Fra pochi giorni sarà la festa dell’Immacolata, da sempre venerata in modo speciale da noi francescani. Lo stesso san Francesco ebbe infatti una devozione profondissima alla Vergine Maria, trasmessa poi ai suoi figli spirituali!
A Maria invito a guardare anche ciascuno di voi, nel vostro cammino di discernimento; da lei infatti possiamo imparare alcuni atteggiamenti davvero utili per la nostra ricerca vocazionale.
La invochiamo come Madre nostra e prima Discepola del Signore Gesù.
Dal Vangelo di Luca (1, 39-56)
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore….

Maria, in questo brano evangelico, ci ricorda alcune caratteristiche del giovane in “ricerca vocazionale“:
Alzarsi: Lo slancio per risollevarsi dalle pigrizie, dai tentennamenti, liberandosi da paure e vincoli e catene (affettive, economiche, personali..ecc)
Andare: La disponibilità a mettersi in discussione e dunque in cammino, ad uscire dal guscio, per andare, facendo dei gesti concreti, dei passi di novità.
Incontrare: Accettare il dialogo e il confronto (per es con una guida spirituale e in un gruppo vocaz.) sulla propria chiamata e sul proprio percorso di ricerca.
Servire: La disponibilità a fare della propria vita un dono, mettendosi al servizio del Signore, e della Chiesa, a prendersi cura del prossimo, dei poveri.
Gioire: La necessità irrefrenabile di portare e trasmettere a tutti la Gioia per le meraviglie che il Signore sta operando, per la grazia della chiamata e della elezione.
Essere dimora di Dio: Il chiamato, è colui che fra gli uomini e con la propria vita è “portatore di Cristo”, suo testimone, sua casa, suo sposo, suo araldo e cavaliere.
Fidarsi: Fuggire con orrore dal pensiero che la Parola e la chiamata alla vita religiosa (sacerdotale, missionaria..) che il Signore ci rivolge, siano per “fregarci”. Maria invece ci invita ad ascoltare, credere, fidarci.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Grazie
Tutto vero ciò che scrive padre. Anch io sto seguendo un cammino di discernimento in quest anno di prova in una comunità nascente. E per ora appunto sono in ascolto. Nel mio cuore c è un forte desiderio di appartenere a Gesù e mi piace pregare ma spero che la vita consacrata sia anche altro oltre che preghiera ed ascolto. Sia sporcarsi le mani..oltre che x fare le facende quotidiane…a volte mi sembra di stare in ferie..una suora può lavorare come infermiera? Anche se ovviamente il ricavato andrà alla comunità. Preghi x me ed io x lei affinché il Signore… Leggi il resto »
La vocazione religiosa ( anche quella più contemplativa e ritirata) non è mai un estraniarsi dal mondo e dalla realtà, non è mai un disimpegno o un fuga, bensì un modo nuovo e alternativo di porsi di fronte alla vita, così come chiede il Vangelo ad ogni cristiano: nel mondo, ma non del mondo! Il consacrato dunque, può occuparsi di tutto ( in base anche allo specifico carisma); non c'è nulla dunque di cui non possa farsi carico e impegnarsi. Ogni sua attività dovrà però essere sempre segnata dalla logica radicale del Vangelo e da una viva tensione verso una… Leggi il resto »
Proprio vero! Grazie f. Alberto…
Proprio vero ! Grazie f. Alberto !
Tommaso