Oggi ci godiamo la testimonianza di Martino, 28 anni, di Bergamo, che ha partecipato quest’anno (2022-2023) al gruppo vocazionale Porziuncola, con noi frati e suore francescani.
Partecipare ad un gruppo vocazionale è un’esperienza che può cambiare in maniera significativa le nostre giornate, la nostra fede, il nostro legame con il Signore, e di conseguenza il nostro percorso vocazionale.
Noi lo consigliamo sempre a tutti i giovani! E per questo proponiamo due diversi percorsi:
- il gruppo Porziuncola, aperto a maschi e femmine: un gruppo vocazionale a 360°, aperto ad esplorare tutte le possibili vocazioni nella Chiesa (matrimoniale, presbiterale, consacrata, missionaria, ecc…), e a cercare di imparare alcuni strumenti fondamentali del discernimento vocazionale in genere (a questo link trovi tutte le informazioni);
- il gruppo San Damiano, per i giovani (maschi) che si interrogano in maniera specifica sulla vocazione di noi frati francescani: ci si mette in ascolto e in cammino riguardo la vita di noi frati, per un discernimento ad hoc sulla chiamata alla nostra vita consacrata (a questo link trovi tutte le informazioni).
E proprio per queste ragioni anche i giovani che hanno partecipato ai nostri corsi durante l’anno appena concluso (2022-2023) hanno espresso un grande senso di gratitudine e stupore di fronte alle meraviglie che il Signore ha donato alle loro vite.
Fra questi, ascoltiamo oggi la testimonianza di Martino, un giovane di Bergamo che ha partecipato quest’anno al gruppo Porziuncola.
Che le sue parole, così concrete e piene di gratitudine, possano essere di sprono anche a tutti voi giovani in cammino: contattateci prima possibile, e scommettete un po’ del vostro tempo su questa esperienza. Non ve ne pentirete!
Ancora un buon cammino a tutti.
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org

Diversi pensieri si affollano e come giovani amici si lasciano rincorrere mentre provo a rivivere interiormente gli ultimi mesi del corso Porziuncola.
Innanzitutto, sovvengono alla mente i compagni di cammino che ho potuto conoscere e con cui ho percorso uno snodo della via. Oltre ad aver scoperto una bella dimensione di fraternità e di condivisione, sono grato per aver incontrato delle persone luminose e per aver stretto delle amicizie, dei legami significativi, umanamente rinvigorenti, corroboranti.
La dimensione comunitaria mi ha accompagnato durante questo periodo e mi ha permesso, mese dopo mese, di ritrovarmi, di centrarmi, di respirare la mia fede e di abitarla con calore, in profondità. Il sentirmi accanto accompagnato da altre anime in ricerca ha nutrito inoltre in me il desiderio di proseguire con fiducia ad approfondire quel nuovo gusto interiore che già sentivo all’inizio del corso.
Se è soprattutto l’altrui esempio nella ricerca della Santità che è in grado di richiamare e ispirare le nostre anime (e ogni biografia e agiografia di un Santo è forse volta a questo nel suo senso ultimo), conoscere e condividere le testimonianze dei nostri ospiti mi è sembrato il modo migliore per comprendere come la vocazione di ognuno, nel suo maturare, si fortifichi nella prova, negli imprevisti, negli impensati e in circostanze soltanto apparentemente più quotidiane.
Oggi sono felice perché gli ultimi mesi mi hanno instaurato su un percorso di preghiera sincero e per ora costante. Soprattutto dopo alcune vicissitudini potenzialmente stressanti – rivedendole in relazione ai nostri “esempi”, alle incrinature, alle inquietudini e alle incertezze che hanno incontrato sulla loro strada i nostri testimoni e le nostre guide di riferimento, id est San Francesco in cammino verso la Chiesa di San Damiano, Sant’Antonio di Padova mentre viveva nel più completo anonimato in Italia, Elisabetta Vendramini mentre cercava di comprendere come aiutare gli orfani di Padova ecc. – ho compreso che il discernimento non è una questione astratta, bensì qualcosa che nasce dalle provocazioni della vita particolare in cui siamo stati chiamati ad essere e in cui Dio ci ha suscitato.
Questa intuizione, chiara e distinta, è riuscita diverse volte a donarmi serenità. Il sentirmi accompagnato non si è così limitato al già prezioso percepirmi in ricerca assieme ad altre anime amiche, ma ha trovato un senso ulteriore nel riconoscere la vicinanza del Signore in alcuni momenti dove la Sua presenza e la Sua azione rimanevano velate e apparentemente straniere: “Nel tuo buio necessarissimo di fede ripeti «Credo» […] è questa la bella luce che ha l’oscura fede” (E. Vendramini).

Un altro aspetto dinamico e di accrescimento personale è stato, per me, l’incontro con il carisma francescano, presentato, offerto e incarnato con spontaneità dai nostri mentori e anfitrioni di Casa Santa Sofia e del Convento del Santo – ad captandam benevolentiam :D.
Leggendo in ordine sparso gli scritti di San Francesco e le Fonti Francescane, mi ha colpito, durante questi mesi, l’espressione contenuta nelle Lodi di Dio altissimo: “Tu sei umiltà”. Questa espressione mi ha fatto rendere conto che si può temere o riverire qualcuno, ma non si può amare o sentire vicino e vero chi, infine, non si fa piccolo, aperto, vulnerabile come anche Gesù si è reso spogliandosi della Sua Divinità nella kenosis, nel suo “abbassamento” (Filippesi 2,7, “Ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini”).
Ed è proprio questa dimensione molto diretta di accoglienza, benevolente ed assieme schietta nei confronti degli altri e della fede (che ho ritrovato particolarmente presente nel carisma francescano), ad essermi rimasta impressa durante il corso. Perché è proprio quando lasciamo cadere alcune sovrastrutture e alcune facili manie di identificazione (alcune narrative o storie che amiamo raccontare e soprattutto raccontarci) che possiamo iniziare a scrutarci e apprezzarci per quello che realmente siamo, in piccolezza, nel momento presente e possiamo aprirci all’Altro da noi. Soltanto mantenendoci in questa semplicità interiore, in questa “sincerità” e “umiltà”, in questa “realtà”, possiamo amare ed essere amati: con i nostri limiti e le nostre incertezze.
Durante questi mesi il mio sforzo è stato rivolto proprio a lavorare, ad affinare questa sensibilità per una semplicità interiore: per poterne sviluppare il gusto e l’attesa. Mi sembra che soltanto in questo “spogliamento” si possa realmente e autenticamente pregare, ed inizio a vedere che potrebbe essere un pensiero e un desiderio quello di trattenermi ancora per qualche tempo in questo stato di ascolto durante i prossimi mesi.
E dunque, per avviarmi alla conclusione, che conseguenze traggo in questa giornata in cui il Porziuncola si avvia a volgere al termine? Per iniziare, la volontà di proseguire seriamente su un percorso spirituale, in secondo luogo sento la necessità di agire, di potermi rendere azione e così svolgere un servizio positivo per gli altri, nel mondo. In terzo luogo, mi propongo di rimanere aperto e in ascolto delle diverse “provocazioni concrete” della vita, grato per i doni che il Signore mi ha fatto in questi mesi e ancora in ricerca: per mantenere un approccio di sincerità e fiducia, consapevole che “nell’amore non c’è timore” (1Gv).
Martino, 28 anni, Bergamo – info@vocazionefrancescana.org
