famiglia, la mia città, ha bisogno anche di me. Non ci crediamo che siamo belli…
Ma lui invece, il Signore, sì, lui ci crede. E Dio non è un illuso, un credulone, un inguaribile ottimista, un ingenuo… no, no: nel Vangelo lo abbiamo sentito, “io sono il buon pastore, io conosco le mie pecore”, conosco i miei figli, ti conosco, so bene chi sei, e proprio perché ti conosco, io do la mia vita per te. “Il buon pastore dà la vita per le pecore”. Lui, Dio, pensa che tu vali la pena di dare la sua vita, pensa che io valgo la pena per lui di dare tutto sé stesso. L’abbiamo celebrato poche settimane fa, la Pasqua! Dio da tutto per noi, perché lui ci vuole per sé, siamo il suo tesoro. Nella logica dell’amore di Dio, una singola pecora vale tutta la vita del pastore, del re, del Signore, di Dio!
Lui mi ama
Ecco quando il Signore ci dà la Grazia, anche solo per un istante, di sentire dentro questa verità, di sospettare che forse non è tutta una bella favola che ci raccontiamo, di avvertire che davvero Lui è così, che davvero Lui mi ama in questo modo qua… beh allora lì cambia tutto!
Allora lì ti rendi conto che questo tipo di amore, questo Suo dono per te, per me, è la cosa più importante del mondo. Senti che solo lui è davvero certezza, è davvero affidabile, è lui quella roccia, quella pietra prima di tutto. Nella prima lettura Pietro dice “solo nel nome di Gesù siamo risanati” “in nessun altro c’è salvezza”.
Nelle nostre fragilità, nelle nostre titubanze, precarietà, nel nostro continuo vacillare, è lui invece la pietra, la certezza, la solidità, l’incrollabilità, il “per sempre” che dura… Lui resiste a tutto, ai nemici, alle intemperie, soprattutto ai nostri tradimenti, alle nostre dimenticanze, alle nostre pochezze… Lui resiste! Allora è in questa certezza che siamo “salvi”, siamo “sicuri”, siamo “in sicurezza”, siamo finalmente “a casa”…
Dare la vita
In tutto questo, in questi momenti particolari, allora avverti che davvero solo lui vale la pena, anche per te, di dare tutto, come ha fatto lui. “Per questo il Padre mi ama: perché do la mia vita” dice Gesù nel Vangelo. Potremmo parafrasare così, per la nostra esperienza: “Per questo io sono figlio di Dio, in questo Dio mi riconosce suo figlio: quando anch’io do la mia vita per i fratelli”. Per questo la vita bella di Gesù, quella vita che sa di pane, buono, profumato, spezzato, dato, diventa modello di vita per i suoi discepoli, per il loro darsi al mondo, per il nostro darci al mondo, per il mettersi a servizio di tutti noi, di ogni uomo.
È modello di amore per i genitori che si spendono per i figli, o dei figli che accudiscono i genitori anziani. È modello di amore per chi con passione e sapienza porta avanti il proprio lavoro, il proprio compito, ogni giorno. È modello di amore per chi dedica la propria vita ai poveri, agli ultimi, per chi parte per terre lontane, in missione, per chi dedica la vita al silenzio, alla preghiera, per un frate che passa le ore in confessionale a consolare, ecc…
È proprio in questa intuizione, nel fare esperienza di questa verità, che nascono le vocazioni, che nasce la vita spesa per gli altri, che nascono le famiglie sante, le vite sante… Perché uno non può non innamorarsi di un Dio così, sente dentro che deve dare tutto anche lui a sua volta, come il suo Maestro. Anche noi come lui. Perché siamo a sua “immagine”, perché siamo realmente figli.
Lui ci sceglie
Oggi, sappiamo, è la domenica del Buon Pastore, Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Io ho la fortuna di essere al servizio proprio dei giovani in ricerca vocazionale, e ringrazio il Signore tanto di questo, perché vedere come Lui continua a intrufolarsi dentro le vite di tante persone, continua a smuovere inquietudini e desideri grandi, è davvero uno spettacolo. Tante volte ci diciamo che ci sono poche vocazioni, che non capiamo più questa società, ecc… ma dall’altra parte, è vero che anche in questo tempo il Signore continua a chiamare, continua a farsi presente, continua a sedurre e conquistare… Perché Lui ci crede, lui crede in questa umanità, lui crede in noi. Pensate che Lui perfino ha ritenuto possibile che io, che Nicola, che tanti altri, arrivassimo fin qua. Lui non ci scarta, lui ci sceglie, lui dà tutto per noi.
Lui, l’unico per cui valga la pena
Ecco. Vorrei concludere dicendoci, in franchezza una cosa. Oltre che “scartare” noi stessi, il pensare di non valere un granché, a noi spesso viene anche naturale “scartare Dio”, scartare tutto ciò che siamo detti fino a qui. Perché non è toccabile, non è provabile, perché è sfuggente, incerto, evanescente… perché dai sarebbe troppo bello se fosse vero… vorrai mica puntare tutto su una cosa così, che non posso circoscrivere, programmare, quantificare… vorrai mica fare come i bambini, credere alle favole, vorrai mica che io come gli adolescenti innamorati metto tutte le cose da parte per seguire un sogno che domani mattina magari è già svanito? No, dai, noi siamo gente seria, equilibrata, ragionevole…
Eppure, l’unica cosa seria, l’unica cosa davvero vera, “reale” abbiamo detto prima, è questa, che per lui noi valiamo la pena, lui si gioca tutto per noi; e per noi, lui è davvero l’unico per cui valga la pena!