“Avvento tempo di attesa!”. Ecco il continuo ritornello-slogan che sentiremo ripeterci in questo periodo che ci separa al Natale e che inizia proprio questa sera.
“Tempo di attesa“: rischia, forse, di restare una frase fatta senza toccarci più di tanto. Come non riandare a quelle parole provocanti espresse da un grande scrittore italiano del ‘900:
Mi dà fastidio stare con gente
che dice di attendere la vita nuova
con la stessa noia con cui si attende il tram.
(Ignazio Silone)
Avere a che fare con un’attesa, infatti, non dovrebbe essere così scontato o prevedibile come si potrebbe pensare. L’attesa si colloca all’opposto di ogni staticità e immobilismo; ci sprona a guardare oltre ogni chiusura o comoda assuefazione o difficoltà.
L’attesa ci costringe a muoverci, a predisporci, ad approntarci per accogliere al meglio la novità, il nuovo, l’altro che sta per raggiungerci, ma che ancora non riusciamo a vedere e che pure cerchiamo e speriamo arrivi presto.
L’attesa è desiderio e fermento, l’attesa è amore e passione, l’attesa è insieme il buio della notte e alba di un nuovo giorno, è esperienza di morte e annuncio di resurrezione, è gioia e trepidazione. L’attesa è speranza e insieme pazienza, resilienza. L‘attesa è ascolto di ogni bisbiglio e sussurro che annuncia una venuta, l’attesa è sguardo lontano…
- L’attesa, dunque, come mi provoca e tocca in questo tempo di Avvento?
- Chi o che cosa sto aspettando nella mia vita?
- E le difficoltà del presente come incidono sul mio desiderio, sulla mia attesa, sul mio sguardo lontano?
Al Signore Gesù che viene, sempre la nostra Lode.
fra Alberto – info@vocazionefrancescana.org