Sono molti i giovani che per vari motivi entrano in contatto con noi frati. Ogni volta mi colpisce la loro meraviglia e la grande curiosità circa la nostra vita e la nostra vocazione, scoperte inaspettatamente come ricche di senso e bellezza.
Meraviglia, stupore, curiosità
Anche recentemente quanta “meraviglia” ho colto (insieme ai confratelli del CFG con i quali collaboro, fra Nico, fra Fabio e fra Giambo) sul volto e nelle risonanze dei ragazzi incontrati: in una diretta instagram o zoom, o una video chiamata o in un dialogo personale.
Meraviglia per l’accoglienza immediata e semplice. Meraviglia per la letizia, la gioia che ci caratterizza. Meraviglia per la schiettezza e la famigliarità dei rapporti; meraviglia per la cura sobria e bella del nostro convento; meraviglia per il nostro vivere essenziale, impegnato e laborioso.
Meraviglia per il nostro bel modo di pregare e cantare e lodare il Signore. Meraviglia per il nostro prenderci cura e avere a cuore le persone, i giovani in particolare… Meraviglia, dunque, tanto stupore e curiosità !!
Oltre gli stereotipi
Quando mi sono azzardato a chiedere a qualcuno il perché di tali “sorprese”, ecco uscire dall’immaginario più profondo una serie di “classici” stereotipi nei riguardi della fede e della Chiesa, dei preti e dei frati, insieme ad un’idea sulla scelta di consacrazione assolutamente tetra, lugubre, triste, noiosa, vecchia, retrograda…. Una vocazione vista e intesa dai più come segnata da vincoli e limitazioni insopportabili e fuori tempo…. altro che bellezza e gioia!
E’ bello stare con il Signore
“Signore, come è bello per noi stare qui”
Sono le parole che i discepoli rivolgono a Gesù sul monte della Trasfigurazione (Mt 17,4; cfr. Mc 9, 5) nell’episodio evangelico che abbiamo ascoltato anche nella recente seconda domenica di Quaresima (Mc 9, 2-10).
E’ anche quanto noi frati francescani siamo primariamente chiamati a vivere e mostrare e testimoniare: che una vita interamente offerta al Signore Gesù, è una “vita bella” , impegnata e forte, piena di senso, e di amore.
Ce lo ricordava del resto nella sua Esortazione Apostolica (Vita Consecrata cap. 15-16) Papa san Giovanni Paolo II:
“Signore, è bello per noi stare qui!” (Mt 17, 4). Queste parole (…) esprimono con particolare eloquenza il dinamismo profondo della vocazione alla vita consacrata: “Come è bello restare con Te, dedicarci a Te, concentrare in modo esclusivo la nostra esistenza su di Te!”. In effetti, chi ha ricevuto la grazia di questa speciale comunione di amore con Cristo, si sente come rapito dal suo fulgore: Egli è il «più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 45,3) l’Incomparabile”.
E per Lui, il Signore, vale davvero la pena dunque spendersi totalmente! L’amore esclusivo e particolarissimo, infatti, che Lui propone, è una sorta di “trafittura del cuore” , di “estasi”, di “rapimento interiore” da togliere il fiato e che tutto va a reinterpretare e risignificare, e che unicamente motiva una scelta così radicale come la nostra.
L’esempio di san Francesco
Per questi stessi motivi, san Francesco richiamava continuamente i suoi frati alla “gioia” e alla letizia! La presenza del Signore, infatti, impegnava i frati a scacciare e ripudiare ogni tristezza e noia . Nei sui scritti troviamo al riguardo una precisa esortazione:
«Si guardino i frati dal mostrarsi tristi di fuori e rannuvolati come gli ipocriti, ma si mostrino lieti nel Signore, ilari e convenientemente graziosi» (2 Cel 128).
E la gioia era veramente il clima caratterizzante il primo nucleo francescano così come cerchiamo che sia in ogni nostra comunità : gioia nella povertà, gioia nella preghiera, gioia nella natura. Un traguardo da volere e da costruire ogni giorno!!!
Una vita autentica
Ma non vorrei dare comunque un’immagine edulcorata e in fondo falsa della nostra vita . La nostra quotidianità, infatti, come per tutti, non è esente da fatiche, dolori e sofferenze. Anzi!! La vita del frate è, in realtà, molto concreta e “terra terra”, per nulla disincarnata o imprigionata in una spiritualità eterea e fuori dal tempo.
Anche noi frati, facciamo i conti con mediocrità e opacità, pesantezze, dissidi, legati ad una umanità pur sempre debole e povera e pertanto la “lotta spirituale” contro le passioni e le seduzioni del mondo e l’egoismo radicato in ciascuno, è parte integrante del nostro cammino personale e comunitario.
Il peccato non è certo un qualche cosa che non ci riguardi e anche noi, quotidianamente siamo chiamati a rinnovarci, a convertirci, a perdonarci se necessario, a ricordare al nostro cuore “la trafittura” e il “rapimento”, “l’estasi“ per il Signore e nel Signore, all’origine e senso della nostra chiamata. Sempre consapevoli che la grazia di Dio è più forte di ogni nostra nostra debolezza (cf. 1 Gv 1,3)
La preghiera e il confronto fraterno
La preghiera comunitaria, ma anche quella del cuore, personale e silenziosa, sono le vie per questo continuo ritorno al Signore, per risalire ogni volta anche noi sul monte con Gesù e da Gesù, per stare con Lui, e così contemplare il suo volto trasfigurato. E poi “ridiscendere” nella complessità della vita quotidiana rinfrancati e sostenuti dal Signore:
In Lui è la salvezza, la beatitudine, la luce, l’amore di Dio senza limiti. (Papa Francesco – Angelus, 17 marzo 2019)
Anche san Francesco, nella preghiera ritrovava il senso e la sorgente della santa gioia.
«Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore dei mali, tanto che correva il più presto possibile all’orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore» (2 Cel 125).
Fondamentale, anche l’aiuto e il sostegno reciproco, così come il confronto fraterno che ci si offre in convento. E così, è in Gesù e con Gesù, insieme ai fratelli, che cerchiamo di ripartire ogni giorno, per ritrovare il sorriso e la pace!
Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Che bello leggere questa gioia! Grazie della vostra testimonianza
La gioia è il primo dono del credente, perchè sapere di essere Amati, dona una gioia eterna