Ecco una domanda che risuona nel cuore di tantissimi ragazzi/e che mi scrivono nonostante tutto porti a dire che essere cristiani non sia più una dimensione per giovani, né tanto meno che ancora qualcuno possa consacrarsi a Gesù come sacerdote e frate francescano; per non dire il diventare suora!
Dal Vangelo secondo Luca (9,51-62)
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
In realtà il Signore continua ancora a rivolgere il suo invito d’amore preferenziale a tanti giovani dal cuore puro e ardente e appassionato. Ancora vi è chi è disposto a partire, a giocarsi la vita, a mettersi per strada per Lui, buttando all’aria obiezioni e resistenze e la prigionia di ogni buon senso e prudenza.
Se dunque caro amico/a anche nel tuo cuore hai colto questo seme e piccola luce, non disperdere quanto è seminato in te, ma fidati e va, mettiti in cammino: il Signore sempre sarà con te, indicandoti la via!
Di seguito vi ripropongo il vangelo di domenica scorsa ( 26 giugno) con un bellissimo commento di Enzo Bianchi, che sono certo vi aiuterà. Ricordo poi a tutti il “corso vocazionale” in Assisi; approfittatene!
Vi benedico.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Come seguire il Signore Gesù, come camminare «sulle sue tracce» (cf. 1Pt 2,21)?
Il brano si apre con un’annotazione importante: «Gesù rese duro il suo volto per andare a Gerusalemme». Inizia qui la parte centrale del vangelo secondo Luca, quella in cui Gesù persegue il suo cammino verso la città santa con estrema risolutezza, raccogliendo tutte le sue forze per fare fronte alle difficoltà che lo attendono; egli sa infatti che «non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme» (Lc 13,33). E nonostante il suo desiderio di mostrare alla città santa la via della pace, prima della passione non gli resterà che il pianto su di essa, incapace di riconoscere chi la visitava per portarle la vita (cf. Lc 19,41-44)…
Gesù invia avanti a sé alcuni messaggeri incaricati di annunciare il suo passaggio ma questi, giunti in un villaggio samaritano, vengono respinti a causa di un’antica rivalità religiosa tra i giudei e gli stessi samaritani (cf. Gv 4,9). Non sempre Gesù è accolto con favore; quel che è certo, invece, è la sua volontà di non vendicarsi, di non reagire con la violenza allo sgarbo ricevuto. Ma questo non è l’atteggiamento spontaneo dei suoi discepoli che, rappresentati da Giacomo e Giovanni, gli impetuosi «figli del tuono» (Mc 3,17), vorrebbero far scendere un fuoco dal cielo su chi li ha respinti. Essi possono appellarsi a un precedente illustre: il profeta Elia aveva agito in questo modo contro i suoi avversari (cf. 2Re 1,10.12). Non così Gesù, che non vuole opporre ostilità a ostilità: egli vive radicalmente quell’amore per il nemico che insegna (cf. Lc 6,27-35), e così mostra a chi lo segue come non si debba mai cadere nella terribile logica della «reciprocità»… Il discepolo di Gesù Cristo è sempre e solo chiamato a fare il bene, anche nei confronti di chi lo osteggia!
Il primo individuo si propone dicendo, pieno di zelo: «Ti seguirò dovunque tu vada». Ma Gesù sembra scoraggiarlo, insistendo sulla sua condizione itinerante, caratterizzata dalla precarietà propria di chi pone come metro ultimo del suo agire solo il Regno di Dio: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Nessuna presunzione di sé in chi vuole seguire Gesù! Al secondo è Gesù stesso che indirizza la sua chiamata, ma si sente rispondere: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù però non ammette dilazioni e replica con una parola paradossale: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il Regno di Dio».
Ovvero, di fronte alla sua chiamata non c’è più tempo nemmeno per adempiere ai doveri di pietà famigliare (cf. Es 20,12; Tb 4,3): bisogna dare il primato a Gesù, qui e ora. Vi è infine un terzo che dice a Gesù: «Ti seguirò, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Elia aveva concesso questo a Eliseo (cf. 1Re 19,19-21), ma Gesù afferma: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio». La vita cristiana è questione di risolutezza e di perseveranza: risolutezza come necessaria mobilitazione delle energie per scegliere e perseguire lo scopo, perseveranza come fedeltà quotidiana fino alla morte. Dobbiamo essere ogni giorno «dimentichi di ciò che sta dietro e protesi verso ciò che sta davanti» (Fil 3,13), Gesù Cristo, che sempre ci precede nel cammino verso il Regno…