Fra i vari quesiti che mi giungono, frequente è la questione del celibato dei preti e dei frati e perché questi non si sposano. Di seguito riprendo parte di una lettera giuntami tempo fa da Marco, insieme alla mia risposta che spero vi possa aiutare a fare maggiore chiarezza sull’argomento.

Mail di Marco
Caro fra Alberto, nel mio cuore mi trovo recentemente combattuto e in forte crisi.
Sono molto attratto dalla vita sacerdotale e, quest’anno ho anche fatto un bellissimo cammino di discernimento vocazionale con la mia diocesi al riguardo. Ho anche pensato seriamente di entrare in seminario (avevo già deciso in tal senso e scritto la lettera di ingresso), ma proprio in questo ultimo mese ho conosciuto una ragazza verso la quale è nato un sentimento inaspettato. È anche la prima esperienza affettiva vera per me.
Così sono strattonato fra queste due opzioni. Vorrei diventare prete perché è quello che cerco e sogno da tempo; in relazione a questa strada, infatti, mi sono interrogato a lungo e con sincerità e sono convinto che il Signore mi abbia rivolto questo invito e chiamata! Ma non posso neppure negare questo nuovo sentimento che va a scompigliare però tutti i miei pensieri. Ancora non ho avuto il coraggio di parlarne con le mie guide del seminario: sembrava la mia, già una scelta fatta.
Mi chiedo il perché della scelta del celibato per i preti stabilita dalla Chiesa Cattolica. Che male ci sarebbe se un sacerdote, o anche voi che siete frati, vi poteste sposare? Se così fosse entrerei subito in seminario, non avrei un attimo di esitazione! Non potrebbe essere che Papa Francesco, come qualcuno dice, possa rivedere questa norma? Sono molte le domande che si affollano in me. Che ne pensa?
Grazie.
Marco

Risposta di fra Alberto
Pace a te fratello. Grazie per la fiducia e per avermi scritto di te aspetti molto intimi e riservati. Che dirti, mi limito a qualche passaggio fondamentale:
Non meravigliarti dei tuoi sentimenti
La prima cosa che non mi meraviglia, e non deve meravigliarti, è il sentimento che sta nascendo in te! Certo, guarda caso (!!!) questo giunge, proprio alla vigilia di un passo tanto importante.
Direi che quanto stai vivendo è quasi una prassi normale! Fa parte della dinamica dello scegliere; ogni scelta infatti implica necessariamente una rinuncia, un sì e un no… Di fronte a una decisione per nulla facile (come entrare in seminario), può accadere che riemerga con forza e anche sofferenza, quanto si deve lasciare.
Ma questo è una grazia e una verifica preziosa circa la tua vocazione. Se entrare in seminario non ti costasse nulla, dubiterei fortemente di te. È una scelta di vita a cui ti accingi!!! È un sì e un no che ti è chiesto! Tu cosa vuoi per davvero?
Il dato di fatto della scelta della Chiesa resta
In secondo luogo, non mi perderei tanto in discussioni riguardanti il “se” e i “ma” e i “però” in ordine alle scelte della Chiesa circa il celibato dei preti. Il dato di fatto da cui non puoi prescindere, resta comunque e in ogni caso, che un prete (almeno nella nostra chiesa cattolica romana) è chiamato al celibato e alla castità per il Regno: mi meraviglia un poco che nel tuo discernimento questo aspetto fondamentale non sia entrato prima.
Oggi il prete si connota per questa scelta di affidamento totale ed esclusivo al Signore e al Ministero, non dividendo il suo cuore con altri se non con Lui: Cristo è l’Amato, così la Chiesa è l’unica Sposa. Questa prassi nella Chiesa latina, non è una legge imposta senza un perché, ma trova da sempre (fin dai primi secoli) un fondamento prima di tutto nella vita stessa di Gesù (anche egli celibe): bello e forte che i suoi preti gli somiglino, siano davvero “alter Christus” imitando così anche il suo modo di essere! Se tutto quanto fa Gesù è “divino”, allora anche il suo vivere da celibe e in modo casto è “divino”, ed è “divino” imitarlo.
Il fondamento è anche nella Tradizione millenaria della Chiesa (vari Concili e Sinodi fin dal IV sec. fissano questa disposizione). Il celibato? Una questione dunque di cuore indiviso, di imitazione totale, di una vita consegnata a Gesù e alla sua Chiesa! È un “rinnegare se stessi”(Lc 9,18-24), è farsi eunuchi per il Regno (Mt 19,12), è lasciare beni e affetti per LUI (Lc 14,26-27). Sei disposto a fare questo per Gesù?
I sentimenti sono una benedizione
Che poi tu possa provare affetto e dei bei sentimenti per una ragazza, credimi, è una benedizione! Il mondo clericale, infatti, a volte è così sterile e incapace di sentimenti!
Ringrazia dunque il Signore che in tal modo ti sta confermando che sei un giovane normale e sano (di sentimenti e di orientamento), che ti fa misurare il cuore e la vocazione con una persona concreta (non un’idea astratta).
Il Signore non chiama a seguirlo più da vicino persone incapaci di innamorarsi o problematiche nel volere bene (c’è anche chi pensa questo!). In realtà egli vuole che i suoi preti siano dei veri uomini, delle persone autentiche che sappiano diffondere gratuitamente amore, nel suo nome, ad ogni persona, senza reclamare nulla per sé. Che misura ha il tuo cuore al riguardo?
Parlane con il tuo padre spirituale
Infine, di questo passaggio difficile, direi che è bene tu ne parli assolutamente con il tuo padre spirituale e che non lo affronti da solo. È bene anche che tu ti dia tutto il tempo necessario per un ulteriore discernimento nel confronto con la tua guida, nella preghiera e nell’ascolto attento di quanto si muove nel tuo animo: non è mai fruttuoso giungere a delle decisioni di vita sull’onda di emozioni e turbamenti e confusioni interiori. Sei disposto a questo dialogo sincero?
Ecco carissimo alcune indicazioni dirette e schiette… che riassumo in una brevissima frase: Se vuoi fare il prete o il frate caro fratello, devi essere disposto a dare la vita, tutta intera per Gesù, a lasciarti “trafiggere il cuore” solo da Lui!!! E’ a questo che ti senti chiamato?
Ti benedico e affido al Signore.
fra Alberto – info@vocazionefrancescana.org
Articolo molto interessante e diretto! Complimenti per il blog! Continuate così!