Cari amici, fra pochi giorni, come già annunciato, un caro confratello, fra Nicola Zanin della comunità di Treviso, sarà consacrato sacerdote.
Fra Nicola sarà consacrato sacerdote attraverso l’imposizione sul suo capo delle “mani” del Vescovo celebrante che poi ungerà le “mani” del novello sacerdote con il Sacro Crisma! Quale ministero straordinario gli sarà conferito con questi semplici gesti delle “mani”!
E quali grazie sarà anch’egli chiamato a comunicare con la sua vita, il suo cuore e le sue stesse “mani”, nel nome di Gesù e addirittura “nella persona di Gesù”? Vi propongo al riguardo una bella riflessione, sul ruolo e la simbologia delle “mani” di un prete!
Vi chiedo ancora la preghiera per fra Nicola e per il dono di nuove vocazioni sacerdotali per la Chiesa, per ogni uomo. AL Signore Gesù sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Non so se abbiamo mai pensato cosa potrebbe fare un sacerdote se non avesse le mani. Sinceramente, nel rifletterci, si possono scoprire questioni determinanti. Durante le persecuzioni il più grande oltraggio ai vescovi e ai sacerdoti era quello di amputare loro le mani perché non potessero più né benedire né consacrare. I cristiani “raccoglievano” quelle mani e le conservavano come reliquie tra gli aromi. Cosa sarebbe dunque un sacerdote senza le mani? (…) Abbiamo mai, almeno una volta pensato all’importanza di quelle mani sacerdotali?
Un sacerdote con le sue mani consacra: rende cioè capace un piccolo pezzo di pane (particola) e un calice di vino ad essere Gesù Vivo e Vero, cioè proprio Lui!
Abbiamo mai fermato il nostro sguardo su quelle mani?
Se una volta nella nostra vita riuscissimo a non togliere i nostri occhi dalle mani del sacerdote mentre celebra tutta, e dico tutta l’eucaristia, non distoglieremmo mai il nostro cuore dalla vista di Gesù Cristo. Quelle mani ci conducono al centro e, mentre danzano sopra l’altare, apparecchiano la mensa, dialogano e parlano per noi e ci mettono in contatto con la realtà visibile e invisibile incorporandoci pienamente nel convito sacrificale e nel sacrificio conviviale.
Quelle mani si sollevano, si congiungono, si offrono, si lavano e si impongono. Che meraviglia l’imposizione delle mani sacerdotali. Essa è esigente perché realizza la missione più potente: la comunione di tantissimi in una cosa sola, in un solo corpo. L’imposizione non conosce revoca, realizza ciò che ordina.
Che miracolo esercitano quelle mani.
Attraverso quelle mani, nell’accoglienza e nella disposizione, passa la salvezza della nostra anima, il nutrimento del nostro cuore.
Nessuna consacrazione senza quelle mani. (…)
Grazie Sacerdote di Cristo, chiunque tu sia, perché dalle tue mani si sazia la mia sete e il mio cuore si nutre del vero cibo che io desidero.
Come San Francesco guarda alle mani dei sacerdoti
«Ecco, ogni giorno egli [il Signore nostro Gesù Cristo] si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote».
«Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!».