Prima domenica di Avvento: arriverà anche quest’anno la luce nuova? Ci sarà una nuova alba? O siamo destinati alla notte, alle tenebre?
In questi giorni le notti si stanno allungando. Complice anche il cambio dell’ora, il buio arriva sempre prima alla sera, e al mattino quando si esce per andare al lavoro, o a scuola, è ancora notte fonda… Ogni giorno la notte si mangia un pezzetto di più di giorno, inesorabile, e ogni giorno l’alba arriva dopo, e il tramonto arriva prima, e forse ci viene la paura che se continua così, piano piano, ce lo porterà via tutto, e ad un certo punto non ci sarà più nessuna alba a rompere il buio della notte.
Forse è lo stesso per le nostre notti, le notti di questa società, di questo mondo, le notti dei nostri cuori. Forse vediamo che ogni giorno il male cresce, la speranza cala… vediamo che le guerre aumentano, che i problemi aumentano, che la situazione climatica peggiora, che si fa sempre più fatica ad arrivare a fine mese, che la pensione si allontana, che il lavoro è sempre più precario, il futuro sempre più incerto… e il moroso/a non arriva, gli anni passano, il sogno di una famiglia si allontana… ognuno ha la sua di notte, tutti ne abbiamo una.
E sale la paura che in fondo, lo sappiamo ormai: sarà sempre peggio, la notte si mangerà sempre un po’ più di luce, il male si mangerà sempre un po’ più di bene, e alla fine vincerà, non ci sarà più nessuna alba ad un certo punto…
Eppure, proprio dentro queste pieghe della storia, proprio mentre la luce decresce, proprio quando non c’è nessun segnale di ripresa, di svolta, la Chiesa accende le sue lampade, la chiesa fa il suo Capodanno, inaugura un nuovo anno. Proprio come la notte di Pasqua, prima ancora di vedere l’alba, la Chiesa già celebra il suo Signore che viene, che vince.
C’è una differenza sostanziale fra la speranza del mondo e la speranza cristiana:
- Il mondo festeggia il suo capodanno il primo gennaio, quando già il ciclo si è invertito da una decina di giorni, quando già si è visto che la luce sta riprendendo vigore e inizia a vincere le tenebre. Il mondo festeggia la vita che arriva quando ne ha le prove in mano, quando è sicuro che sta già succedendo.
- La speranza della fede invece è diversa: festeggia il capodanno nel pieno della battaglia, proprio quando le nostre truppe stanno perdendo, proprio quando sembra che tutto sia perduto, che ormai siamo sconfitti. Si direbbe: festeggia il re vittorioso proprio quando è appeso ad una Croce, festeggia la vita proprio quando il suo Signore muore.
Perché questo paradosso? Come facciamo a fare questa cosa da pazzi, di fidarci di un Dio che muore? Di festeggiare sicuri che l’alba vincerà proprio quando tutto sembra dire che invece stiamo perdendo alla grande?
Perché è già accaduto. Perché noi sappiamo che Cristo è risorto. Perché noi sappiamo che Dio ha già vinto ogni nostra morte, che la luce ha già vinto le tenebre. Le letture di questa domenica sono piene di questa speranza certa (qui i testi):
- Lo dice Isaia nella prima lettura: “alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti”, è sicuro Isaia, il Signore vincerà, e lo dice nel pieno dell’esilio babilonese, quando il popolo aveva perso tutto e non c’era proprio niente che poteva far pensare ad una ripresa.
- Lo dice san Paolo nella seconda lettura: “siate consapevoli di questo momento: è tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è vicina. La notte è avanzata, il giorno è vicino”. È sicuro Paolo, è certo, senza alcun dubbio!
- E il Signore ce lo dice con convinzione nel Vangelo: Il figlio dell’uomo, cioè il Signore Gesù, verrà, ne siamo certi. Non importa il come e il quando, ma verrà!
Anzi, verrà proprio come e quando non ci immaginiamo:
- Quando? Verrà proprio quando tutto sembra dire che ormai non verrà più, proprio quando ormai tutto umanamente ci farebbe dire che la speranza è finita, che non c’è più niente da fare.
- Come? Verrà in un modo sorprendente, che ci lascia sbigottiti. Non viene subito vittorioso, spada in mano, adesso risolvo tutto, no. Viene come un diluvio improvviso dice il Signore, viene come un ladro, viene come un uomo innalzato su una Croce. Non c’è niente di comodo in un’alluvione, o in un ladro in casa, o nello stare ai piedi di una croce che gronda sangue.
Il Signore viene, ma in un modo e in un tempo che non ci aspettiamo. In un modo e in un tempo del tutto destabilizzante. Eppure è proprio lì dentro che il seme si spacca e fiorisce il germoglio nuovo, rinasce la speranza, nel deserto più arido inizia ad aprirsi una strada. Accade qualcosa di nuovo, di inaspettato, di imprevedibile, qualcosa che noi non avremmo mai potuto fare con le nostre mani.
Siamo pronti ad accorgercene? Siamo pronti a credere, saldi nella speranza, anche nel buio più totale?
Buon avvento a tutti!
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org