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Vocazione Francescana
Home famiglia francescana

I frati della basilica del Santo in Padova

Ma che fanno "i frati del Santo"? Di che si occupano?

fra Alberto Tortelli di fra Alberto Tortelli
13 Giugno 2019
in essere chiesa, famiglia francescana, vita da frati
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Il 13 giugno alla Basilica del Santo si festeggia con grande amore e solennità S. Antonio di Padova. Tutti, immagino, conosciate la meravigliosa Basilica sorta sulla sua tomba. Custodi da sempre della sua basilica e della sua tomba, i Frati Minori Conventuali.

Da giorni, alla Basilica di S. Antonio di Padova si vive e ci si prepara con grande partecipazione alla festa del Santo (oggi 13 giugno) per la quale sono attesi circa 200.000 pellegrini .
S. Antonio: un giovane frate francescano che il mondo intero ama e venera e invoca!

Meno conosciuta è la realtà del grande convento francescano che l’affianca, abitato da una delle più numerose comunità di frati esistenti al mondo (più di 50) e dove anch’io vivo e opero. Detti a Padova semplicemente  “i frati del Santo”, questa connotazione “antoniana” in realtà non deve farci dimenticare che i Frati Minori Conventuali sono prima di tutto “frati francescani” (come il Santo del resto!) risalendo addirittura al ceppo più antico e ininterrotto dell’Ordine fondato dal Poverello d’Assisi. Non a caso, infatti, ritroviamo i Frati Minori Conventuali anche alla Basilica e alla tomba di san Francesco in Assisi. Un onore davvero speciale per noi essere i custodi “delle tombe di famiglia” e ogni giorno vivere accanto a S. Francesco e S. Antonio. A noi è certo affidato anche in modo speciale l’essere i primi testimoni di questi due santi straordinari. Ce ne parla anche un caro, anziano e saggio confratello: fra Francesco Ruffato.

I frati del Santo

Nel chiostro della Magnolia, presso la Basilica di S. Antonio, Padova, un giornalista incrocia un frate, diretto alla Penitenzieria, e gli chiede: “Scusi padre, mi può dire in breve che cos’è il “fenomeno antoniano”, di cui si parla in questi giorni alla vigilia della festa di S. Antonio?” Il frate, per nulla sorpreso, risponde: “ Beh! Il fenomeno è S. Antonio, ma una mano gliela diamo anche noi”. “Noi chi?” “Noi frati del Santo”. “Chi sono i “Frati del Santo”? (…) Mi sento chiamato in causa.

  • “Frati del Santo” è un nome dato dai padovani e dai pellegrini ai Francescani Minori Conventuali che custodiscono le spoglie mortali di S. Antonio di Padova e animano le varie attività spirituali, culturali e caritative, sorte all’ombra della spaziosa basilica antoniana.
  • Siamo una comunità di fratelli con vocazione francescana, sottoscritta dai voti di povertà, castità e obbedienza. Così la dipinge il Ministro Provinciale, P. Giovanni Voltan. “Siamo, per grazia, una comunità internazionale avendo tra noi confratelli d’altre nazioni (Romania, Polonia, Croazia, India, Indonesia). Abbiamo età, formazione, caratteri, culture diverse e non sempre riesce facile la vita comunitaria, ma ci proviamo, mettendo al centro la preghiera comunitaria che ha i suoi tempi e il suo respiro: al mattino, a metà giornata e alla sera. Siamo consci di essere al cuore della Provincia religiosa, della città di Padova proprio perché custodi di Sant’Antonio, un confratello santo che è vivo come scopriamo ogni giorno da tanti pellegrini che ricorrono a lui, lo sentono vicino, vero “patrono dei poveri e sofferenti”.

Un miracolo che continua, anzi il miracolo per eccellenza: “per Antonium ad Jesum”, come ebbe a dire Papa Pio XI. Oggi Papa Francesco chiamerebbe la nostra Basilica un “ospedale da campo”; noi in modo più terra terra, un “porto di mare” ove tutti, da qualsiasi provenienza e storia, possono incontrare il Signore, la sua misericordia. Per questo il servizio principale è l’accoglienza, la predicazione, la riconciliazione. Tutto parla dell’incontro che avviene nel nome del Signore e del Santo, ( discepolo e contemporaneo di S. Francesco), che ha saputo mettere assieme la grande cultura biblica-teologica con la vita concreta delle famiglie, dei poveri di cui s’è sempre sentito difensore contro ogni sopraffazione.

Da questo cuore pulsante partono tante iniziative ispirate ad un binomio che sintetizza la vita di Sant’Antonio: Vangelo e Carità.

  • Annuncio del Vangelo-evangelizzazione-cultura (Messaggero di S. Antonio, Biblioteca Antoniana, Centro Studi Antoniani, Istituto Teologico S. Antonio Dottore, Centro Provinciale Missionario, Missioni all’estero e in Italia con le reliquie del Santo)
  • Opere concrete di Carità (Caritas Antoniana, Pane dei Poveri, Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana (opera a favore dei diversamente abili), Comunità di recupero S. Francesco di Monselice).

La Basilica è di proprietà pontificia e, in seguito ai Patti Lateranensi, è amministrata da un Delegato Pontificio, che attualmente è il Vescovo Mons. Fabio Dal Cin, che rappresenta Papa Francesco e la Santa Sede. Collabora un’istituzione più antica – nata nel 1396 – la Veneranda Arca di S. Antonio, responsabile della manutenzione del complesso antoniano (come le fabbricerie delle grandi cattedrali e basiliche). E’ composta da “presidenti” nominati dal Comune di Padova; accanto a loro un rappresentate del Delegato pontificio (per la Santa Sede) e il frate Rettore della Basilica (per la Provincia italiana di S. Antonio di Padova dei Frati Minori Conventuali).

Tutti insieme con ruoli diversi queste realtà operano per il bene del grande complesso antoniano, sorto grazie alla vita santa di frate Antonio da Lisbona, qui vissuto nei tre intensi anni padovani, sino a diventare per sempre S. Antonio di Padova, “il Santo che tutto il mondo ama”.

fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Basilica di Sant’Antonio come una “clinica d’anime”

Testimonianza di p. Francesco Ruffato
Io vivo in una numerosa comunità di frati francescani minori conventuali, detti Frati del Santo: tutti a servizio della Basilica di S. Antonio di Padova, detta Santuario Antoniano, il più celebre nel Triveneto e forse uno dei più antichi in senso moderno. Non è un eremo, ma un convento di frati di vita attiva che “cercano Dio nelle persone”.

E’ nato attorno alla figura di un immigrato dal Portogallo, canonico agostiniano, affascinato dalle scelte di Francesco d’Assisi. Si fece francescano e prese il nome di Antonio. A Padova insegnò teologia ai confratelli: fu predicatore efficace in difesa dei poveri e taumaturgo. Da otto secoli la sua tomba è meta di innumerevoli pellegrini, che giungono da ogni parte del mondo.

“…quando fui di fronte al simulacro del Santo fui preso all’improvviso da un nodo alla gola, da una commozione fino allora mai provata, da un impeto tale di trasporto che scoppiai a piangere”. (Curzio Malaparte, scrittore)

Da allora è Il Santo, che ha trasformato il santuario in una “specializzata clinica spirituale per l’uomo d’oggi” (Paolo VI).  “Tutti noi di famiglia, confidò papa Paolo VI, eravamo molto devoti a S. Antonio, ma specialmente la mia cara mamma… egli ti illumini sulla decisione da prendere e guidi i tuoi passi”.

Il Santo suggerisce:  “Non abbiate nemici, né a casa, né lontano né dentro di voi”.
Nel silenzio si raccolgono lacrime di pentimento, di dolore e di consolazione: un giorno congiunse in preghiera le mani insanguinate di un assassino e condivisi il pianto di una vittima, segnata dalla cattiveria umana. “Al Santo” accadono gesti di perdono inimmaginabili e iniziative di efficace aiuto ai poveri.

“Se il ladro (quello crocifisso con Gesù) ha meritato il paradiso, perché non dovrebbe ottenere il perdono il cristiano?” (S. Massimo di Torino).

Le cronache ci raccontano che al Santo hanno pregato giovani adolescenti come S.Teresa di Lisieux; Carlo Acutis (prossimo beato); Giulia Gabrieli, morta in concetto di santità; e sulla tomba si sono soffermati in meditazione S. Francesco di Sales, S. Massimiliano Maria Kolbe, il martire della carità p. Placido Cortese, il Venerabile frate Girolamo Biasi, S. Leopoldo Mandic (cappuccino), i papi S. Pio X, S. Giovanni XXIII, S. Giovanni Paolo II.

“A Gesù e a S. Antonio affido la mia anima, la mia vita, il mio lavoro, nell’umile speranza di essere perdonato dei miei peccati e avvicinato alla loro luce”. (Lucio Dalla)

E’ una umanità ferita quella che desidera essere ascoltata e curata al Santo. Nel silenzio del confessionale si presentano spesso penitenti convinti che il Signore li attenda, e parlano, parlano… Ma ancora più spesso si vivono lenti silenzi, rotti a tu per tu con il confessore, che sanno di mistero: il mistero di chi assolve e sa di aver bisogno di essere perdonato dalla misericordia di Dio come colui che riceve l’assoluzione.
Con il nostro ministero di confessori e Centro di ascolto, collaboriamo a costruire ponti di fraternità nelle famiglie, nelle parrocchie, tra i sacerdoti, nelle scuole, nell’ambiente di lavoro, negli ospedali, ma, soprattutto, a consolare chi è provato dalla sofferenza. Ogni giorno è sempre nuovo per poveri e ricchi, potenti e peccatori di ogni specie, sani e malati, uomini e donne. Entrano in basilica con fede e escono con la speranza di vivere meglio di prima. Alla preghiera liturgica comunitaria mattutina vi partecipano devoti di ogni genere e, talvolta, anche di diversa religione. Insieme meditiamo sul quotidiano dei santi e su alcuni versetti della Bibbia. Uno mi ha recentemente colpito: “Vuoi essere un vero credente? Pratica la giustizia, ama la misericordia e cammina umilmente con il tuo Dio”. Dopo una giornata vissuta ad ascoltare i pellegrini, i frati si raccolgono in preghiera per la recita dei Vespri, cui segue una cena comunitaria senza i misteri del silenzio.

La sera, prima di coricarmi, penso a chi ha chiesto la mia preghiera, soprattutto a chi, e sono tanti, ha versato lacrime calde. Vado con il pensiero alle parole scritte sulla volta della tomba del Santo: “Voi che siete stanchi e affaticati venite a me e io vi ristorerò”. E vado – e questa volta con il cuore! – a chi ha perduto una persona cara. Idealmente, ricordo l’espressione di papa Roncalli al giornalista Enzo Biagi: “Dottor Biagi, il problema non è la morte (muoiono tutti), ma sapere dove si va. Questo è consolante!” .
Chi cammina o viaggia verso Padova per pregare S. Antonio, dimentichi la statistica (4 milioni di pellegrini all’anno) e ricordi che il Santuario Antoniano è un dono al mondo, aperto alla misericordia a tempo pieno. Basta un po’ di fede, per ritrovare la voglia di vivere e un po’ di speranza per non sentirsi soli o abbandonati.
Dio si fa trovare da chi lo cerca con cuore sincero.

Una sera, tardi, mi sono tornate alla mente le parole che il regista Ermanno Olmi fa dire a Papa Giovanni XXIII:

“Cari genitori, quando sono uscito di casa, verso i dieci anni di età, ho letto molti libri e imparato molte cose che voi non potevate insegnarmi… Ma quelle poche cose che ho imparato da voi in casa sono ancora le più preziose e importanti… !”.

E con il pensiero ritorno bambino: è lì che ho imparato dove si va.
Ora mi trovo cresciuto, seduto al confessionale, con persone in fila nella cappella della riconciliazione e, prima della notte, con l’ultimo pensiero che è una domanda:

“Oltre che assolvere e pregare, che altro posso fare per i poveri cristi che ho incontrati nella giornata, che mi sta alle spalle? Domani, chi mi darà la risposta?”

fra Luigi Francesco Ruffato, frate del Santo – info@vocazionefrancescana.org

Webcam alla tomba del Santo

Tags: basilica di sant'AntonioFrati Minori Conventualiluoghi francescanisant'Antonio di Padovasantisanti francescanivita consacrata
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