Ogni anno la IV domenica di Pasqua (la domenica del “Buon Pastore”) è dedicata in modo particolare alla preghiera per le vocazioni. Papa Francesco, nel messaggio scritto per tale giornata (25 aprile) ha rimandato alla figura esemplare di san Giuseppe, quale “custode” delle vocazioni.
Giuseppe, un uomo “normale”
Il papa, ci presenta prima di tutto Giuseppe, nell’anno a lui dedicato, come un giovane, un uomo “normale”, inserito in una vita ordinaria, ma dal cuore aperto ai disegni di Dio. E solo Dio (non dimentichiamolo mai) vede e sa riconoscere cosa c’è veramente nel nostro cuore!
«San Giuseppe non strabiliava, non era dotato di carismi particolari, non appariva speciale agli occhi di chi lo incontrava. […] Eppure, attraverso la sua vita ordinaria, ha realizzato qualcosa di straordinario agli occhi di Dio. Dio vede il cuore e in San Giuseppe ha riconosciuto un cuore di padre, capace di dare e generare vita nella quotidianità. A questo tendono le vocazioni: a generare e rigenerare vite ogni giorno. Il Signore desidera plasmare cuori di padri, cuori di madri: cuori aperti, capaci di grandi slanci, generosi nel donarsi, compassionevoli nel consolare le angosce e saldi per rafforzare le speranze.» (Messaggio di papa Francesco)
Dalla vita del santo, il Papa trae suggerimento poi per tre parole-chiave davvero utili per quanti sono in cammino e in ricerca vocazionale: sogno, servizio, fedeltà.
Giuseppe, l’uomo dei “sogni”
La prima parola riguarda le aspettative e le attese che giustamente ognuno ha e coltiva per la propria esistenza. Tutti sogniamo, infatti, una vita piena e bella e realizzata. Il papa, però, mette in guardia contro mete e traguardi effimeri e fine a se stessi come il successo, il denaro e il divertimento, ricordando come ciò che dà senso alla nostra esistenza, sia solo l’amore. “È l’amore a dare senso alla vita, perché ne rivela il mistero. La vita, infatti, si ha solo se si dà, si possiede davvero solo se si dona pienamente”. E proprio san Giuseppe, attraverso i sogni che Dio gli ha ispirato, ha fatto dell’intera sua esistenza un Dono.
Al riguardo «I Vangeli narrano quattro sogni (cfr Mt 1,20; 2,13.19.22). […] Erano chiamate divine, ma non furono facili da accogliere. Dopo ciascun sogno Giuseppe dovette cambiare i suoi piani e mettersi in gioco, sacrificando i propri progetti per assecondare quelli misteriosi di Dio. […] Al suo vigile “orecchio interiore” bastava un piccolo cenno per riconoscerne la voce. Ciò vale anche per le nostre chiamate: Dio non ama rivelarsi in modo spettacolare, forzando la nostra libertà. Egli ci trasmette i suoi progetti con mitezza; non ci folgora con visioni splendenti, ma si rivolge con delicatezza alla nostra interiorità, facendosi intimo a noi e parlandoci attraverso i nostri pensieri e i nostri sentimenti.» (Messaggio di papa Francesco)
Giuseppe, l’uomo del “servizio”
La seconda parola individuata da Francesco, servizio, riguarda la volontà di san Giuseppe di vivere in tutto per gli altri e mai per sé stesso. Chiamato “castissimo sposo”, fu capace di amare e volere bene senza trattenere o pretendere nulla per sé.
Il suo servizio e i suoi sacrifici sono stati possibili, però, solo perché sostenuti da un amore più grande: «Ogni vera vocazione nasce dal dono di sé, che è la maturazione del semplice sacrificio. Anche nel sacerdozio e nella vita consacrata viene chiesto questo tipo di maturità. Lì dove una vocazione, matrimoniale, celibataria o verginale, non giunge alla maturazione del dono di sé fermandosi solo alla logica del sacrificio, allora invece di farsi segno della bellezza e della gioia dell’amore rischia di esprimere infelicità, tristezza e frustrazione» (Messaggio di papa Francesco).
Giuseppe, l’uomo “fedele”
Infine, c’è la fedeltà. San Giuseppe, è “l’uomo giusto” (Mt1,19) che nella operosità semplice di ogni giorno, persevera e rimane saldo nell’aderire ai piani di Dio. Solo così la vocazione, come la vita, può maturare. Per poter alimentare questa dedizione, occorre non aver paura, perché il Signore è fedele alle sue promesse. «Non temere» (Mt 1,20) sono le parole che Dio rivolge anche a ognuno di noi, le quali ci danno forza anche in mezzo alle incertezze e alle incomprensioni. Questa fedeltà è il segreto della gioia.
In un momento particolarmente difficile si mette a “considerare tutte le cose” (cfr v. 20). Medita, pondera: non si lascia dominare dalla fretta, non cede alla tentazione di prendere decisioni avventate, non asseconda l’istinto e non vive all’istante. Tutto coltiva nella pazienza. Sa che l’esistenza si edifica solo su una continua adesione alle grandi scelte. Ciò corrisponde alla laboriosità mansueta e costante con cui svolse l’umile mestiere di falegname (cfr Mt 13,55), per il quale non ispirò le cronache del tempo, ma la quotidianità di ogni padre, di ogni lavoratore, di ogni cristiano nei secoli. Perché la vocazione, come la vita, matura solo attraverso la fedeltà di ogni giorno. (Messaggio di papa Francesco)
Giuseppe, “custode” del nostro cammino
Il papa dunque ci invita, nel nostro cammino vocazionale a guardare a san Giuseppe, imitandolo nel fare di Dio il nostro sogno per la vita, per poterlo così servire nei fratelli e nelle sorelle che ci saranno affidati, attraverso una fedeltà che da sola diventa già un’incredibile testimonianza in un’epoca in cui tutto è labile, liquido e incerto, segnato da emozioni rapide e passeggere senza gioia duratura.
Papa Francesco conclude la sua lettera con la seguente incoraggiante preghiera ed esortazione:
San Giuseppe, custode delle vocazioni, vi accompagni con cuore di padre! (Messaggio di papa Francesco)
Al Signore Gesù, con san Giuseppe, sempre la nostra lode!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Il bellissimo video è stato realizzato dai nostri frati e dai giovani del Convento di Camposampiero (Pd), Oasigiovani