Avevo già il biglietto dell’aereo pronto per la GMG2023 di Lisbona, partenza da Bergamo e arrivo a Madrid: due ore, poi 15 minuti in metropolitana fino al convento dei frati e due terzi del viaggio sarebbero finiti lì, ma semi-citando il buon Alessandro Manzoni, “non s’aveva da fare”.
Per scherzo mi venne proposto di andare alla GMG viaggiando con il pulmino che avrebbe portato le reliquie di Sant’Antonio da Padova fino a Lisbona, e io serissimo accettai.
E così, partimmo.
Levataccia alle 4 del mattino del 27 luglio, partenza da Piazza del Santo alle 6.20 con tanto di benedizione speciale del Rettore della Basilica e “solo” 2200km di strada davanti a noi.
Ma non ho ancora presentato i “noi”: alcuni giovani (Francesco ed io, Giulio, dall’Arcella, il santuario di Padova che sorge sul luogo della morte di Antonio, Vittoria, una ragazza di Treviso), Alberto, giornalista e membro dell’OFS, e fra Giambo, autista e mentore spirituale del pulmino.
Prima tappa Milano, dove caricammo fra Giovanni, sacerdote all’Oratorio Kolbe; seconda tappa Genova, dove prendemmo su Chiara, sorella consacrata, e poi dritti in Francia.
Viaggiammo verso ovest tutta la giornata, seguendo le dolci colline del Sud della Francia fin’oltre Marsiglia e Aix-en-Provence, per poi arrivare la sera nel piccolo convento francescano di San Bonaventura a Narbona dove, ospitati dal gentilissimo Fra Bernard, passammo la nostra prima notte di viaggio (che ironicamente coincise anche con la nostra ultima notte in un letto vero).
Il secondo giorno facemmo le lodi e io in particolare sperimentai la mia prima messa in francese, e partimmo verso Madrid. Perpignano, Lleida, Saragozza e arrivammo a Madrid a pomeriggio inoltrato dove ci fermammo per i successivi tre giorni presso il Colegio San Buenaventura, una immensa scuola gestita dai frati Minori Conventuali dove facemmo conoscenza degli efficientissimi fra Miguelángel e fra Juan.
Passati dunque tre giorni, durante i quali ci raggiunsero a Madrid (in aereo) gli altri 170 giovani (con i loro accompagnatori, frati, suore e laici) provenienti dal Nord Italia, ripartimmo per Lisbona, dove arrivammo nel primo pomeriggio del 31 luglio e fummo subito alloggiati in una palestra che sarebbe diventata un “piccolo mondo”, dato che (scoprimmo dopo) ci avremmo dormito in 314 provenienti da Italia, Portogallo, Francia, Belgio, Slovacchia, Croazia, Polonia e Cina: 6 bagni e 18 docce, mica male.
Per saperne di più su quello che è stato fatto alla GMG2023 di Lisbona basta cercare su internet e in meno di un secondo usciranno migliaia di articoli e informazioni, quindi non mi assumo l’onere di ripercorrere per filo e per segno ogni singolo giorno di quella strabiliante settimana, e mi assumo la responsabilità di fronte ai lettori di saltare direttamente alle conclusioni.
Di questa GMG mi sono riportato a casa fondamentalmente due cose: l’avere vissuto e convissuto assieme a migliaia di ragazzi che sentivo uguali a me e il dormire con le persiane alzate, ma credo che valga la pena riflettere solo sulla prima cosa.
Alla faccia di chi parla di shock culturale, poche volte sono stato così bene anche in compagnia di perfetti sconosciuti come quella settimana a Lisbona. Il riuscire a riconoscermi nel prossimo è stata una delle tante cose meravigliose che mi sono successe, e il poter conoscere proprio questo prossimo è stato ancora più entusiasmante.
Oltre a tutti i frati, soprattutto quelli del Santo che mi hanno convinto a venire e mi hanno letteralmente portato fino a Lisbona, e ai miei compagni di viaggio del Centro Francescano Giovani (compagni migliori di loro non avrei potuto averne), i miei ringraziamenti dal più profondo del cuore vanno a persone che presumibilmente non rivedrò mai più, volti che sbiadiranno negli anni, nomi senza corpo che però avranno sempre un posto speciale nei miei ricordi…
- Ana e Eugénio, una coppia di ragazzi madrileñi con cui ho passato una mattinata a parlare metà in spagnolo e metà in inglese quando non ci ricordavamo le parole della storia dell’Impero Spagnolo e di come la resa del Padre Nostro in spagnolo sia molto più fedele all’originale latino che non quella italiana.
- Antonius, un ragazzo polacco di Danzica mio vicino di letto che mi raccontava in un inglese correttissimo di come gli inverni nella sua città facessero davvero schifo e di come suo padre avesse militato in Solidarność ai tempi di Lech Wałȩsa e del generale Jaruzelski.
- Fra Arkadiusz, frate polacco di Cracovia che per primo è venuto a chiacchierare in italiano con me e Francesco appena arrivati a Lisbona, memore di suoi studi a Roma.
Esperienze così forti nella vita non succedono sempre, e quando succedono bisogna esserne sempre grati.
Ora la routine è ricominciata, l’elettrizzante aria di GMG che si respirava in Portogallo ha lasciato posto nuovamente al solito tran tran quotidiano che ci irrita sempre così tanto fino a che non ce lo portano via, ma una fiammella di quel gigantesco fuoco che si è acceso così brillante e luminoso sulle rive del Tago è rimasta, e rimarrà, ad illuminare la via.
Giulio, 20 anni, Padova – info@vocazionefrancescana.org