Caro giovane amico, se hai intuito in te una chiamata alla vocazione e alla missione francescana, non avere paura! È bello seguire la strada che il Signore semina nel cuore. Lui non ti farà mai mancare il Suo sostegno e ti condurrà su strade impensate!
Due vescovi francescani per l’Oriente
In questi giorni, i nostri frati presenti in Medio Oriente sono in grande fermento. Ben due confratelli, già missionari in Turchia e Libano, infatti, sono stati chiamati da papa Francesco a diventare vescovi: fra Martin Kmetek (sloveno di origine) per la città di Smirne in Turchia, fra Dominique Mathieu (belga di origine) per la città di Teheran in Iran, in due nazioni dunque a maggioranza musulmana e in cui la presenza cristiana e anche francescana è davvero minima e talvolta provata e sottoposta a più di qualche fatica.
Eppure il Signore Gesù non manca mai, anche in queste realtà, di stupire e insieme confermare la sua promessa:
«Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19).
I giovani attratti dalla testimonianza francescana
Ricordo come alcuni anni fa ebbi occasione di parlare proprio con uno di essi, fra Martin Kmetek del nostro convento di Istanbul. Era accompagnato da un altro frate, fra Cèsar Essayan (libanese) del nostro convento in Beirut (Libano) e questi pure nominato nel 2018 vescovo e delegato apostolico di Beirut (Libano).
Mi colpì molto e trovai davvero coinvolgente ascoltare la loro testimonianza di francescani presenti in nazioni (Medio Oriente) a maggioranza musulmana. Bello essere messo a parte della loro storia vocazionale e soprattutto cogliere un grande amore per quelle terre e per quella gente e la loro cultura pur insieme alle molte difficoltà che si trovavano ad affrontare.
Dicevano in particolare come tanti giovani musulmani si dimostrassero molto curiosi e desiderosi di conoscere il cristianesimo, ma soprattutto, come restassero colpiti dalla vita e dalla scelta radicale, per loro inconcepibile, dei frati francescani.
L’amore di san Francesco e dei frati per l’Oriente
Il Medio Oriente: un luogo dunque dove il carisma francescano, nonostante tutto, è radicato e ancora parla e interpella. Del resto, da subito San Francesco (che si recò in Terra Santa nel 1220), lo stesso Sant’Antonio di Padova (missionario in Marocco nel 1220) come già i frati della prima generazione provarono un’attrazione fortissima e un richiamo irrinunciabile a recarsi in Oriente fra “i saraceni” mossi dal desiderio ardente di testimoniare Gesù Cristo e affascinati niente meno che dall’idea del martirio, di “dare la vita”!!
San Francesco porrà addirittura nella stessa Regola un capitolo su i frati che vanno tra i “Saraceni e altri infedeli”. Così fin dalle origini, nel movimento francescano troviamo una grande sete di essere testimoni di Cristo al di là del mondo cristiano allora conosciuto.
Lo slancio missionario fu dunque infuso nei frati dallo stesso fondatore che intese il vangelo “alla lettera”, anche e soprattutto in quei capitoli dove Gesù manda i suoi discepoli due a due ad annunciare il Regno di Dio .
Dal vangelo secondo Luca (Lc 10, 1-9)
[In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.]
E, nei secoli, sono davvero tanti i frati dell’Ordine che hanno fatto proprio il messaggio evangelico e il mandato di Francesco recandosi nelle terre “dei Saraceni” (come in tante altre parti del mondo!) e, come dice la Regola:
“hanno offerto se stessi e hanno affidato i loro corpi al Signore Gesù Cristo”.
Per tale scelta alcuni di loro morirono da martiri, molti subirono persecuzioni ed emarginazioni, fatiche e disagi. Eppure, la presenza dei Frati Francescani in Terra Santa e in tutto il vicino Oriente non è mai venuta meno a testimonianza della forza del Vangelo e del carisma che la figura e le parole di Francesco hanno avuto e continuano ad avere nel cuore di tanti giovani religiosi, sospinti e attratti dalla vocazione missionaria e dall’amore e da un senso di fraternità per quelle popolazioni pur così distanti e diverse.
Una presenza umile, povera, vera
Ancora oggi, dunque, tanti confratelli vivono in paesi a maggioranza musulmana insieme ad altri religiosi e religiose, cercando di comportarsi nel modo indicato da San Francesco:
- Senza suscitare liti o controversie: malgrado le situazioni conflittuali in molti paesi.
- Essendo «soggetti per amore di Dio, a ogni umana creatura»: cosa non sempre facile in società in cui chi appartiene ad una minoranza (religiosa, etnica..) o è straniero è spesso visto e trattato come un cittadino di seconda classe.
- Confessando «di essere cristiani»: senza imporsi, ma con il coraggio di dichiarare apertamente la loro identità e di rendere conto della fonte della loro fede.
- Annunciando la Parola di Dio: dove e quando è indicato, cioè quando «piace al Signore».
Atteggiamenti “santi”, ma per nulla scontati in società da un lato storicamente refrattarie e autoreferenziali eppure anche alla ricerca di nuove possibilità di dialogo, di inedite opportunità di incontro e reciproca conoscenza. E in questo percorso, i frati certamente hanno grandissime risorse da offrire, ma anche tanto da imparare e ricevere.
Il “vento” dello Spirito, infatti, sta soffiando impetuoso, anche grazie a un Papa dal nome carismatico come Francesco che ha fatto della fraternità e dell’amicizia con ogni uomo (vedi ultima enciclica “Fratelli tutti), un tratto fondamentale del suo pontificato
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Dice il Signore: «Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Siate perciò prudenti come serpenti e semplici come colombe». Perciò tutti i frati che vorranno andare tra i Saraceni e altri infedeli, ci vadano con il permesso del loro ministro e servo. E il ministro dia loro il permesso e non li contrasti, se li vedrà idonei alla missione; infatti sarà tenuto a rendere conto al Signore se in questa o in altre cose si muoverà senza discrezione.
I frati poi che vanno tra gli infedeli possono vivere e comportarsi con loro, spiritualmente, in due modi: un modo è che non suscitino liti o controversie, ma siano soggetti, per amore di Dio, a ogni umana creatura, e confessino di essere cristiani; l’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annuncino la Parola di Dio, affinché quelli credano in Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di ogni cosa, e nel Figlio redentore e salvatore, e siano battezzati e diventino cristiani, poiché chi non rinascerà dall’acqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel Regno di Dio.
Queste e altre cose, che piaceranno al Signore, possono certo dire ai Saraceni e ad altri, poiché il Signore dice nel Vangelo: «Tutti coloro che mi riconosceranno davanti agli uomini, anch’io li riconoscerò davanti a mio Padre, che è nei Cieli»; e: «Chi si vergognerà di me e dei miei discorsi, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella maestà sua e del Padre e degli angeli». E tutti i frati, dovunque sono, ricordino che hanno offerto se stessi e hanno affidato i loro corpi al Signore Gesù Cristo.