Spesso abbiamo parlato di giovani in cammino vocazionale e di nuove vocazioni. Stavolta invece diamo la parola ad un frate che è già in cammino da vari anni: la che la storia di fra Nicola possa essere di aiuto a ciascuno di noi!
D. Ciao Fra Nicola. Dicci un po’ chi sei e cosa fai.
R. Ciao a tutti, sono fra Nicola Zuin, sono nato cinquantaquattro anni fa in provincia di Venezia e all’età di vent’uno anni sono entrato in convento. Finiti gli studi teologici a Padova sono stato mandato in parrocchia a Milano per dieci anni: in questo periodo ho fatto la professione solenne e sono stato ordinato prete. Successivamente sono stato per tre anni presso i Santuari Antoniani di Camposampiero (PD), quindi per dieci anni a Cologna Veneta dove nel 2009 abbiamo iniziato una nuova esperienza di vita comunitaria dedicandoci prevalentemente alla preghiera e all’accoglienza ovvero una esperienza di “eremo francescano” e dal 2020 sono tornato a Camposampiero come direttore della Casa di Spiritualità Oasi S. Antonio.
D. Come hai conosciuto i frati?
R. Ho sempre frequentato la mia parrocchia fin da ragazzo e da adolescente partecipavo agli incontri del Rinnovamento nello Spirito. Andando agli incontri di preghiera ho fatto amicizia con un giovane di nome Plinio con il quale condividevo le gioie e le fatiche dell’essere credenti e lui un pomeriggio mi ha portato alla Basilica del Santo e mi ha fatto conoscere un certo fra Alessandro con il quale abbiamo conversato tutto il pomeriggio. Da quel momento è nato un legame che mi aiutava a tradurre nella mia vita i valori del vangelo. Piano piano fra Alessandro iniziò a farmi conoscere la figura di San Francesco di Assisi nei confronti del quale sentivo una corrispondenza e una attrazione fortissime.
D. Che cosa ti attraeva così tanto dell’esperienza spirituale di San Francesco?
R. Vedevo in Francesco un giovane che desiderava dare senso e pienezza alla sua vita, un giovane che non voleva buttarsi via né sprecare la sua esistenza per qualcosa che fosse meno dell’eternità. E poi la sua radicalità, la sua ricerca estrema di fedeltà al vangelo senza compromessi. Ancora e soprattutto il valore della fraternità: la gioia e la letizia dei primi frati che stavano insieme non per fare qualcosa ma semplicemente per mostrare la bellezza dell’amore evangelico, per testimoniare che il bene dell’uomo non è il possedere, ma il donare e il servire. Insomma vedevo in loro un cuore traboccante di gioiosa gratitudine per il semplice fatto di essere al mondo e godere del creato e l’essere a servizio di un Dio che è e vuole essere Padre di tutti.
D. Dai vent’uno anni agli attuali cinquantaquattro, sono passati trentatré anni: sono stati tutti rose o fiori oppure no?
R. Ovviamente il percorso non è mai stato facile, ma è sempre stato bello. Anche nei momenti di buio o di smarrimento o di confusione ho sempre trovato qualcuno, confratelli, sacerdoti, ma anche laici, che hanno saputo donarmi quella fiducia e quell’incoraggiamento per fare il passo successivo. Non c’è nulla di garantito o di dovuto o di scontato nell’essere frate. Piuttosto, come direbbe san Francesco, ogni giorno “ricominciamo a fare il bene perché finora abbiamo fatto poco o nulla”. Strano a dirsi, ma ho come l’impressione che più vado avanti più vado indietro ossia più persevero nel cammino e più mi rendo conto che tutto quello che sperimento è sempre meno merito mio e sempre più grazia sua.
D. Cosa diresti ad un giovane che si interroga sul suo futuro?
R. Gli direi così: “Ascolta te stesso, ascolta i desideri incastonati nel tuo cuore, e chiediti che cosa hanno a che fare questi desideri con il vangelo, con Gesù Cristo. La tua vita non è un “bene di consumo”, ma un dono prezioso da condividere. Non chiederti solo “come voglio vivere”, “cosa voglio fare”, chiediti anche “perché vivo” e soprattutto chiediti “Per chi vivo?”.
fra Nicola Zuin – info@vocazionefrancescana.org