Fra Alberto, uno dei nostri giovani frati francescani è pronto a partire per la nostra missione del Cile! In questa condivisione ci racconta come sta vivendo questi giorni di preparazione a questa partenza importante.
Mi sono reso conto di come il mese di ottobre sia stato per me ricco di tappe importanti, a tal punto da essere definito da parte di qualcuno come il “mese albertiano”.
Il mese è iniziato, infatti, con il 3 ottobre, data in cui ho professato i voti perpetui (la celebrazione in cui noi frati confermiamo la scelta per tutta la vita). È stato un momento preparato grazie alla fedeltà di Dio che si è resa presente anche attraverso tante persone che mi hanno guidato durante gli anni della formazione e mi hanno accolto e rilanciato affinché potessi far emergere la parte più bella di me.
Dio, infatti, mi ama con ciò che è parte di me, per quanto alle volte doloroso, è sacramento della sua presenza. Ho preso, quindi, una scelta da adulto, dove nessuno ha potuto scegliere al mio posto, nemmeno il Signore, infatti, proprio in quel momento mi sono sentito dire «Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro» e da davanti a me mi si è posto dietro vigile ma lasciandomi la responsabilità e liberta di scegliere da protagonista.
Ecco, mi sono trovato davanti all’ignoto dove lanciarmi da solo, non nel senso di abbandonato, quanto piuttosto, sotto lo sguardo amorevole di Dio e di una comunità di fratelli che pregava per me in attesa, con un silenzio sospeso, della mia scelta. Interessante è stato prendere consapevolezza di come quel giorno, sia stato un punto di non derivabilità della mia storia: impegnarmi a vivere il per sempre in un solo giorno, scegliere l’infinito nel finito, non è spiegabile, non è calcolabile.
La scelta presa è stata più grande delle mie possibilità umane ma ho sperimentato anche come i giorni successivi alla professione fossero identici ai giorni precedenti e ho preso consapevolezza della bellezza di continuare a vivere il mio quotidiano, oggi.

Altro aspetto significativo ha riguardato il fatto che la professione perpetua si sia trovata in mezzo ad un corso formativo per la missione, il C.U.M. a Verona, dove ho vissuto il sentirmi parte di una Chiesa che è missionaria per sua natura, nelle scelte di vita di ognuno. Fuori da questo contesto, avevo percepito la fatica di essere il frate missionario e l’essere visto come qualcosa di speciale e fuori del “normale”, quasi messo su un piedistallo per essere osservato, come se la missione di chi parte fosse più speciale di chi rimane e questo non lo credo.
Credo piuttosto nell’importanza di vivere nel luogo dove sarò, con impegno e dedizione, per amore. Ho conosciuto, infatti, laici singoli, sposati e sacerdoti Fidei Donum, che hanno espresso il desiderio di stare uno o tre anni in un altro continente e consacrati religiosi pronti a partire senza una data di rientro. Il mio stare lì per cinque settimane, mi ha permesso di relativizzare, nel senso buono, il mio essere missionario, mi sono sentito, di fatto, parte di una Chiesa che invia missionari ad Gentes, dove il mio valore è speciale per la sua unicità ma al pari di chiunque si spenda per il Regno di Dio.
Al termine del corso è iniziato il periodo degli “invii missionari” (cioè delle veglie di preghiera dove si accompagnano i nuovi missionari che stanno per partire) dove, per quanto è strano essere stato inviato per la missione per tre volte, ho provato ad assaporare l’importanza dei tre momenti.
Il primo invio è avvenuto al termine della formazione missionaria, momento in cui sono stato inviato con altre persone dopo un cammino che ci ha riunito da varie parti dell’Italia e ci ha permesso di scoprire la bellezza di ogni scelta missionaria. Il secondo invio ha avuto luogo all’interno della veglia missionaria nel duomo di Padova, dove è stato il vescovo stesso ad inviarmi. Qui ho sentito l’importanza di aver ricevuto l’invio da parte di un vescovo e per quello che rappresenta per la Chiesa: è esattamente il discendente diretto degli apostoli, secondo la successione apostolica; così mi sono sentito parte di un progetto che va oltre l’oggi.
Infine, il terzo invio si è realizzato il 28 ottobre durante la veglia missionaria provinciale, dove ho sentito la bellezza di essere un frate tra i frati e un missionario tra i missionari, con la certezza che, coloro che vivono la loro missione in Italia, avrebbero pregato per me durante il servizio che mi è stato affidato oltre l’oceano e oltre le Ande. Ora sono pronto a iniziare davvero questa nuova avventura.
Che il Signore ci permetta sempre, ovunque noi siamo, di portare il suo regno nel mondo, che ovunque ne ha tanto bisogno!
fr. Alberto Gerardo Lacovara – info@vocazionefrancescana.org















