Dal giovedì Santo alla domenica di Pasqua un numeroso gruppo di ragazzi e ragazze ha avuto la grazia di vivere insieme alla Comunità dei frati francescani del Santo di Padova i giorni intensi e forti del Triduo Pasquale.
Il gruppo è stato guidato e coordinato da frate Andrea ( studente in ebraico a Roma!!) e dal sottoscritto frate Alberto insieme a Suor Barbara, delle suore francescane elisabettine con le quali da qualche anno noi frati organizziamo questa esperienza.
Che dire di questi giorni? Davvero una grazia del Signore!!!!!
Insieme, abbiamo condiviso soprattutto la preghiera e i momenti liturgici sempre estremamente solenni e curati, ricchi di intensa spiritualità. Bellissimi i momenti fraterni di gioia e di semplicità francescana e di reciproco incontro; così come la condivisione della mensa e di tanti altri spazi solitamente riservati alla comunità dei frati che ci hanno accolto con grande disponibilità. Molto arricchenti le catechesi “itineranti”di P. Paolo attraverso l’arte e alcune opere straordinarie presenti in basilica che ci hanno bene introdotto ad ogni celebrazione liturgica facendocela gustare e comprendere. Intense e toccanti sono state le visite a “Casa S. Chiara” un hospice per malati terminali gestito con amore e cura dalle suore francescane elisabettine e alla Comunità S. Francesco di Monselice dove i frati si occupano di giovani tossicodipendenti, con gravi problemi di alcolismo, ludopatie ecc.. … Testimonianze queste, che definisco da “venerdì santo” perchè segnate di morte e di male, ma che pure annunciano la Pasqua, dicono la speranza, lasciano intravedere la forza della vita e la potenza del Signore Gesù Risorto e vivo in mezzo a noi!
Quanti spunti, suggestioni, provocazioni… difficili da dimenticare. Quanta commozione e viva partecipazione, da parte mia come di tutti, ad ogni momento di questi giorni così belli…
Un grazie vivissimo va certo ai Frati che ci hanno aperto la porta… ancora un grazie alle Suore, ma un grazie particolare va a S. Antonio e a S. Francesco, nostri fratelli e compagni davvero onnipresenti e “parlanti” in questi giorni.
Riporto di seguito l’omelia pronunciata, in basilica (alla messa solennissima e bella e semplice allo stesso tempo!) la domenica di Pasqua dal nostro Ministro Provinciale, Padre Giovanni Voltan. Potrà aiutare i giovani presenti al Triduo a fare memoria di quanto vissuto e anche rinnovare in tutti voi, miei cari lettori, la grazia ricevuto in questi giorni… e così annunciarla e dirla e testimoniarla a tutti!!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Ogni tanto, per sopravvivere, specie noi over 50, dobbiamo imparare una parola inglese nuova. Una delle più recenti che ho appreso, è fake news ovvero “notizie false”. Sembra sia diventata una moda che frutta molti soldini la fabbricazione mediatica di fake news che in gergo possiamo chiamare con il loro nome, bugie. Ad attivarle ci sono i motori della rabbia: parlare male di uno e dire cose mostruose che il malcapitato/a non ha fatto così che tutti s’indignano senza nemmeno documentarsi; oppure le fake news sono architettate apposta per fare degli scherzi inventando appunto delle ‘bufale’. Vince, insomma, chi la conta più grande la bufala, la bugia, che, come si dice, diventa “virale” in rete.
Anche noi rischiamo di cadere in queste trappole quando non sostiamo, non approfondiamo le cose, non scaviamo un fatto, sommersi come siamo da mille messaggini da lanciare o a cui rispondere: che tirannia, che stress (e pensare che mica ce l’ha prescritto il medico), che male che anche noi possiamo fare a una persona quando aderiamo a una fake news senza sapere!
Anche la news-la notizia di ogni domenica di risurrezione può sembrarci una fake news: troppo bella per essere vera oppure, per dare contro alla Chiesa, qualcosa d’inventato dai cristiani. E invece fake news non è! È la vera, documentata notizia che fa sobbalzare il cuore di lacrime di gioia (non lacrime mediatiche, ma quelle bagnate che solcano il viso). Del resto Gesù l’aveva detto più volte – “il Figlio dell’uomo verrà consegnato, sarà ucciso, ma il terzo giorno risorgerà” (cf. Vangelo) – e anche le Scritture antiche che si riferivano a lui l’avevano contemplato, anche se misteriosamente, da lontano. Ci sovvengono i canti del Servo di Javhè del profeta Isaia proclamati nei giorni scorsi:
“il mio servo avrà successo, vivrà per sempre dopo essere stato ingiustamente condannato, lui che portava i peccati di tutti”(cf. Isaia). Fra poco, poi, nel Credo noi affermeremo: “il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture”.
Ecco, fermiamoci un poco qui: se seguiamo il filo d’oro della Parola di Gesù, della Scrittura che la Chiesa, nostra madre, ci offre sempre con sapienza e generosità, noi scopriamo una Parola vera che non mente, una Parola bella che ci attrae, una Parola buona che ci conforta. Il nostro brano chiude così: “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti” (Gv 20,9).
Sì, la Parola è un cammino, tappa dopo tappa, verso Gesù; non capisci tutto all’inizio, devi metterti in viaggio. È lui questa Parola che ci raggiunge, ci rincuora: sarà così anche per i due viandanti di Emmaus (è il Vangelo di questa sera): “Stolti e lenti di cuore (-alle volte i rimproveri ci fanno bene: quelli di Gesù sempre-) a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti. (…) E cominciando da Mosè, e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (cf. Lc 24).
Non so se c’è in commercio, ma vorrei anch’io coniare qualcosa in inglese: da fake news a good news-buona notizia (e proprio questa è la traduzione della parola greca “euanghelio”: buona notizia). Con Gesù ogni news notizia è good-buona (tant’è che gli anglofoni, -con buon risultato onomatopeico- dicono: “God is good, good is God” – Dio è buono, il Bene è Dio).
Era proprio vero che egli sarebbe risorto da morte; e, very, very good news è che questa sua risurrezione riguarda anche me/te/noi: la mia vita unita alla sua non muore perché sin dal Battesimo ha dentro un seme d’immortalità che questa Pasqua ravviva. Questo seme, che contiene tutto, è Gesù morto-sepolto-risorto per me, Gesù che ha dato tutto se stesso per me, perché mi ama. Io non sono solo il mio peccato, le mie tenebre, i miei passi falsi…: con Gesù sono la possibilità di rinascere, di far spazio all’amore anziché all’egoismo, alla speranza al posto della disperazione, alla pazienza invece del tutto e subito per me.
Ha affermato papa Francesco:
“Che cosa significa che Gesù è risorto? Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte: significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che sono nel nostro cuore. Questo può farlo l’amore di Dio” (dal messaggio pasquale di papa Francesco, 31 marzo 2013).
Carissimi, lasciamoci allora così, con questa very, very good news-molto, molto buona notizia che sempre ci stupisce e commuove: Gesù è risorto, noi in lui risorgiamo perché la vita è più forte della morte, ma -più correttamente- l’amore -il suo amore!- è più forte della morte!
Grazie, Signore Gesù, che non hai voluto togliere dal tuo corpo risorto i segni della dura crocifissione, dell’amara passione perché ti sei innamorato di noi; perché ogni male fatto a te e a ogni creatura fatta a tua somiglianza, in te può essere vinto dalla grazia del tuo perdono ed essere trasformato in vita che riparte e fiorisce in sentieri di risurrezione.
fra Giovanni – info@vocazionefrancescana.org