Ma i frati cantano? Che strana domanda… Oggi parliamo del canto, una dimensione importante della vita dei frati. Ecco la 28° pillola vocazionale.
Mi ha scritto ieri un ragazzo, Andrea (17 anni), facendomi davvero sorridere. Mi ha chiesto infatti: ” ma i frati cantano?”. Mi ha motivato questa domanda così specifica legandola al suo desidero di consacrazione, ma anche alla sua grande passione per la musica e soprattutto per il canto. E aggiungeva: “Se diventassi frate non potrei fare a meno di suonare e cantare! Ma non so se questo sia possibile per la vostra regola”.
Naturalmente, caro Andrea, la musica e il canto non solo sono possibili, ma sono una componente vorrei dire quasi irrinunciabile per un frate e il suo ministero. Lo stesso San Francesco, amava il canto e la musica… e da sempre molti tra i frati vi si sono dedicati con passione per rendere maggiore lode a Dio, per sostenere i fedeli, per allietare la fraternità, per pregare con più fervore… anche perché secondo un antico detto “chi canta prega due volte”!
Dunque stai tranquillo caro Andrea: se diventerai frate, il canto sarà una componente importante della tua giornata. Ma… soprattutto ti incoraggio caro Andrea (al di là di ogni tua dote canora o musicale) a fare dell’intera tua vita un canto al Signore!
A Lui sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Ma i frati cantano?
Il canto di san Francesco
È bello vedere come il canto sia stato importante per san Francesco. Egli lo amava così tanto, da riuscire a fare della sua stessa vita un continuo canto, una perenne lode al Signore e a quanto da Lui creato. Lo ricordiamo giovane per le vie di Assisi intonare le canzoni in francese imparate dalla madre Pica (francese). Ma molti altri sono gli episodi in cui egli canta. Come quando all’inizio della conversione (come narra il suo primo biografo Tommaso da Celano):
“Vestito di cenci, se ne va per una selva, cantando le lodi di Dio in francese. Ad un tratto, alcuni manigoldi si precipitano su di lui, domandandogli brutalmente chi sia. L’uomo di Dio risponde impavido e sicuro: “Sono l’araldo del gran Re; vi interessa questo?”. Quelli lo percuotono e lo gettano in una fossa piena di neve, dicendo: “Stattene lì, zotico araldo di Dio!”. Ma egli, guardandosi attorno e scossosi di dosso la neve, appena i briganti sono spariti, balza fuori dalla fossa e, tutto giulivo, riprende a cantare a gran voce, riempiendo il bosco con le lodi al Creatore di tutte le cose” (FF346).
O ancora, eccolo gareggiare con sorella cicala: “Sicuro e lieto cantava a Dio canti di letizia nel suo cuore” (fioretti). Ancora del suo canto e dei cori dei suoi frati si riempie la notte di Natale quando a Greccio prepara il primo presepio della storia.
Anche ormai prossimo alla morte, nel momento ultimo dell’abbandono e della sofferenza, scrive e canta il Cantico delle creature: Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue sono le laudi, la gloria e l’onore e ogni benedizione… Laudato sii… laudato sii…
Il canto dei frati
Le parole di Francesco nascono da un cuore che conosce la benedizione e che tutto accoglie. E’ il canto della gratuità. Questo è canto che i francescani da 800 anni portano nel mondo, nella Chiesa.
E ci vengono in mente allora altre parole di Francesco, in particolare nella Regola non bollata (XVII): “Restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamo grazie a Lui dal quale procede ogni bene”. Il cuore canta perché riconosce il dono e si riconosce come dono. Allora nasce la benedizione che si fa lode.
Fra i tanti video che girano in rete del canto dei frati, ne condivido con voi due: il canto dei giovani frati di Assisi per la Pentecoste e un canto di giovani frati polacchi. Evviva il canto, il canto per il Signore!
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