Si celebra oggi la “giornata della memoria”. Mi pare d’obbligo soffermarmi su questa ricorrenza perchè diventi occasione di riflessione, preghiera, e impegno morale e civile. Il ricordo tragico di quei fatti ci sproni a spenderci per un mondo migliore.
Non posso qui non riandare ancora alla figura di un martire francescano, P. Massimiliano Kolbe, frate Minore conventuale (la mia famiglia francescana), che si offrì di morire nel campo di concentramento di Auschwitz al posto di un altro prigioniero. Ugualmente, vi rimando anche ad un altro confratello, P. Placido Cortese, arrestato e ucciso dai nazisti per la sua azione di aiuto e sostegno a tanti bisognosi (ebrei, prigionieri politici e di guerra) presso la basilica di S. Antonio di Padova.
L’esempio estremo e radicale di questi due frati, ci interroga e provoca fortemente sul senso della vocazione francescana e religiosa: una vita donata! Se non così, è una vita sprecata!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

L’immagine dei pescatori di perle non è nuova nella riflessione sulla Shoah. Si rifà alla filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt, la quale definisce la figura del pescatore di perle come colui che si tuffa nel passato e riporta alla luce, dal fondo degli abissi, pensieri e azioni degli uomini che hanno un valore universale, comportamenti di eccellenza sul piano della dignità umana che apparentemente non lasciano tracce nella storia, ma il cui valore trapassa i gesti stessi da loro compiuti. Dice un detto ebraico: «Chi salva una vita salva il mondo intero», ma in determinate situazioni si può anche dire che chi preserva la propria dignità salva l’intera umanità.
Etty Hillesum, le cui riflessioni troviamo nel bellissimo diario, aveva intuito il valore che gli atti di resistenza al male potevano avere nella memoria delle generazioni future. Anche se tutto sembrava senza speranza, anche se non c’era la possibilità di opporsi alla macchina di distruzione tedesca, i piccoli atti di umanità avrebbero potuto rivivere come esempio, come partenza per la ricostruzione di un mondo nuovo. Quelle piccole oasi di dignità umana avrebbero avuto l’effetto di salvare l’idea stessa della condizione umana, se un giorno fossero state raccolte e raccontate. Diceva: «Un solo uomo buono è sufficiente per tenere accesa la speranza»
Gabriele Nissim riprende la teoria della filosofa tedesca:
«Questi uomini, a meno di casi eccezionali, sono in fondo dei vinti nelle vicende dei genocidi del nostro tempo, perché le loro azioni esemplari non sono riuscite a ribaltare il “male politico” di cui sono stati contemporanei, anche se hanno testimoniato una capacità di resistenza morale o hanno permesso il salvataggio di alcune vite umane. Sono dei vinti se li si giudica dal punto di vista dell’esito finale, dal punto di vista di quella storia andata male; sono invece dei potenziali vincitori se non sono rinchiusi nella gabbia del loro tempo, ma diventano un esempio morale per le nuove generazioni e le loro vicende, finalmente raccolte e raccontate, entrano a far parte della coscienza del mondo. Ciò che non si è realizzato compiutamente nel loro tempo, può finalmente brillare di luce piena nell’epoca successiva. Il vero miracolo umano accade quando un uomo che lotta in solitudine per la dignità, trova un amico che l’ascolta. Quell’uomo gioisce perché non si sente più invisibile».
I giusti e le perle nascoste negli abissi della storia: Giorgio Perlasca, Miep Gies, Oskar Schindler, Giovanni Palatucci, Carl Robert Lutz, Aldo Carpi, la famiglia Ulma, Dimitar Peschev, Nicolas Winton, Edith Stein, Sophie Scholl, Etty Hillesum, Massimiliano Kolbe, e tanti altri.
Saremo noi, questi amici che riportano alla luce gli invisibili, le perle nascoste negli abissi della storia per tanti, troppi anni?
Un dovere, una responsabilità, una missione.