Ecco la 27° pillola vocazionale. Oggi andiamo al cuore della questione che anima questo blog: che cos’è la vocazione religiosa? Come sempre solo qualche provocazione…
Resto sempre a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Vi benedico.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Che cos’è la vocazione religiosa?
È una chiamata
La vita di consacrazione non è una scelta, ma una chiamata che esige una risposta. Ogni chiamata ha dentro un progetto e noi dobbiamo essere in attento ascolto, aperti all’ascolto per capire. Dio chiama per condurci “fuori” da noi stessi, poiché la vera realizzazione dell’essere è aprirsi agli altri e dimenticarsi di sé, anche se questo non significa autodistruggersi. Ognuno è chiamato “fuori” in modo diverso, con una vocazione propria. Solo chi è in ricerca capisce veramente, può ascoltare la chiamata; il discernimento aiuta a ripercorrere la storia personale e a scoprire Dio che passa momento per momento nella propria vita, attraverso delle mediazioni (la Parola, le persone, le situazioni….). Un sentire questo che non è il sentire col sentimento.
I segni
Il segno chiaro della chiamata alla consacrazione è il trasporto verso Dio, il profondo bisogno di Lui, l’innamoramento di Dio; e come per l’amore verso un’altra persona, anche in questa vocazione c’è prima lo slancio del cuore e poi è Dio a volere che la fede cresca. L’iniziativa è sempre di Dio e all’uomo spetta solo la risposta; Dio ha già tracciato il cammino e chiede a noi solo di mettere il piede nella Sua orma. Dopo la chiamata, la ricerca di Dio non deve però esaurirsi, perché se è pur vero che una vocazione si innesta principalmente sulla fedeltà di Dio, è comunque necessaria la collaborazione dell’uomo per farla crescere. Dio lascia sempre all’uomo la sua libertà.
“Il primo segno
è un profondo
bisogno di Lui”
È un dono
La consacrazione è un dono speciale che Dio fa alla sua Chiesa e a qualche persona in particolare, che egli guarda con amore unico (“fissatolo, lo amò”) rivolgendo il Suo invito: seguimi! Diventa quindi il dono totale di se stessi a Dio per il bene di tutti e non solo al fine di realizzare la propria vocazione. I religiosi, che possono essere sia laici che preti, testimoniano che la vita cristiana è esigente, radicalizzando ciò che Gesù consiglia e assumendolo nella propria vita come “voto”. Essi indicano che seguire Gesù trasforma la vita, cambia il proprio nome ed il proprio volto, rende uomini e donne più veri e più liberi. Con la propria vita il religioso ci comunica che Dio viene prima di ogni altra cosa, è l’assoluto, che chiede tutto e che dona tutto.
I carismi
Alla scelta definitiva di consacrare la propria vita a Dio si arriva solo dopo un lungo cammino, in cui si approfondisce sempre più il senso del rapporto personale con Dio, nello studio del carisma dell’ordine e attraverso la vita nella comunità di cui si entrerà a far parte. La vita religiosa ha come fondamento l’esperienza comunitaria, via privilegiata per l’incontro con Cristo, e si esprime in una moltitudine di ordini di cui i religiosi fanno parte. Ognuno dei numerosi ordini è caratterizzato da un particolare carisma, cioè il dono che Dio fa attraverso lo Spirito Santo al fondatore di un ordine.
Essere un frate francescano
Per noi francescani, il carisma è indicato sinteticamente dallo stesso san Francesco nelle prime parole della Regola che lui consegna ai suoi: “la vita e la regola dei frati è vivere il santo Vangelo!”.
Questo si concretizza nei tre voti (povertà, castità e obbedienza), detti anche “consigli evangelici”, per i quali i frati si impegnano a mettersi alla sequela di Gesù, seguendo le sue orme in maniera radicale, fedele e gioiosa. La vita fraterna è l’ambito che in particolare ci caratterizza e contraddistingue nel vivere questa chiamata all’Amore impegnativa e bella. Ma, non dimentichiamolo mai, è sempre e principalmente il Signore, a portare avanti e custodire la nostra consacrazione.