Che mai la malinconia, lo sconforto e la tristezza prendano il sopravvento su di noi! Come san Francesco, lasciamoci invece invadere dalla letizia che porta Cristo e porta a Cristo.
La gioia nell’essere discepoli di Gesù
Viviamo in un tempo non facile, carico di inquietudini e incertezze. Il rischio di lasciarsi sorprendere dallo sconforto e dallo scoraggiamento è grande, ma quali discepoli di Gesù “non lasciamoci rubare la speranza!”(papa Francesco) contrastando con forza e determinazione ogni atteggiamento distruttivo: il Signore Gesù ha vinto la morte e il peccato! In Lui la fonte della nostra gioia, nonostante tutto!
“Non si può pensare una Chiesa senza gioia e la gioia della Chiesa è proprio questo: annunciare il nome di Gesù. Dire: ‘Lui è il Signore. Il mio sposo è il Signore. E’ Dio. Lui ci salva, Lui cammina con noi’. (papa Francesco).
“Lo Spirito Santo è colui che ci aiuta a portare le croci della nostra vita, ci accompagna nella vita e ci sostiene. La parola “Paraclito” vuol dire appunto “Colui che sostiene”, sostiene affinchè noi non cadiamo in tentazione, sostiene affinchè superiamo le nostre difficoltà, sostiene affinchè noi non siamo tristi. Perché, se non avessimo in noi lo Spirito Santo, saremmo già vecchi…il cuore del cristiano invecchia senza lo Spirito Santo” – (papa Francesco).
L’esempio di san Francesco
In questa ricerca di letizia, gioia e pace, ci guida l’esempio di san Francesco . Ce ne parla, Fra Tommaso da Celano, primo suo biografo (Fonti Francescane 709):
“Questo Santo assicurava che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie del nemico. Diceva infatti: “Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire al servo di Dio il gaudio dello Spirito. Egli porta della polvere, che cerca di gettare negli spiragli, per quanto piccoli della coscienza e così insudiciare il candore della mente e la mondezza della vita.
Ma – continuava – se la letizia di Spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l’animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole“.
Per questo il Santo – continua il suo biografo – cercava di rimanere sempre nel “giubilo del cuore”, di conservare” l’unzione dello Spirito” e “l’olio della letizia”. Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all’orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore.
La preghiera, rimedio alla tristezza e fonte di gioia
La gioia spirituale, ricercata da San Francesco viene descritta dal suo biografo anche come “giubilo del cuore”, “unzione dello spirito” e “olio di letizia”: immagini che rimandano alla preghiera del cuore e alla straordinaria qualità e intensità della sua preghiera che egli considerava come primo rimedio al male causato dal demonio e medicina contro ogni accidia e tristezza sempre in agguato.
Così scriveva ancora il suo biografo:
“Il servo di Dio – amava spiegare Francesco – quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca “la gioia della sua salvezza”. Perché, se permane nella tristezza, crescerà quel male babilonese e, alla fine, genererà nel cuore una ruggine indelebile, se non verrà tolta con le lacrime”.
Francesco viveva una preghiera così intensa e fedele, tanto che i suoi contemporanei lo descrivevano stupefatti in questi termini:
“non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso trasformato in preghiera” (FF 692).
Dunque, cari giovani amici, auguro anche a ciascuno di voi che, sull’esempio di San Francesco, l’incontro frequente con il Signore nella preghiera, illumini ogni vostro giorno, guidi il vostro cuore, dia pace e letizia ad ogni vostro gesto e pensiero.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org