Dal Vangelo secondo Luca
Mentre erano in cammino, un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”. E Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”.
A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire prima mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il Regno di Dio”.
Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”. ( Luca 9,57-62)
“Seguimi”: è forte e impegnativo il Vangelo sopra scritto con l’invito diretto ed esplicito a seguire il Signore; chiede un “decidersi” senza riserve, senza “se” e senza “ma”!
Come è possibile entrare in questa logica tanto esigente e così lontana dal nostro modo comune di pensare? Di seguito propongo un commento rivolto soprattutto a quei giovani che in questo periodo sono “sulle spine” per una decisione totale per il Signore…
Ad essi va anche il mio incoraggiamento e la mia preghiera.
A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose: “Signore, permettimi prima di… Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, prima però lascia che… La decisione di partenza del chiamato può essere a volte entusiasta, ma ben presto col progredire del cammino nascono le paure e le resistenze. Tutto questo è normale perché a decidere è la nostra libertà.
Decidere è voler trasformare l’attrazione verso il valore in una scelta. Questa scelta ci identifica: rafforza la nostra identità e quindi la nostra maturità. Decidersi ci da una fisionomia, ci definisce.
Che cosa significa “decidere”?: dal latino “de – cidere”, tagliare da…; è un qualche cosa che fa male, è distacco, strappo, sacrificio, rinuncia. Esige rischio, bisogna esporsi, farsi avanti, accettare di sbagliare, darsi la possibilità. Il prezzo della decisione, è alto con un basso margine di sicurezza ed è a questo punto che nascono le paure e le resistenze.
La decisione umana è:
- Sicura: gli elementi di rischio sono ridotti al minimo; fra tutte è migliore quella decisione che più sa assicurarsi contro l’errore e il rischio di sbagliare. Qualsiasi scelta percepita oltre le proprie possibilità e capacità va accuratamente evitata.
- Al minimo costo: raggiungere l’obbiettivo con il massimo di efficienza e il minimo di perdita. Non c’è gratuità ma economia di mercato. Dietro c’è la paura di complicarsi la vita e si scelgono di conseguenza, obbiettivi non troppo impegnativi.
- Precisa e chiara: eliminazione delle variabili impreviste, prevenendo e prevedendo obiettivi finali e intermedi.
La decisione cristiana è:
- A rischio: la decisione cristiana si basa sulla fede in Dio non sulle certezze umane. Nessun consiglio o parere esterno potrà mai dare tutte le certezze.
- Al massimo costo: La decisione è cristiana quando esprime il dono di sé e chiede rinuncia (Rm 12,1-2). Più il costo è alto, più grande deve essere l’amore e quello cristiano si identifica in una parola scomoda: gratuità.
- Precisa ma non chiara: Discernere non significa disporre del futuro. Significa saper leggere un direzione nel presente. Discernere cosa Dio vuole e fidarsi facendolo.
Ogni decisione è simbolo della morte.
Chi non ha paure e resistenze significa che non sta camminando nella realtà. La resistenza è una modalità con cui si vive la tensione tra lo Spirito Santo e la libertà. Lo Spirito esercita un’attrazione sulla libertà che l’uomo può assecondare o ostacolare.
È il Vangelo percepito come verità che ci permette di cambiare la vita, di vincere cioè le resistenze alla vocazione attraverso quelle metafore che lui stesso contiene e narra. Il Vangelo cambia la vita quando la Parola di Dio diventa, nella sua interezza, “metafora vera” per la vita del credente.
La resistenza ha una sua valenza positiva perché presuppone una certa consistenza della personalità. La vocazione comporta conversione, interpella il senso della vita, la libertà; esige quindi la piena presenza della persona: la responsabilità. La resistenza significa in positivo il mettersi in discussione della persona e la capacità di pagarne il prezzo, affrontando la lotta e la fatica per ristrutturarsi secondo lo stile del Vangelo.
La resistenza diviene negativa quando equivale al rifiuto. Perché la razionalità, il proprio tornaconto, l’io prendono il sopravvento e finiscono con lo smarrire l’uomo illudendolo della gioia dell’intermedio. Oggi siamo totalmente immersi in questa cultura per la paura di scelte radicali e definitive… !
Il “SI'” alla proposta di Gesù di farsi suoi discepoli, è un atto di fede: richiede abbandono, fiducia alla sua proposta soprattutto se si è consapevoli della propria debolezza e fragilità. Il “NO” alla sequela non è mai generalmente un “no” alla proposta di Gesù, ma un “no” allo stile faticoso ed esigente che il discepolato e la sequela richiedono di assumere.
Le resistenze di molti giovani nascono nelle fatiche stesse dell’uomo contemporaneo:
- difficoltà a prendere decisioni a lunga scadenza;
- paura ad impegnarsi in un progetto che includa il tutta la vita;
- fatica a dire dei si e dei no che responsabilizzano;
- lasciarsi vivere piuttosto che rischiare;
- ricerca insensata dell’ appagamento immediato;
- auto-realizzazione e non vocazione;
- poca attenzione data alle esigenze dell’umanità: poca passione per il Regno;
- scarsa identificazione con la Chiesa…
A un altro disse: “Seguimi”… Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il Regno di Dio”… Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.
Le parole di Gesù ci dicono che la vocazione, la sua chiamata non è una proposta (qualcosa che ti interpella ma lascia un discreto spazio alla tua libertà: «Cosa ne dici se…?»). Nemmeno si tratta di un comando che obbliga senza tener conto della tua libera decisione («Fai quello che ti dico e basta!»).
Si tratta di “un appello”, “un invito a te” personalmente rivolto perché ti ritiene prezioso e degno di attenzione («Hai mai pensato di…?»). Gesù, chiamandoti, dice il tuo nome nel suo cuore e fa sentire nel tuo la sua voce. Per questo la decisione chiede ascolto di sé e di Dio.
Sempre, un vero discernimento, si svolge su questi due fronti, sbilanciandosi progressivamente verso Dio perché il decidersi per Cristo è solo questione di fede. Prima di rispondere dunque, di prendere una decisione, è necessario chiedersi con fede anche “cosa sta nel cuore di Dio”, quali sono le sue preoccupazioni, … ma di questo ne parleremo in modo più approfondito prossimamente..
Il Signore vi dia pace.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org