Possiamo certamente dire che san Giuseppe fu un uomo discreto. Ma “discreto” ha la stessa radice di “discernimento”. Oggi allora vediamo perché san Giuseppe può essere considerato il patrono del discernimento vocazionale.
Offro di seguito il bell’articolo apparso in francese sul sito vocazionale della Diocesi di Parigi (trovate l’originale a questo link).
Che San Giuseppe ci protegga sempre.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Quando usiamo la parola “discreto” per parlare di san Giuseppe, possiamo immaginare una persona che cerca di passare inosservata, che non vuole interferire. Per capire la persona di Giuseppe, dobbiamo prendere il vecchio significato della parola latina discretio che significa “discernimento”.
San Giuseppe era l’uomo di discernimento, sapeva discernere con la Vergine Maria per Gesù. All’unisono con lei, ha mantenuto la Parola di Dio e ha saputo confrontarla costantemente con gli eventi della vita di Gesù. Questa discrezione, San Giuseppe la visse in una costante preghiera, una preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di fiducia senza riserve nella sua provvidenza.
Un maestro spirituale
L’atteggiamento di Giuseppe è il primo atteggiamento dell’anima a discernere bene: pregare pacificamente, non febbrilmente, pregare a lungo e non solo quando le cose sono cattive, pregare per te stesso per chiedere la luce per la tua vita a Dio, che è la luce di tutte la vite. Gli altri atteggiamenti di discernimento sono l’ascolto, la decisione e la fermezza nella scelta fatta. Tutto questo Giuseppe ha saputo vivere per tutta la vita.
Ascoltare mettendo in discussione la tua anima, il tuo cuore, la tua mente, il tuo corpo, è mettere in discussione la tua intelligenza, la tua affettività, la tua volontà. Giuseppe ascoltò la Parola di Dio; istruito da Dio, era nella luce. La vita di San Giuseppe è quindi una vita di discernimento, di preghiera.
Proprio come, quando recitiamo la preghiera del Signore, diciamo “Signore, sia fatta la tua volontà“: noi, come San Giuseppe, vogliamo imparare la vera preghiera, quella che fa ascoltare la volontà di Dio. Questa preghiera ci consente di rendere le nostre parole e azioni conformi alla Parola di Dio. San Giuseppe ci insegna ad avere una vita interiore contemplativa, che nutrirà tutte le azioni che facciamo. Vediamo quindi che la discrezione di San Giuseppe lo rende un maestro spirituale, un brillante esempio di vita interiore. Questo spiega l’atmosfera di silenzio che la circonda.
Un uomo d’azione
Descritto come un padre silenzioso, i Vangeli non ci raccontano poco di San Giuseppe, ma sono tutti atti eloquenti: porta Maria a casa, si prende cura del bambino, organizza la fuga in Egitto… San Giuseppe, il grande silenzioso, quindi ci parlerebbe attraverso i suoi atti giusti?
In ebraico c’è una parola che unisce le parole discorso e azione: dabar. San Giuseppe si esprime attraverso le sue azioni, concilia parole e azioni. Come scriverà san Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Redemptoris custos: “L’apparente tensione tra vita attiva e vita contemplativa è idealmente superata in lui, come sa fare chi possiede la perfezione della carità» (RC 27).
La grazia del silenzio è il risultato di atti compiuti secondo la parola di Dio. San Giuseppe ci insegna ad avere una vita interiore che nutrirà tutte le azioni che facciamo. Ma se non abbiamo le parole di San Giuseppe nei Vangeli, ciò non significa che non abbia parlato. Sarebbe stato un triste compagno per Maria se non avesse mai detto niente! Ma non era loquace, diceva “solo” ciò che doveva dire, niente di più, niente di meno, quando necessario e secondo necessità. In breve, parlava poco, ma parlava bene. Che esempio per il nostro secolo in cui parliamo così tanto!
Sarebbe bene riprendere e meditare sulla lezione del silenzio che San Giuseppe ci dà perché questo cammino è un cammino di santità. Secondo san Bernardo di Chiaravalle: “Se consideri seriamente l’esame rigoroso che il Gran Giudice farà delle parole, non avrai molte difficoltà a tacere… È il silenzio che inizia i santi, è lui che li continua, è lui che li completa”.
“Il silenzio è una forza!”
Il silenzio è necessario per trovare la tua identità profonda, per raccogliere il tuo pensiero, per ereditare da te stesso, per distanziarti, per dare sollievo, per aggiungere profondità a ciò che hai detto o ciò che ti risparmi di dire. Il silenzio è una forza!
In un’era sempre più rumorosa, mentre la tecnologia e i beni materiali continuano ad espandere la loro presa, il silenzio può essere vissuto come una prova, un’ansia: per creare e vivere in silenzio, abbiamo bisogno di un maestro. Questa è la missione di San Giuseppe. Tutto questo rende san Giuseppe anche il patrono del discernimento. Confidiamo in lui e preghiamo di andare coraggiosamente avanti sotto la sua protezione.