Molti di voi ci chiedono informazioni sul Tau. Che cosa significa il Tau francescano? Che cos’è? Qual è il valore che nasconde? Come è nato? Proviamo in questo articolo a rispondere alle vostre domande!
Il Tau è un simbolo molto particolare: è un segno chiaramente francescano, inconfondibile, eppure è anche un segno cristiano in genere, dato che richiama direttamente la croce! Per questo è entrato anche a far parte del “corredo”, sia francescano che ecclesiale. Spesso viene anche indossato per moda, perché è bello e alternativo (l’ho visto anche tatuato sul braccio di un giovane!), ma, il più delle volte, è poco conosciuto, se non ignorato, nel suo significato più profondo.
Cerchiamo allora di capire meglio cosa significa, di conoscerne il significato più profondo, per imparare quale grande simbolo d’Amore ci portiamo al collo e cosa testimoniamo a coloro che ce lo vedono indossare con devozione.
(NB: se ti interessa, a questo link trovi un articolo sul Rito per la Consegna del Tau)
Il Tau nella Sacra Scrittura
Sì, prima di arrivare al nostro san Francesco, dobbiamo risalire molto più indietro, addirittura fino all’Antico Testamento. Infatti, anzitutto la Tau (sì, al femminile) è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico. Essa venne usato con valore simbolico sin dall’Antico Testamento. Se ne parla già nel libro di Ezechiele (Ez 9,4): qui è il segno che posto sulla fronte dei poveri di Israele, li salva dallo sterminio.
La gloria del Dio di Israele, dal cherubino sul quale si posava si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l’uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba. Il Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono (cfr Ezechiele 9,1-4).
Ma questa tradizione arriva anche al Nuovo Testamento. Infatti con questo stesso senso se ne parla anche nell’Apocalisse:
Poi vidi un altro angelo che saliva da oriente e portava il sigillo del Dio vivente, e gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era ordinato di danneggiare la terra e il mare dicendo: non danneggiate né la terra, né il mare, né piante finché non abbiamo segnato sulle loro fronti i servi del nostro Dio (Ap 7,2-3).
Come ultima lettera dell’alfabeto ebraico, era una profezia dell’ultimo giorno ed aveva la stessa funzione della lettera greca Omega (anch’essa ultima dell’alfabeto), come appare dall’Apocalisse:
Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente dal fonte dell’acqua della vita… Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine (Ap 21,6; 22,13).
Il Tau è perciò segno di redenzione. È segno esteriore di quella novità di vita cristiana, più interiormente segnata dal sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo (Ef 1,13).
Il Tau per i primi Cristiani
Per questi motivi il Tau fu adottato prestissimo dai cristiani. Tale segno si trova già nelle catacombe a Roma. Ma oltre al significato attribuitogli dall’Antico Testamento e dall’Apocalisse, le prime comunità cristiane collegarono subito la forma del Tau alla Croce di Cristo.
Ai tempi di Gesù la croce era la condanna per i malfattori, perciò simbolo di vergogna e scandalo. Ai condannati di quell’epoca veniva legato alle mani un palo dietro la schiena (chiamato patibolo); arrivati sul luogo della esecuzione, venivano issati su un altro palo verticalmente conficcato nel terreno. In questo modo i due pali ricordavano la forma della lettera Tau.
Con la Pasqua di Cristo quella croce, e quindi il Tau stesso, non è più un simbolo di vergogna e sconfitta, ma diventa simbolo di un sacrificio per mezzo del quale sono salvato. Il Tau perciò diventa il simbolo della dignità dei figli di Dio, perché è la Croce che ha sorretto Cristo. È un segno che mi ricorda che devo essere anch’io forte nelle prove, pronto all’obbedienza del Padre e docile nella sottomissione, come è stato Gesù davanti alla volontà del Padre.
Il Tau quindi (da un punto di vista biblico e quindi anche teologico) è segno:
- di riconoscimento del cristiano, cioè del figlio di Dio, del figlio scampato dal pericolo, del salvato; è perciò un segno potente protezione contro il male (Ez 9,6);
- di un privilegio divino, un desiderio di Dio per me (Ap 9,4; Ap 7,1-4; Ap 14,1);
- dei redenti del Signore, di coloro che si fidano di Lui, di coloro che si riconoscono figli amati e che sanno di essere preziosi per Dio (Ez 9,6);
- dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico (Sal 119 in fondo).
Il Tau nella storia della Chiesa
A partire quindi fin dai primi secoli, il Tau fu utilizzato dai cristiani in genere come segno di appartenenza alla comunità dei credenti e di conformazione alla croce di Cristo.
È però all’inizio del secondo millennio cristiano (XI secolo) che tale simbolo comincia ad essere utilizzato in maniera più massiccia, in particolare ad opera di alcuni ordini cavallereschi, che si occupavano di accogliere e prestare assistenza ai pellegrini e agli ammalati, lungo le principali vie di pellegrinaggio (come la via Francigena in Italia, o il cammino di Santiago in Spagna).
Il Tau è per esempio attestato già dal 1050 come simbolo dell’ordine dei Frati Ospitalieri di San Jacopo di Altopascio (Lucca), comunemente conosciuti proprio come “Cavalieri del Tau”. Ancora oggi il Tau è presente nello stemma di questa città!
Dal 1095 viene poi usato comunemente dai Canonici Regolari di sant’Antonio di Vienne, un ordine ospitaliero a servizio dei pellegrini e degli infermi. Il loro abito era formato da una veste e da un manto grigio scuro, con una croce di sole tre braccia di colore azzurro, cucita sopra il cuore. Tale ordine aveva il suo patrono in sant’Antonio Abate: fu così che presto il simbolo del Tau fu associato a questo santo, tanto da essere chiamato in araldica “croce di sant’Antonio“.
Oggi troviamo testimonianze della loro trascorso nelle città di Pescia, Pistoia e San Miniato, e presso l’abbazia di Ranverso (Torino), dove ancora oggi il simbolo del Tau è presente in maniera consistente.


Un fatto di particolare rilevanza però accadde il 1° novembre 1215, quando, all’apertura del Concilio Lateranense IV il vecchio Papa Innocenzo III parlò proprio del simbolo del Tau, commentando il testo del libro del profeta Ezechiele di cui abbiamo parlato sopra.
Il Papa affermò con ardore che avrebbe voluto essere lui stesso quell’uomo “vestito di lino con al fianco la borsa di scriba” e, così personalmente, passare attraverso tutta la Chiesa a segnare un Tau sulla fronte di tutti per così aprire il cuore di ciascuno ad un autentico cammino di conversione. Ovviamente sapeva bene di non poterlo fare di persona, perciò rilanciò questo compito e questa sfida ad ogni cristiano:
«II Tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico ed ha la forma di una croce, tale quale si presentava la croce prima che fosse posto il cartello di Pilato. Uno porta sulla fronte il segno del Tau, se manifesta in tutta la sua condotta lo splendore della croce; si porta il Tau se si crocifigge la carne con i vizi e i peccati; si porta il Tau se si afferma: di nient’altro mi voglio gloriare se non della croce di nostro Signore Gesù Cristo… Chi porterà il Tau troverà misericordia, segno di una vita penitente e rinnovata nel Cristo… Siate dunque i campioni del Tau e della Croce!».
All’inizio del 1200 quindi il Tau aveva assunto questi due significati pregnanti: la cura e l’attenzione agli ammalati (attraverso gli ordini ospitalieri) e la vita di penitenza e conformazione alla Croce di Cristo (attraverso il discorso del papa).
Il Tau arriva così a san Francesco
Ad ascoltare il papa il 1° novembre del 1215, nascosto tra la folla, si ipotizza ci fosse anche il nostro san Francesco con alcuni dei suoi frati (l’ordine era nato solamente 7 anni prima, nel 1208, proprio con la benedizione di papa Innocenzo). In ogni caso, l’eco del discorso del Papa li raggiunse toccandoli profondamente così che subito ne accolsero con favore l’appello.
Da quel giorno Francesco cominciò a predicare, ancora più intensamente di prima, la penitenza e la conversione, contrassegnando con un Tau la fronte di coloro che lo avvicinavano. Il Tau divenne così il suo segno distintivo. Da allora con esso Francesco firmava le sue lettere, lo disegnava sulle pareti delle celle dei suoi frati (come si vede nel convento di Fonte Colombo, nella valle Reatina). Diventò velocemente il simbolo che egli amava più di ogni altro.
Francesco in tal modo divenne il promotore di uno straordinario rinnovamento della Chiesa, lontano in ogni caso da ogni spirito polemico o di contrapposizione con la Chiesa istituzionale che egli invece venerava e chiamava sua “madre” e alla quale resterà, quale figlio devoto, sempre fedele e obbediente.
Per questi stessi motivi, faceva riferimento sempre a Gesù Cristo, lo stesso Signore che gli aveva parlato dal Crocifisso di san Damiano: per la somiglianza che il Tau ha con la croce, ebbe carissimo questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita come pure nei gesti. In lui il vecchio segno profetico si attualizza, si ricolora, riacquista la sua forza salvatrice ed esprime la beatitudine della povertà, elemento sostanziale della forma di vita francescana.
Il suo quindi era un amore che scaturiva da una appassionata venerazione per la santa croce, per l’umiltà del Cristo, oggetto continuo delle meditazioni di Francesco e per la missione del Cristo che, attraverso la croce, ha dato a tutti gli uomini il segno e l’espressione più grande del suo amore. Il Tau era inoltre, per il Santo, il segno concreto della sicura salvezza e della vittoria di Cristo sul male. Grande fu in Francesco l’amore e la fede in questo segno.
Con tale sigillo, san Francesco si firmava ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche sua lettera (FF 980); Con esso dava inizio alle sue azioni (FF 1347).
Il Tau era quindi il segno più caro per Francesco, il suo sigillo, il segno rivelatore di una convinzione spirituale profonda che solo nella croce di Cristo è la salvezza di ogni uomo.
Quindi il Tau, che ha alle sue spalle una solida tradizione biblico-cristiana, fu accolto da Francesco nel suo valore spirituale e il Santo se ne impossessò in maniera così intensa e totale sino a diventare lui stesso, attraverso le stimmate nella sua carne, al termine dei suoi giorni, quel Tau vivente che egli aveva così spesso contemplato, disegnato, ma soprattutto amato.
Cosa dev’essere il Tau per noi?
Oggi, moltissimi componenti della famiglia francescana: frati, suore, seminaristi, aspiranti, francescani dell’ordine secolare, giovani devoti, ammiratori ed amici di san Francesco, portano il Tau come segno distintivo di riconoscimento della loro appartenenza alla famiglia o alla spiritualità francescana.
Il Tau non è un feticcio, né tanto meno un ninnolo qualsiasi, esso è il segno concreto di una devozione cristiana, ma soprattutto un impegno di vita nella sequela del Cristo povero e crocifisso.
Ricevere il Tau, portarlo sul proprio cuore, è l’impegno per un cammino, per una scuola di vita. Il cristiano segnato con il segno della croce al momento del suo battesimo, deve diventare, portando la croce attraverso le immancabili sofferenze che comporta la vita, imitatore e seguace del Cristo povero e crocifisso. Quel Tau deve ricordarci una grande verità cristiana, la vita nostra associata a quella del Cristo nella croce come insostituibile mezzo di salvezza.
Lo sappiamo: nulla nasce di grande senza passare per il sacrificio. Accogliamo allora questo segno, portiamolo con fierezza, difendiamolo, viviamone la spiritualità, rendiamo ragione anche attraverso di esso della “speranza che è in noi”, consapevoli che solo aggrappandoci alla croce ogni giorno potremo rinascere con Lui, come Francesco, alla vita veramente nuova.
Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16,24).
Gesù, come disse ai suoi discepoli, ci mette davanti anche a noi questa verità nuda e cruda per la vita di noi cristiani: se vogliamo seguirlo dobbiamo prepararci a portare anche noi la nostra croce! Gesù è chiaro: se volete seguirmi non pensiate che la vita sarà tutta rose e fiori! Dovete essere pronti a soffrire, a cadere sotto il peso della vostra croce, a salire il calvario, a morire su di essa. Dovete prepararvi alla vostra via crucis! Ma non preoccupatevi, io sono lì vicino a voi, sono il vostro Cireneo che vi aiuta a portarla e poi… vi farò risorgere!
Quindi quando noi vediamo, oppure indossiamo, il Tau devono venirci in mente queste parole di Gesù e quello che quel simbolo ha fatto esplodere nel cuore del nostro Serafico Padre.
Ma ancora: Francesco, con il Tau, benediceva e otteneva molte grazie. Come abbiamo visto con il Tau diventiamo portatori di pace e, come Francesco, portatori di benedizioni! Anche noi possiamo benedire (vedi benedizione di S. Francesco o Nm. 6,24-27). Benedire significa dire bene, volere il bene per qualcuno. Al momento del nostro Battesimo, hanno scelto per noi madrina e padrino, oggi ricevendo il Tau, facciamo una libera scelta da cristiani adulti nella fede
Cari fratelli in cammino, in modo semplice, attraverso la storia, i segni e la teologia abbiamo cercato di dare un significato, meglio, un volto a questo simbolo tanto caro a noi francescani. Non abbiate paura o vergogna di indossarlo, siate sorgenti di benedizioni in questa “valle di lacrime” e fonte di luce per i fratelli in cerca del Signore.
Il Signore ci chiama a portare la pace. Per questo: pace e bene a tutti!
Vi benedico
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
PS: ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato a scrivere questo articolo, fornendoci materiale, aiuto e suggerimenti; a tutti loro va la nostra particolare benedizione!
Ho scoperto solo ieri pomeriggio di avere una medaglietta il tao…….e non ne sapevo il segnificato…adesdo vorrei avere delle notizie su come usarla…geazie1?
basta riandare ai vari significati del Tau indicati nel blog..e tenere vivi nella sua vita i valori a cui questo simbolo rimanda. pace e bene.
Dopo lunga riflessione mi sono permesso di farmi tatuare il TAU e la scritta: La Perfetta Letizia, sul braccio.
Quando mi trovo in momenti difficili li accarezzo e in quel momento provo una straordinaria tranquillità e forza
Ho un bellissimo tau dipinto di fiori in camera sul comò.Domani a un anno dalla scomparsa del mio caro papà,lo porterò in dono a lui sulla sua lapide,sperando che riposi in pace e dia a me la forza per andare avanti.