Oggi, 14 gennaio, noi frati francescani celebriamo la memoria del beato Odorico da Pordenone, grande missionario e patrono anche di questo nostro blog, che oggi compie 12 anni!
Si tratta di una figura di frate, e pellegrino e missionario davvero affascinante: agli inizi del ‘300 parte alla volta della Cina per annunciare il Vangelo. Un viaggio di più di 50.000 Km che ha quasi dell’incredibile ai nostri occhi, facilitati come siamo a percorrere grandi distanze in tempi brevissimi.
Vi lascio alla lettura di questi tratti della sua vita, un avventura bella e difficile per annunciare Cristo e diffondere la sua Parola e i suoi doni di salvezza. Ogni vocazione è missionaria, nei modi più diversi. Ma confido che stimoli chi è chiamato dal Signore a donarsi per annunciare Cristo dove non è conosciuto: in terre lontane o… qui, appena fuori di casa.
Vi chiedo una preghiera per i nostri frati, che ultimamente stanno con fatica riavviando la presenza e il servizio apostolico dell’Ordine nel cuore della grande Cina, per riprendere l’opera a cui Odorico e tanti altri, prima e dopo, sono stati chiamati.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Pordenone 1285 ca. – Udine 1331
Odorico fu uno dei più grandi missionari, tutto intento a «guadagnare anime a Cristo». Nasce, secondo la tradizione, a Villanova presso Pordenone attorno l’anno 1285. Nulla si conosce della sua infanzia. Entra, sembra all’età di quindici anni, tra i frati minori del convento di San Francesco in Udine. Trascorre del tempo come eremita. E’ ordinato sacerdote. Insigne per spirito di penitenza, porta il cilicio e le catene di ferro alle braccia. Profonda è la sua umiltà: rifiuta incarichi nel convento e nella provincia dell’ordine.
Fruttuosa è la sua predicazione; opera anche miracoli. A un certo momento, «frate Odorico di Friuli, d’una terra chiamata Porto di Naone» (come si definisce lui stesso) chiede di partire per il leggendario Catai, l’attuale Cina, allora sotto il dominio dei Mongoli. Non è il primo europeo a raggiungere quel lontano paese (il veneziano Marco Polo era salpato per la Cina nel 1271) e neppure il primo missionario. Il francescano Giovanni da Montecorvino vi era stato inviato dal papa Niccolò IV: era arrivato a Khanbaliq (la «città del re», attuale Pechino) nel 1294 e probabilmente nel 1313 era stato consacrato vescovo (patriarca di tutto l’Oriente). Giovanni aveva fondato poi diverse diocesi e in Cina erano giunti altri missionari.
In viaggio verso la Cina
Odorico arriva in Cina dopo un lunghissimo viaggio da lui descritto nell’Itinerarium. Imbarcatosi a Venezia nel 1318 insieme a frate Giacomo d’Irlanda e a Michele da Venezia, approda a Trebisonda (sul Mar Nero). Attraversa quindi via terra l’Armenia e la Persia salito su una nave ad Hormuz (Golfo Persico), sbarca alle foci dell’Indo, a Tana, nei pressi dell’odierna Bombay. Lì accoglie le ossa dei beati martiri francescani Tommaso da Tolentino, Jacopo da Padova, Pietro da Siena e Demetrio da Tiflis e le porta con sé a rischio della vita.
Continua il viaggio lungo la costa occidentale dell’India, raggiunge Ceylon e quindi le isole Nicobre, Andamane, Sumatra e Giava. E’ il primo occidentale a mettere piede sul Borneo. Pare sia stato il primo sacerdote a toccare l’arcipelago filippino. Finalmente da Canton entra in Cina: prosegue per Zaiton, dove depone le reliquie dei martiri di Tana. Raggiunge Nanchino e, proseguendo verso Pechino, fonda una comunità cristiana nello Shandong, segno evidente che, durante il cammino, egli predica, battezza, organizza delle comunità: gli viene attribuita l’amministrazione di ventimila battesimi. Pericoli, torture e rischi di ogni genere costellano il suo procedere verso la meta.
Il ritorno e la morte
Fra il 1325 e il 1328 è a Khanbaliq, sede di Giovanni da Montecorvino e capitale dell’impero, conquistando anche la simpatia del Gran Khan. Dopo tre anni di permanenza e apostolato, l’arcivescovo ordina a Odorico di tornare in Europa con il mandato di chiedere al papa l’invio di almeno cinquanta missionari.
Frate Odorico percorre questa volta la via di terra: passa per la regione del Tibet, per il Turkestan, Pamir, Afghanistan, Persia settentrionale, Armenia, fino nuovamente a Trebisonda. Da qui, con una nave, giunge a Venezia nel 1330 e subito si dispone a proseguire per Avignone, dove risiede il papa. Giunto però a Pisa, si ammala: la tradizione riferisce di un’apparizione di San Francesco, che gli ordina di tornare al suo «piccolo nido», il convento di Udine, mentre avrebbe pensato lui ad avvertire il papa della richiesta di nuovi missionari.
Il Beato Odorico, stanchissimo, si ferma a Padova, nel Convento del Santo: i cinquantamila chilometri percorsi pesano sul suo fisico. Il ministro provinciale frate Guidotto lo prega più volte e poi gli dà l’obbedienza di scrivere i ricordi del suo incredibile viaggio.
Odorico, nel mese di maggio 1330, detta allora la confratello Guglielmo da Solagna l’Itinerarium o Relatio, che sarà noto poi, in diversi codici, anche con i titoli di De mirabilibus mundi, De Rebus incognitis, Novitates. Il beato arriva infine al convento della sua giovinezza, professione religiosa, studi e primo apostolato a Udine. Irriconoscibile per le fatiche e tribolazioni, muore poco dopo, il 14 gennaio 1331.
Il culto come beato
La salma rimane esposta per giorni nella chiesa di San Francesco e numerosi sono i miracoli attribuiti alla sua intercessione: il patriarca di Aquileia Pagano della Torre dispone che siano raccolti a annotati. Tutti ormai chiamano Odorico «beato». Il patriarca si adopera subito anche per la canonizzazione, ma – non giunta al papa o dispersa la documentazione – si deve attendere fino al 2 luglio 1755 per il riconoscimento, da parte di Benedetto XIV, del culto sempre tributatogli lungo i secoli e in particolare presso la stupenda arca marmorea voluta subito dal patriarca per la custodia del corpo e scolpita già l’anno seguente la morte (1332) da Filippo de Sanctis.
Dal 1771 essa è conservata nella chiesa della Beata Vergine del Carmine, sempre a Udine. Sull’altare maggiore della chiesa di Villanova di Pordenone una statua, opera del 1520 del Pilacorte, mostra il beato nella iconografia tradizionale con il libro dei Vangeli nella mano sinistra e il crocifisso nella destra. Così pure lo raffigura Francesco Grillo in una tela del 1790 al Carmine di Udine, mentre nel santuario antoniano di Camposampiero Odorico è raffigurato nell’atto di battezzare.

A Pordenone è intitolata a lui una chiesa parrocchiale, opera dell’architetto Mario Botta, consacrata nel 1998. Ancora nella città natale, un altare con statua del 1923 si trova nel santuario della Beata Vergine delle Grazie e un reliquiario è conservato nel duomo concattedrale. La causa di canonizzazione del Beato Odorico è ripresa nell’anno 2002, postulata dai Frati Minori Conventuali.
Nel luglio 2002 si è proceduto alla ricognizione medico-canonica del corpo, parzialmente incorrotto. Conclusa a Udine l’inchiesta diocesana per la canonizzazione, gli atti sono stati trasmessi alla Congregazione delle cause dei Santi nell’aprile 2006. Le iniziative a sostegno della causa, di culto e divulgazione della figura del Beato Odorico, sono seguite da una commissione rappresentativa delle diocesi di Udine e Concordia-Pordenone e della Provincia del Nord Italia dei Francescani Conventuali.
don Giancarlo Stival – info@vocazionefrancescana.org
Testo tratto da qui.
Mi sono sempre sentita attratta dal carisma di Frate Odorico da Pordenone. Ho avuto la Grazia per un anno circa di avere una Guida Spirituale OFM Francescana che portava il nome del Santo
Che bella figura! 🙂 Mi pare che anche Kiko Arguello stia da tempo insistentemente chiedendo vocazioni sacerdotali (ma non solo!) per una nuova grande missione in Cina e, pian piano, ne stanno uscendo fuori.
Pace e bene!Sì, ho sentito dire da alcune persone che fanno il Cammino Neocatecumenale e che frequentano la Basilica del Santo, che quello della Cina è un orizzonte che tengono a cuore a partire dalle sottolineature del fondatore.D'altra parte è una attenzione che nella Chiesa si sta sviluppando in modo sempre maggiore: sia per il lento ma progressivo processo di apertura culturale che la Repubblica popolare è costretta a fare anche in virtù della liberalizzazione economica, sia dopo le attenzioni che le ha dedicato Papa Benedetto XVI con la famosa Lettera ai cattolici cinesi del 2007: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/letters/2007/documents/hf_ben-xvi_let_20070527_china_it.htmle la sua Preghiera… Leggi il resto »