Il 31 ottobre, vigilia della festa di Ognissanti, la nostra Provincia religiosa ha vissuto una grande gioia: fra Andrea è diventato diacono!
Diacono? Cosa vuol dire? Non tutti sanno forse che prima di essere ordinati presbiteri (e quindi poter celebrare la Messa, confessare, ecc.), si viene ordinati diaconi. Il diaconato è un servizio nato nella Chiesa dei primi secoli in base all’esigenza della prima comunità cristiana di prendersi cura delle vedove che venivano trascurate. Ecco quindi che il diacono nasce per il servizio alla comunità, ai più deboli. Poi nel tempo si è unito al servizio l’annuncio del Vangelo, la distribuzione dell’Eucaristia (soprattutto ai malati), perché la Parola annunciata e proclamata possa essere vissuta nel concreto della vita attraverso gesti che ne dessero sostanza fattiva. Ovviamente questo vale per tutti i cristiani, ma in modo più marcato appartiene ai diaconi con un incarico ufficiale nella Chiesa.
Basterebbe questo sul diaconato, ma da francescano non posso tacere una cosa che non tutti sanno: anche il nostro amato san Francesco era diacono! Di lui infatti si racconta che la notte di Natale, a Greccio, ha cantato solennemente il Vangelo e che proprio l’amore di Francesco per Gesù che si è fatto piccolo fino a lavare i piedi ai discepoli, lo ha probabilmente attirato nel mettersi a servizio del prossimo anche attraverso il ministero del diacono.
Ascoltiamo quindi volentieri la testimonianza di fra Andrea che da poco tempo è diacono e vive questo servizio nella nostra parrocchia di Milano dedicata a Maria Immacolata e a sant’Antonio.
fra Damiano – fradamiano@vocazionefrancescana.org

Poco più di un mese fa ho vissuto la mia ordinazione diaconale. È stato un momento di grazia profonda, uno di quei passaggi in cui si avverte con forza che la vita non è più solo “mia”, ma affidata, consegnata, offerta. Nei giorni precedenti mi sono spesso chiesto quale potrebbe essere, per me, il senso di questo nuovo modo di essere nella Chiesa. La liturgia stessa, nella sua sapienza antica, offre sicuramente una preziosa chiave di interpretazione. Come ricordano anche alcuni passaggi posti tra le norme generali del Messale Romano, il diacono è colui che vive dentro la celebrazione eucaristica un “ministero di soglia”: è ponte tra l’altare e l’assemblea, tra la Parola proclamata e la vita quotidiana, tra il servizio reso a Dio e quello reso agli uomini. Non è un sacerdote “a metà strada”, ma un segno concreto del Cristo servo, che nel cuore della liturgia ricorda a tutta la comunità che ogni atto di culto autentico si compie solo nell’amore e nel servizio.
Ma se dovessi spiegare tutto questo con parole più semplici – come mi è capitato di fare con un mio piccolo amico di dieci anni – direi così: l’ordinazione diaconale è per me, prima di tutto, un dono. Un regalo ulteriore dopo quello della consacrazione religiosa perpetua vissuta poco più di un anno fa. Con la professione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza infatti, mi è stata offerta la possibilità di vivere come viveva Gesù – imitandone lo stile, la libertà, la fiducia. Ora, con il diaconato e l’accoglienza dento il ministero ordinato, vengo invitato a fare quello che faceva Gesù, guardando al suo agire concreto: Lui che lavava i piedi ai discepoli, che annunciava il Vangelo, che serviva i poveri, che pregava e offriva se stesso al Padre. Accanto a un “vivere come”, si aggiunge dunque per me un “fare come”. E questo non è solo un compito, ma anche un lasciarsi fare, un lasciarsi vivere da quel Signore che desidero seguire. Il diaconato credo sia, in fondo, un modo attraverso cui Dio mi coinvolge e mi interpella, chiedendomi di fidarmi di Lui, di lasciarmi toccare e trasformare, di modellare la mia esistenza sulla forma del Figlio. So bene che questo cammino non sarà mai compiuto una volta per tutte. Ci vorrà una conversione continua, umile e paziente. Ma è proprio questo il bello della fede: non si tratta di somigliare a Gesù come a un modello da copiare, ma di lasciarsi plasmare da Lui come creta nelle mani del Vasaio.

Se dovessi riassumere ulteriormente, direi che il diaconato è la posizione da cui posso servire allo stesso tempo Dio e l’uomo. Il servizio a Dio si vede con chiarezza nell’assistenza all’altare – e il mio piccolo amico direbbe che sarò “un chierichetto con i poteri speciali”! – ma anche il servizio all’uomo nasce proprio da lì, da ciò che accade durante la Messa. Il diacono proclama il Vangelo, invita allo scambio della pace, congeda l’assemblea: gesti semplici, ma carichi di senso. In quei momenti, la comunità si muove: si alza per ascoltare la Parola, si guarda negli occhi per donarsi la pace, si apre alla vita tornando al mondo con la missione di testimoniare ciò che ha celebrato. Ecco allora il cuore del mio desiderio: essere, nella Chiesa, segno di un movimento che parte da Dio e ritorna a Lui, passando per la carne viva degli uomini. Servire l’altare e servire la vita, servire Cristo e servire i fratelli: è la stessa cosa, perché è lo stesso Amore che si fa gesto, voce, presenza.
Alla luce di tale importantissimo e profondo ministero che oggi sto imparando a vivere e gustare, vi chiedo pertanto un ricordo nella preghiera, perché questo dono e questo impegno possano trovare sempre più spazio nella mia vita. Che io possa diventare trasparenza di Colui che mi ha chiamato – come chiama ciascuno di noi fin dal battesimo – a conformarmi al Figlio, imparando da Lui a vivere, pensare e agire “da servo”. Un servo che non ha paura di mettersi in ginocchio, per amore di Dio e dei fratelli.
fra Andrea – info@vocazionefrancescana.org
















