Mi è giunta una domanda da Leonardo, un ragazzo di 16 anni di Trieste: “ma i frati devono cambiare nome? E perché qualcuno vi aggiunge il nome di Maria?“. Ecco di seguito alcuni pensieri al riguardo che aiutano a conoscere sempre meglio la vita religiosa e consacrata francescana.
Oggi, festa del Battesimo del Signore, parliamo di “nomi”! Tutti noi abbiamo ricevuto un nome il giorno del nostro battesimo. Gesù stesso, il giorno della sua circoncisione, ricevette da Giuseppe il nome di “Gesù”, proprio come era stato chiamato dall’angelo (cfr. Lc 2,21).
Ci sono poi tanti altri “nomi”, nomignoli, soprannomi, che riceviamo durante la nostra vita… Anche nella tradizione della vita religiosa si riceveva un nome con la professione dei voti. Scopriamo che senso aveva e quale uso se ne fa oggi.
Nella tradizione giudaico-cristiana
Dare il nome a qualcuno o darsi un nome, non era e non è mai stato una cosa banale o casuale. Nella Bibbia significa esercitare una signoria, un mandato; è votarsi ad una missione o a un compito specifico cui il nome richiama.
- Dio cambia il nome ad Abram e lo chiama Abramo (Gn17,5); così Sarai, moglie di Abramo, la chiama Sara (Gn17,15) per dire che i due divenivano suoi consacrati e strumenti per realizzare il suo progetto di salvezza.
- Nei vangeli lo stesso Gesù dice all’apostolo Simone che il suo nome sarà d’ora innanzi Pietro (Cefa – roccia-pietra) e su di lui sarà così fondata la Chiesa (Mt 16,18-19).
- Ai bambini, il nome viene affidato nel rito del Battesimo, quando a pieno titolo essi diventano “figli di Dio” e membri della Comunità cristiana,
Nella tradizione della vita consacrata francescana:
La prassi di cambiare il nome per chi diventava frate non fu mai obbligatoria e prescritta dalle norme ( lo stesso san Francesco mantenne il proprio nome!), ma venne adottata nei secoli da molti religiosi che così volevano sottolineare in modo netto ed evidente il taglio con la vita precedente (da laico o altre forme di vita) e l’adesione radicale ad un nuovo e alternativo stato di vita, come è la consacrazione, in un totale affidamento e abbandono a Dio.
- L’esempio più eclatante del passato è S. Antonio di Padova che assunse tale nome solo quando, affascinato dalla testimonianza di alcuni frati uccisi in Marocco a causa del Vangelo, da giovane monaco agostinano qual’era decise di abbracciare la regola di san Francesco. Recatosi dai frati che stavano a Coimbra nella chiesetta di s. Antonio (abate) dos Olivais, dimise così l’abito bianco degli agostiniani indossando il rude sacco con corda ai fianchi e un cappuccio dei francescani; abbandonò il suo nome Fernando della nobile casata dei Buglione, per diventare semplicemente frate Antonio; lasciò per sempre la ricca e colta Abbazia di Santa Cruz e i suoi amati studi per avviarsi verso una nuova missione da evangelizzatore e missionario, prima in terra d’Africa e poi in Italia, Francia.. e su mille altre strade dove il Signore volle condurlo. Dunque un nuovo abito, una nuova missione, un nuovo ordine a cui appartenere, un nuovo nome, un cuore nuovo, un uomo nuovo in tutto…
- In tempi più recenti, penso a san Padre Pio, il cui vero nome era Francesco Forgione, oppure a san Padre Leopoldo al secolo Bogdan Ivan Mandić . Anche san Padre Massimiliano Kolbe era stato battezzato col nome di Raimondo.
Dal Concilio Vaticano II
Questa prassi di cambiare nome ebbe nei secoli davvero tanto successo e seguito fra i religiosi fino ad essere largamente diffusa almeno fino al Concilio Vaticano II quando anche la riflessione teologica aiutò i frati a comprendere meglio la propria consacrazione all’interno della prima e fondamentale chiamata e vocazione, quella battesimale, quella della santità che riguarda tutti i cristiani. Oggi pertanto, si preferisce ed è molto bello mantenere il nome ricevuto nel giorno del battesimo da cui scaturisce ogni chiamata e vocazione, compresa la consacrazione religiosa.
E il nome di Maria che più di qualche frate porta?
Anche in questo nostro tempo , se il nome non viene più cambiato preferendo mantenere quello ricevuto nel giorno del battesimo, più di qualche frate, al momento della Professione (quando si emettono i voti di catità, povertà e obbedienza) ama aggiungervi il nome di Maria, in segno di devozione alla santa Madre di Dio e di totale affidamento a Colei che è la Patrona dell’Ordine francescano.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org