Come sapete, lo scorso 4 ottobre – mentre i nostri confratelli di Assisi accoglievano Papa Francesco – noi a Padova potevamo celebrare la gioia della festa di san Francesco con la Professione solenne di due giovani fratelli.
Fra’ Nicola e fra’ Tommaso, al termine del loro percorso di formazione e discernimento, hanno confermato per tutto il tempo della loro vita la professione dei voti di castità povertà e obbedienza, accogliendo il dono della consacrazione religiosa in modo definitivo.
Personalmente ho vissuto questa celebrazione in un modo particolare. Pur avendo partecipato alla professione di diversi confratelli, questa volta mi sono sentito coinvolto in modo diverso. Questi due fratelli infatti mi avevano chiesto di essere uno dei due testimoni della loro professione. L’altro testimone, fr. Antonio Ramina, era stato finora il responsabile della loro formazione negli anni dei voti temporanei, come maestro presso il Convento padovano Sant’Antonio Dottore.
A me invece era capitato di conoscere soprattutto Tommaso tanto tempo fa quando io stesso ero un postulante appena entrato in convento. Sette/otto anni più tardi ci siamo trovati in convento insieme a Brescia, lui come postulante e io come vice-rettore. Lì ho avuto il privilegio di essere uno dei frati che ha accompagnato i primi passi verso la vita religiosa di Nicola e Tommaso e ora… di “testimoniare” della avvenuta loro scelta definitiva. Non solo una grande emozione! Ma anche e soprattutto l’occasione per toccare con mano la capacità del Signore di trasformare le nostre vicende in storia di salvezza!

Il rito della professione si svolge di norma nella S. Messa, per lo più dopo l’omelia. Nel momento centrale del rito il candidato si mette in ginocchio davanti al Ministro provinciale (o generale), pone le proprie mani nelle mani del frate Ministro, e pronuncia la formula di professione, scritta di proprio pugno e firmata. Questa modalità è stata tratta probabilmente dal rituale cavalleresco di vassallaggio, che Francesco d’Assisi – grande amante degli ideali e del mondo della cavalleria cortese del Medioevo – trovava espressivo del legame di amore, devozione e lealtà che viene a legare il nuovo frate a Cristo e alla sua nuova fraternità.

Durante questo momento si avvicinano al professando altri due frati già professi solenni, che fanno da testimoni. Esattamente come ai matrimoni. Due persone sono incaricate per testimoniare e certificare che il fatto è veramente accaduto, conforme alle intenzioni della Chiesa e al rito romano-serafico.
Al termine della liturgia il Ministro provinciale e i due testimoni firmano il Libro delle professioni, dove è riportato un semplice “verbale” della avvenuta professione solenne. Ad esso vengono allegate le formule di professione manoscritte dai neo professi. Il tutto molto simile a quanto avviene nei matrimoni. Ciò che ho dovuto fare è una cosa molto semplice, quasi banale: mettere la mia parola e la mia firma per certificare che Nicola e Tommaso questo passo lo hanno compiuto per davvero.
Però effettivamente dal punto di visto soggettivo – del cuore – è stato un momento carico di significati. Come mi disse una volta il mio padre spirituale, un sacramento o una celebrazione non ha effetti solo su coloro che ne sono i protagonisti principali, ma i suoi benefici si riversano su tutti i presenti (e – in qualche modo – su tutta la Chiesa, nella forza della comunione dei santi) lasciando a ciascuno un dono particolare. Basta saperlo accogliere.A fr. Nicola e fr. Tommaso auguriamo di poter (continuare a) percorrere una via di autentica santità! E per questo preghiamo!
A tutti voi, cari amici, di poter sperimentare che il Signore vi sta (già) guidando su vie di salvezza! Lasciarsi portare: ovvero seguire… questo è il segreto. Lasciare che sia il Maestro a fare la strada. Fraternamente: pace e bene!
fra Francesco – info@vocazionefrancescana.org
Grazie. Non so se farò quello che mi ha detto ma la ringrazio per le sue preghiere e per "pensare" alla mia serenità. Spero non perduta del tutto. Pace e bene.
anche a me, partecipare ad un'ordinazione sacerdotale ormai parecchi anni fa, ha creato un grande "sconvolgimento" che però, purtroppo, non sono stato capace di mettere a frutto a modo…per mille motivi contingenti ma soprattutto, perché non mi voglio auto assolvere, perché non sono una persona abbastanza coraggiosa…ed ora mi pare davvero troppo tardi. Anche se l'aver scoperto questo blog non mi lascia ancora quieto…l'età però avanza inesorabile. Pregate per me fratelli miei. Grazie.
Caro Alberto,volentieri ti ricordo e ti ricordiamo nella preghiera! Nello stesso tempo cerca di non lasciare sempre alle paure lo spazi per prevalere. Anch'esse sono utili: per valutare e ponderare le scelte. Ma dobbiamo gestire le paure e non lasciarci gestire dalla loro forza. A questo serve il coraggio: affrontare una situazione dopo aver "sentito" che di essa fa parte anche l'ingrediente "rischio".Le paure hanno la funzione di renderci più prudenti e attenti, non di paralizzarci del tutto.Dopo questo predicozzo – scusa! – ti invito semplicemente, se vuoi, a scrivermi/ci una mail personale (fra.alberto@davide.it; francesco.ravaioli@gmail.com) o a confrontarti direttamente con… Leggi il resto »
è proprio vero, aveva ragione il tuo padre spirituale, un sacramento o una celebrazione non ha effetti solo su coloro che ne sono i protagonisti principali, ma i suoi benefici si riversano su tutti i presenti (e – in qualche modo – su tutta la Chiesa, nella forza della comunione dei santi) lasciando a ciascuno un dono particolare. Basta saperlo accogliere.
Già!
Me lo diceva una volta che condividevo con lui gli effetti (inaspettati e positivi) che aveva avuto in me la partecipazione all'ordinazione sacerdotale di alcuni confratelli.
Poi ho potuto constatare più volte la verità di quelle parole: anche ai matrimoni!