Come dicevo nello scorso intervento, stiamo cercando di concentrare la nostra attenzione sulla preghiera, letta attraverso l’esperienza di Francesco d’Assisi. Proprio guardando al suo vissuto infatti eravamo giunti a definire la preghiera in termini di relazione tra due persone, di itinerario e di atteggiamento discepolare nei confronti del Signore Gesù che ci raggiunge proprio lì dove siamo, nella nostra condizione fatta di capacità e limiti, talenti e fragilità.
Ripartiamo dunque da qui, andando a leggere stavolta non tanto quello che i biografi ci raccontano della preghiera di san Francesco, quanto piuttosto le preghiere che lui recitava, stando ai testi che egli stesso ha lasciato. Nel fare tale operazione ci soffermeremo, oggi e nei prossimi articoli, su vari testi cercando di rimanere fedeli ala cronologia della stesura delle preghiere stesse, al fine di provare a cogliere anche lo sviluppo complessivo dell’esperienza spirituale del santo di Assisi alla luce del suo dialogo personale con Dio.
Nel suo testamento, dettato pochi giorni prima di morire, Francesco, riassumendo e ricordando la sua vita, scrive così in un passaggio iniziale nel quale ricorda la sua conversione:
«il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo».
Siamo davvero all’inizio dell’esperienza del Poverello, appena dopo l’incontro con i lebbrosi e l’accendersi dei “sensi spirituali” («allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo», sempre dal Testamento). Si tratta dunque di un testo breve, “primitivo” – citato anche altrove nelle Fonti Francescane – e che tutt’oggi noi frati usiamo ancora per introdurre la Liturgia delle Ore (Lodi, Vespri, etc.).
Evidenziamone un primo elemento: Francesco è consapevole che la fede nelle chiese, da cui poi scaturisce la sua preghiera è dono del Signore. Lo ripetiamo: è Dio che prende l’iniziativa, che rivolge all’uomo il suo sguardo, i suoi doni, la sua salvezza. In definitiva è Dio che per primo interpella l’altro, la creatura, rivelandosi.
E nel nostro breve brano notiamo che il Signore si rivela al santo assisano, per così dire, dentro le “chiese”. Attenzione, il Poverello non parla della fede nella Chiesa (con la C maiuscola) ma nelle chiese! Egli intende allora gli edifici veri e propri, i luoghi in cui la comunità cristiana da sempre si raduna e celebra il suo Dio, rivolgendogli preghiere.
Franceso, come al solito, è molto concreto: è solo nelle chiese, negli edifici di culto, che si può incontrare il Cristo, perché lo si riceve nei sacramenti, perché è invocato dalla assemblea dei fedeli, perché lo si ascolta nella Parola proclamata nella liturgia.
Un ultimo aspetto che questa preghiera di san Francesco ci aiuta ad osservare è la sua abitudine ad amplificare i testi liturgici e della Sacra Scrittura. Vi sarete senz’altro accorti che in effetti in quelle due righe echeggia l’antifona che siamo solitamente abituati a recitare nei venerdì di quaresima: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Il Poverello fa così sua la preghiera della Tradizione, rielaborandola e rendendola pienamente capace di esprimere il proprio sentire davanti a Dio. Francesco fa tesoro di quanto prega la Chiesa e ne fa preghiera personale!
Concludendo, credo che lo stupore suscitato in noi dall’esperienza di preghiera di san Francesco d’Assisi debba aiutarci a rileggere alla nostra personale esperienza di preghiera, per non rimanere una somma di sterili considerazioni circa un testo letterario. Con misericordia e con verità potremmo allora fare un primo “esame” della nostra preghiera, per portare semplicemente a galla lo “stato di fatto”, quello che c’è:
- Sono consapevole dell’iniziativa di Dio nella mia storia, nel dialogo con lui?
- Quali sono i luoghi in cui prego?
- Cosa dico nella preghiera, quali parole uso?
- Quando prego, quale tempo scelgo per pregare?
Alcune domande, molto semplici, ma che sono convinto possano aiutarci a riconoscere in noi un rinnovato ed autentico “bisogno” di pregare, una necessità, un desiderio che, se espresso a Dio, diventa già esso stesso preghiera.
fra Andrea Bosisio – info@vocazionefrancescana.org
[…] (Articulo libremente extraído del Blog Vocación Franciscana) […]