Ripropongo di seguito il “botta e risposta” con un giovane circa la povertà dei frati e il loro sostentamento. Non ho la pretesa di esaurire qui il discorso, ma certo, sono domande molto comuni che spesso tanti giovani e meno giovani mi rivolgono.
Questo mi porta a pensare come la scelta della povertà, ispirataci da san Francesco, ancora affascini e provochi e ..seduca.
Ai giovani desiderosi di conoscere meglio la nostra vita non mi resta che dire loro evangelicamente : “venite vedrete“.
Domanda di Federico
Salve fra Alberto, mi chiamo Federico, sono un ragazzo di Bitonto, 26enne, da un anno laureato in economia e commercio. In seguito ad alcuni avvenimenti personali è spuntato dentro di me un seme che mi ha portato a contatto con i frati francescani vicini alla mia residenza. Ho partecipato al primo week-end vocazionale presso il convento deputato all’accoglienza nella mia regione e sicuramente continuerò questo cammino per scoprire il progetto che il Signore ha in serbo per me.
L’unica mia preoccupazione, (sarà perchè sono laureato in Economia ed ho una piccola fissazione per costi e ricavi) riguarda il sostentamento personale di un frate: mi spiego… Dato che si fa il voto di povertà e si rinuncia ad avere dei beni personali, da dove derivano le fonti di sostentamento (cibo, effetti personali, eventuali medicine e altro…). C’è un fondo della chiesa destinato a mantenere i conventi francescani? Se un frate non dovesse lavorare e percepire un reddito, come si mantiene? Grazie. Pace e bene! Federico.
Risposta di fra Alberto
Pace a te fratello, grazie intanto per la fiducia e anche ti incoraggio nel cammino di ricerca che stai facendo. Circa l’interrogativo che mi poni.., be’ ecco solo alcune indicazioni, molto sintetiche. Ma credo che di tale questione comunque ne potresti parlare tranquillamente con i frati con cui fai il tuo discernimento. I francescani sono detti da sempre un “Ordine mendicante”: si vive infatti di offerte, di elemosina, di tanta carità della gente e del frutto del proprio lavoro, (come raccomandava San Francesco!) svolto nelle molteplici attività in cui siamo impegnati (parrocchie, santuari, scuole, predicazioni, opere di carità e di assistenza…).
Tutto viene messo in comune e condiviso cercando sobrietà e essenzialità, con uno stile di vita il più possibile semplice e libero e dunque senza attaccamenti (alle cose come al denaro…. agli affetti.. alla carriera.. al potere…al lavoro ecc..). Nessuno per es. tra i frati ha un conto proprio, o una macchina propria, o un incarico a vita, o altro che gli appartenga personalmente e in termini durevoli e definitivi. In tutto questo però, il criterio ispiratore fondamentale è, non certo la scelta di una vita povera in sé e per sé, quanto piuttosto l’aderire con cuore puro e indiviso al Signore Gesù e il desiderio di imitare Lui, mite e umile di cuore. Si è poveri dunque principalmente nella consegna di sé stessi al Signore e al suo Regno.
Da qui scaturisce la condivisione e la comunione tra fratelli e con ogni uomo, specie con chi è piccolo e povero…. Da qui uno stile, un modo di porsi, un essere in comunione nell’essenzialità e nella libertà e nel servizio, dove nessuno può dire, questo è “mio” (in termini di cose, ma anche di incarichi, mansioni…posti privilegiati..) !!! Il resto, come assicura il Vangelo, ci è davvero dato “in aggiunta” (Mt 6,24-34).
I frati, poi come tutti i religiosi, non rientrano nel sistema dell 8×1000 che vige in Italia, che garantisce invece uno stipendio ai soli preti diocesani, così come sono escluse da questo regime le chiese e le opere francescane. La Provvidenza però, credimi, anche tramite la bontà di tanta gente (che ci vuole davvero sempre molto bene!), non ha mai fatto mancare ai frati, un tetto, un vestito, del pane… e quanto necessita per vivere e svolgere il proprio ministero. Il Signore non ha forse promesso il centuplo a chi lascerà tutto per seguire solo Lui?!! Una promessa che si realizza miracolosamente ogni giorno, per noi e le tante opere (pastorali o caritative, educative, missionarie) che seguiamo in tutto il mondo!
Va anche detto che la povertà è anche e prima di tutto un atteggiamento interiore e spirituale da coltivare e custodire, per nulla scontato: si può essere infatti poveri di beni materiali, addirittura si possono scegliere forme rigidissime di vita (come alcuni movimenti ecclesiali di nuova fondazione che si “vantano” per questo e accusano altri di “rilassamento”!!!!) , ma essere appunto “ricchi” di superbia e di orgoglio e di potere e dunque per nulla poveri di spirito come ci chiede il Vangelo. L’umiltà è sempre un’altra declinazione della vera povertà che mai addita, mai si gonfia..
Caro fratello…spero di esserti stato utile in qualche modo. Ti incoraggio nel tuo cammino!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
salve a tutti,solo un modesto commento , credo fermamente nell'uguaglianza umana in qualsiasi contesto,frati,suore vescovi papa ,tutto il mondo ecclesiastico e civile,praticamente praticamente non trovo giusto veder fare sacrifici vicino a chi non ha problemi economici,chi sopravvive di stenti e chi vive economicamente benissimo,pur rappresentando lo stesso dio. buona giornata e auguri di un futuro migliore per la vostra generosa missione ,un abbraccio a tutti voi .