Nel Vangelo di ieri, Domenica 3 luglio, abbiamo letto la chiamata dei primi discepoli e il loro invio in missione. Come appare evidente: non ci si fa “da sé” discepoli di Gesù, ma da Lui si ricevono la missione e la grazia necessaria per compierla.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Si è mandati! Gesù offre al riguardo alcune indicazioni buone anche per il nostro discernimento:
- Ascolto: E’ necessario prima di tutto un atteggiamento di ascolto e disponibilità per ricevere da Lui la nostra missione/vocazione particolare e mettersi in cammino.
- Preghiera: L’ascolto si alimenta nella preghiera. E’ necessario dunque pregare sempre e senza sosta perchè la Sua volontà si manifesti nella nostra vita come in quella di tanti giovani ardenti e generosi: la messe, infatti, è molta e pochi sono gli operai!
- Libertà: Occorre essere trasparenti e liberi da ogni cosa superflua (beni, affetti, peccati..vizi..) perché si possa riconoscere, attraverso di noi, ovunque ci troviamo, prima di tutto la persona di Gesù.
- Fraternità: La missione come la vocazione, non sono mai solo un qualche cosa di personale e individuale. Sempre è un cammino di comunità, di Chiesa, di fraternità: inviati “a due a due”.
Questi richiami furono fondamentali anche per la ricerca del giovane san Francesco, fino a spingerlo a scelte di vita sempre più radicali e audaci. Di seguito ricordo brevemente cosa gli successe dopo aver udito questo testo evangelico. Che la stessa parola possa ancora provocare e ispirare anche ciascuno di voi, nel seguire con gioia il Signore Gesù sulle strade del mondo.

L’esperienza di san Francesco
Era l’anno 1208. Dal giorno in cui Francesco aveva cominciato a seguire il comando impartitogli dal crocifisso di San Damiano ( “Francesco, va e ripara la mia casa”) erano passati circa tre anni. In tutto questo tempo, oltre a restaurare chiese e servire i lebbrosi, aveva molto pregato, molto meditato sul Vangelo. Al cuore grande di quell’uomo inquieto non bastava però ciò che stava facendo e si chiedeva continuamente quale fosse la sua vera strada. Un giorno , nella chiesetta della Porziuncola, durante la messa sentì leggere il brano relativo alla missione di predicare affidata da Cristo agli apostoli. Il testo evangelico era quello di Lc 10,1-9: Gesù manda a due a due i discepoli ad annunziare il Regno, con mansuetudine di agnelli, senza provviste di viaggio, senza borsa, portando il saluto di pace, mangiando quello che sarà loro messo dinanzi, curando i malati… Finita la messa Francesco, si fece spiegare dal sacerdote quel Vangelo. Fu come lo spuntare di un giorno radioso dopo una lunga notte: «Di scatto, esultante di divino fervore, disse – Questo è ciò che voglio, questo è ciò che chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!» (cfr. Fonti Francescane 354-358; 261-274).
A Lui sempre la nostra Lode.
