E’ da molto tempo che non mi faccio vivo direttamente sul nostro blog. Mi scuso di questa lunga assenza. In gran parte è dovuta al mio trasferimento a Parma (di cui vi aveva scritto fr. Alberto proprio nel giorno in cui è avvenuto) e a tutti i nuovi equilibri da maturare, a tutti gli impegni nuovi in cui entrare.
Ma non vi siete ancora liberati di me! Per quanto posso, pur altrove (e un po’ dispiace ad entrambi… vero, fr. Alberto?), continuo ad impegnarmi nell’animazione ed accompagnamento vocazionale, a rispondere alle mail (anche se con qualche ritardo…), e a collaborare al nostro Blog.
Qui a Parma, nella piccola casa che dà continuità alla storia ed eredità del grande e antico Convento di San Francesco del Prato, siamo tutti “nuovi” e nuovo è l’apostolato principale a cui ci stiamo dedicando: la pastorale universitaria. Su questi passi di novità spero di potervi scrivere qualcosa prossimamente (speriamo non fra tre mesi…).
Oggi approfitto di un bel intervento che fr. Julio, della mia comunità, ha pubblicato sul sito del nostro convento: www.fratidelprato.it… e lo rilancio qui per voi. Trovo che possa essere un’occasione per comprendere e gustare meglio quanto le radici spirituali francescane siano profonde nella storia: significative non solo per l’Ordine, ma anche per la Chiesa, la cultura, la teologia e l’arte. In questo caso a servizio del mistero, che tanto ci è stato e ci è caro, dell’Immacolata Concezione di Maria. Potrete leggervi non solo una bella catechesi sull’Immacolata, ma cogliere come la vocazione si radica e cresce nel terreno coltivato e arricchito dalle generazioni che la hanno preceduta, analogamente a come l’alba della incarnazione di Cristo è stata preceduta dall’aurora del venire al mondo di Maria, fin dal suo immacolato concepimento. Non mi dilungo oltre. Buona lettura!
E il Signore vi dia pace!
fra Francesco – francesco.ravaioli@gmail.com

Dal 29 novembre al 7 dicembre, nel nostro Oratorio di Strada Del Prato 4 (Parma), celebriamo la Novena dell’Immacolata, una delle devozioni più care ai figli di san Francesco. Infatti sin dagli inizi dell’Ordine i frati hanno mostrato una speciale devozione a Maria e particolarmente al mistero della sua pienezza di grazia, cioè della sua Concezione purissima, senza macchia di peccato, né originale né attuale: Immacolata!

San Francesco, ci dice il suo primo biografo, «circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà. A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che la lingua umana non potrebbe esprimere. Ma ciò che maggiormente riempi di gioia, la costituì Avvocata dell’Ordine e pose sotto le sue ali i figli, che egli stava per lasciare, perché vi trovassero calore e protezione sino alla fine» (FF 786). E addirittura pare che sia stato proprio lui il primo, che nella storia della devozione alla Vergine, sottolineasse la pienezza di grazia di Maria (cf. Lc 1,28…); infatti nella preghiera del Saluto alla Vergine la chiama: «eletta dal santissimo Padre celeste, che ti ha consacrata insieme con il santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito; tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene» (FF 259-260).
Poi, nei secoli, sono stati i francescani i più ardenti difensori e promotori di questo bellissimo privilegio mariano: la sua Immacolata Concezione. Fino ad arrivare al 1854 in cui il beato Pio IX proclamò che questa dottrina da sempre creduta per il popolo cristiano e difesa e promossa, in primis, dai Francescani era una verità di fede implicita nella Sacra Scrittura, e che ogni cattolico era tenuto a credere come divinamente rivelata. Basti ricordare, fra tanti, i nomi del beato Giovanni Duns Scoto, san Leonardo da Porto Maurizio e – così vicino a noi nel tempo – san Massimiliano M. Kolbe, nonché i Papi francescani conventuali Sisto IV e Sisto V. E’ pure una felice coincidenza che la Novena cominci il 29 novembre, Festa di Tutti i Santi Francescani, in ricordo del 29 novembre 1223 in cui Papa Onorio III approvò la Regola dei Frati Minori e addirittura, ad Assisi, nella Basilica dove sono custodite le spoglie mortali del Serafico Padre, si custodisce anche la bolla papale di approvazione della Regola e lo scrigno in cui furono deposti i voti della consulta ai vescovi di tutto il mondo richiesti dal beato Papa Pio IX sull’opportunità del dogma. Donando questo scrigno così emblematico il Papa volle riconoscere il contributo dei Francescani alla gloria di Maria Immacolata.
Vivere la Novena nel nostro Oratorio diventa una esperienza particolare; infatti la decorazione offre una bella catechesi su questo grande Mistero. Guardando il presbiterio, osserviamo la pala dell’altare (copia mediocre di quella di Girolamo Bedoli Mazzola, della prima metà del ‘500, oggi nella Galleria Nazionale) tra i pennacchi affrescati da Michelangelo Anselmi e Francesco Rondani. “Leggendo” l’insieme iconografico da sinistra a destra, incontriamo prima il pennacchio che ritrae l’abbraccio di Gioacchino e Anna, che hanno ricevuto l’annunzio della nascita di Maria; al centro la pala che ritrae l’Immacolata, che in senso ascendente porta a un tondo affrescato della Madonna col Bambino, a indicarci, come amava dire san Massimiliano, “Immacolata perché Madre di Dio”; alla destra il pennacchio che presenta la nascita di Maria.
Se siamo attenti alla pala ci accorgiamo che ci offre un vero trattato di storia della salvezza. Infatti, il dipinto, assolutamente allegorico, ci presenta in primo piano un personaggio enigmatico che potrebbe essere il tempo, o il pedagogo che, seduto sul pavimento, ci indica una moltitudine di gente di ogni ceto e classe sociale che si avviano verso l’orizzonte della storia; tutti però devono passare, forse senza accorgersi, sotto un arco immaginario che formano le braccia allungate di due statue raffiguranti Adamo ed Eva: ella offre il frutto, egli lo accoglie. Rappresentati come statue, passano inosservate come parte del paesaggio, quindi non avvertiti dagli uomini. Così il peccato originale dal quale Maria è stata preservata nella sua Concezione. Entriamo al mondo con questo marchio ereditato dalla disobbedienza dei progenitori del genere umano senza averne consapevolezza.

Più avanti nel percorso si scorge un’altra statua, che raffigura Mosè, su una fontana. Dio consegnò a Mosè la Legge della vita, scritta su tavole di pietra. Come non si accorgono del peccato, rappresentato dalle statue di Adamo ed Eva, così la maggior parte degli uomini non si accorgono di avere questa Legge che rende liberi, rappresentata da Mosè, scritta nel cuore; tantomeno riescono a pensare che questi Comandamenti siano sorgente di vita come l’acqua che sgorga dalla fonte. Ma qualcuno se ne accorge e vi si abbevera.
Dietro Mosè si erge un albero che ci ricorda non solo il primo peccato, ma soprattutto la promessa di redenzione: «Io porrò inimicizia fra te e la donna… la sua discendenza di schiaccerà il capo» (cf Gn 3,14) e, in modo particolare l’albero della Croce a cui stato appesa la Salvezza del Mondo, Gesù Cristo nostro Redentore. In virtù dei meriti della Croce di Gesù, Maria fu redenta preventivamente da tutta l’eternità e piena di grazia e bellezza si alza maestosa sull’albero, come frutto scelto e primizia della Redenzione, al di sopra del peccato, vestita in abiti regali, gravida di Dio: sul suo ventre si osserva il sole che illumina, circondato di stelle. Avvolta di luce emerge tra le nube nere della storia come aurora che annunzia il sorgere del Sole di giustizia che non conosce tramonto. Ella, vincitrice dal peccato, per i meriti del Suo Figlio, riceve da due angeli la palma della vittoria e la corona della gloria che ci rammentano la Donna vestita di Sole e incoronata da dodici stelle, minacciata dal drago infernale, ma vittoriosa su di lui. Maria viene rappresenta nella sommità del quadro come a indicare che in Lei si ha realizzato pienamente il sogno di Dio, che in Cristo «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (cf Ef 1,3ss). L’Immacolata è il capolavoro dell’amore misericordioso di Dio che, come dice Bernanos, «la rende più giovane del peccato, più giovane della razza umana dalla quale discende e benché Madre in virtù della grazia, Madre delle grazie, figlia cadetta del genere umano».
Quest’opera possiamo ritenerla una espressione visibile del mistero della storia della salvezza. Alcuni teologi (e san Massimiliano tra questi) vedono l’Immacolata come il “filo rosso” che unisce e dà senso alla storia della salvezza, dalla Genesi (capitolo 3) all’Apocalisse (capitolo 12): cioè la lotta del bene contro il male, della luce contro le tenebre, della vita contro la morte, in cui il Vincitore assoluto è Gesù Cristo che «nella pienezza dei tempi, nacque da donna, nacque da Maria, l’Immacolata».
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fr. Julio Garcia – info@vocazionefrancescana.org
Ottima la descrizione e l' approfondimento sul mistero dell' Immacolata Concezione di Maria di fr. Julio Garcia.