Oggi noi francescani facciamo memoria di san Leonardo da Porto Maurizio, un grande santo francescano che circa 3 secoli fa infiammò l’Italia intera con le sue predicazioni e il suo amore per il Signore Crocifisso e Risorto.
L’esperienza di san Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751) ha molto da insegnare anche a noi frati di oggi, come pure a tutti i giovani in ricerca. Ogni santo infatti diventa per noi fratello di cammino: qualcuno che ha attraversato le nostre stesse difficoltà, qualcuno che ha trovato risposte originali, che possono ispirarci e spingerci a metterci in gioco in maniera nuova!
Una delle particolarità per cui fu famoso san Leonardo è stata la grande diffusione della Via Crucis. Attraverso questa modalità di preghiera, Leonardo cercava di rendere partecipi tutti del dono della contemplazione: “guardare” con gli occhi della fede ciò che il Signore Gesù ha vissuto, sentire dentro di sé quell’amore per noi, riceverne forza per il nostro proprio cammino.
Oggi saranno i nostri cari postulanti di Brescia (chi sono? Scoprilo qui!) a parlarci di san Leonardo, condividendo con noi ciò che per loro significa questo grande santo francescano. In particolare ce ne parlerà uno di loro, che guarda caso si chiama proprio Leonardo, come il nostro santo: certamente ha i titoli per parlarcene al meglio!
Chiediamo ancora a tutti una preghiera per il suo cammino e quello di tutti i postulanti: si sono messi maggiormente in gioco nel discernimento, sperimentando nel quotidiano la nostra vita di frati, fra gioie e fatiche. Che il Signore li benedica e li colmi di ogni sua consolazione.
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org
La vita frenetica di tutti i giorni, i mille pensieri e ansie che invadono il nostro intimo più profondo, ci possono distogliere relaziona con Dio. Dio parla all’uomo nel mistero della fede. Un esempio? La celebre apparizione che Elia sperimenta sull’Oreb (1Re 19, 9-13). Dio non è nel vento gagliardo che spacca le rocce, non è nel terremoto devastante o nel fuoco ardente bensì in una “sottile voce di silenzio”, espressione tradotta dal testo ebraico con “un mormorio di vento leggero”.
Per ascoltare Dio occorre il silenzio, che contempla l’Eterno che penetra nello spirito dell’uomo. Questa realtà, questa relazione con Dio, fu interiorizzata da un frate francescano del XVIII secolo, che intuì come il guardare fosse il primo passo per l’amare (non per nulla il samaritano “lo vide e si fermò” cfr. Lc 10,33).
Il guardare è il primo passo
per l’amare!
Una partenza per gli studi…
Paolo Casanova nacque a Porto Maurizio (oggi Imperia – Liguria) il 20 dicembre 1676 da Domenico (capitano di porto) e Anna Maria Benza, di umili origini. La madre Anna morì quando Paolo aveva solo due anni, fu pertanto il padre che diede al piccolo Paolo quelle basi religiose alle quali in seguito ispirò la sua vita.
Data la viva intelligenza del piccolo Paolo, il padre lo inviò a studiare a Roma, meta pressoché sconosciuta nei loro luoghi. All’età di dodici anni, Paolo, partì per Roma e venne accolto da un parente di nome Leonardo, che lo accudì e lo fece sentire a proprio agio e protetto in casa sua. In questi anni intraprese gli studi superiori di lettere e filosofia presso i gesuiti del Collegio romano.
… per scoprire una missione per il Signore
A diciannove anni comincia a sentire dentro di sé una chiamata alla vita religiosa e nel 1697 inizia il noviziato nella famiglia francescana dei Minori Riformati, prendendo il nome di fra Leonardo. Il 23 settembre del 1702, dopo gli studi di teologia, viene ordinato sacerdote a s. Bonaventura al Palatino.
Il suo grande sogno era partire missionario per la Cina ma si ammalò di tisi e questo gli impedì la partenza. Perciò fra Leonardo rimase a Roma per completare gli studi, guarendo anche dalla sua malattia.
Dal 1708 iniziò la sua vera missione che portò avanti fino alla morte: la predicazione. Percorrendo tutta l’Italia, dalla repubblica di Genova al Regno di Napoli, predicò circa 350 missioni popolari con straordinaria efficacia.
Alle sue missioni accorrevano folle innumerevoli, grazie anche alle sue qualità di eccelsa cultura e al metodo che egli seguiva con saggezza ed equilibrio, memore degli indirizzi dei Gesuiti. La sua predicazione era sempre piuttosto tragica, dai peccati alle pene infernali, flagellandosi e piangendo e riuscendo a smuovere i peccatori più incalliti.
Nella dura missione in Corsica (dove venne inviato da Benedetto XIV che lo aveva in grande considerazione e che gli affidò l’apostolato in quella terra d’accordo con il Doge di Genova), si narra, che i briganti della tormentata isola scaricarono in aria i loro archibugi al grido di “Viva frate Leonardo!”.
La sua fama di santità era ormai diffusa in tutta Italia. Venne persino eletto dai suoi confratelli come ministro provinciale, ma lui, fedele alla missione ricevuta, riuscì a esserne esonerato per poter continuare la sua opera di predicazione.
Nel 1749 accettò l’invito del Papa di recarsi a Roma per preparare i fedeli per l’Anno Santo, durante il quale non si allontanò più dalla città eterna per dedicarsi completamente al ministero della confessione. Con le sue ultime appassionate prediche alimentò il clima del Giubileo, durante il quale eresse la Via Crucis nel Colosseo, ultima sua fatica.
Morì il 26 novembre del 1751, lasciando di sé stesso la viva immagine di santo quale fu immediatamente riconosciuto dalla citta.
La Via Crucis
Una delle pratiche che hanno reso più noto san Leonardo è la Via Crucis. Non fu lui ad inventarla, già esisteva dal XIII secolo, ma il Santo ligure la diffuse con immenso amore e ardente pietà proprio perché si contempla la vittoria del bene sul male!
Il fatto è che la vittoria richiede una lotta, senza quartiere. San Leonardo attribuisce molta importanza al “guardare” i vari momenti della via dolorosa: contemplandoli – egli li chiama “stazioni” per indicare proprio il fermarsi a prendere quasi parte della lotta – si fissa nella mente e nel cuore la Passione stessa del del Salvatore e si attinge la forza di prenderne parte.
Ecco l’utilità del contemplare: in qualche modo l’immedesimarsi del credente nella lotta portata avanti da Cristo contro il male, ammettendo, secondo una frase di san Leonardo stesso, il “proprio meschinissimo nulla”. Ma è un nulla fecondo.
La Via Crucis, che mostra la sofferenza di Cristo, conduce l’anima verso una più sublime perfezione e rende più forti la mente e il cuore ad affrontare “la quotidiana morte, unica via all’eterno domani” (D. M. Turoldo).
Cosa ci insegna tutto ciò?
La vita del cristiano, il seguire Gesù, la sua chiamata, non è semplice! Ci sono innumerevoli lotte da compiere e tante volte ci sentiamo mal armati e impotenti: l’unica cosa che ci sentiamo di fare è scappare!
San Leonardo ci invita a fermarci in quella stazione di dolore che fa parte della nostra vita, di sederci dentro in silenzio ascoltando il silenzio. All’inizio può far male, potrà anche stritolare le nostre interiora, ma nell’attesa si potrà percepire e sperimentare la Liberazione, la Vittoria perché “in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.”
Perciò caro San Leonardo,
prega per noi giovani in ricerca
e aiutaci ad essere veri testimoni
con la vita, parole e opere,
della Resurrezione del Signore,
attraversando anche le stazioni del dolore,
perché ci hai insegnato che sono un niente
in confronto alla Gioia e alla Vita vera
che ci viene donata dal Signore.
Amen.
Leonardo, postulante a Brescia – info@vocazionefrancescana.org