Oggi è la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, domenica del Buon Pastore. Come comprenderla? Ci mettiamo in ascolto del Vangelo di oggi, certi che è l’unica parola che davvero vale la pena ascoltare sempre!
Dal Vangelo di Giovanni (Gv 10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
“Le mie pecore ascoltano la mia voce”. Sì, siamo qua anche oggi per ascoltare la sua voce; o almeno per provarci. Per provare a fermarci un po’, a stare un po’ in compagnia del timbro della sua voce, per sintonizzarci sulla sua lunghezza d’onda, concentrarci su di lui.
Nel metterci al cospetto di questa Parola, forse la cosa più utile e sensata è mettere da parte tutto ciò che sappiamo già, mettere da parte il bisogno di capire, di comprendere, di trovare nella Parola qualcosa da fare. Tutte cose che rischiano di renderla inefficace e disinnescare la sua potenza rivoluzionaria.
Allora, se anch’io oggi metto da parte tutte queste cose, provo semplicemente a condividere con voi ciò che questa parola suscita in me, per la mia vita, sperando che almeno qualcosa di questo entri in risonanza con le corde dell’esperienza di fede di qualcuno di voi, cari giovani in ricerca, e possa aiutare a sintonizzarci sulla voce del Pastore, l’unica che vale sempre davvero la pena di ascoltare.
Oggi è la “domenica del Buon Pastore“, quarta di Pasqua, quando la liturgia lascia ormai alle spalle i racconti delle apparizioni del Risorto e prova a portarci nell’ordinario della vita cristiana, nell’ordinario della vita dei Risorti, che, in quanto tale, è sempre straordinario. Sappiamo che nel ciclo dei tre anni la liturgia spezzetta il capitolo 10 del vangelo di Giovanni in tre parti: il tema è lo stesso, ma assume ogni anno una prospettiva un po’ diversa, come guardandolo da diverse angolazioni. Quella di quest’anno assume un punto di vista ancor più drammatico rispetto alle altre: qui c’è qualcuno che cerca di “strappare le pecore dalla mano del pastore”; e in che modo? Anzitutto eliminando il pastore stesso, infatti il v. successivo (v. 31) dice “di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo”.
Qui allora sia le pecore che il Pastore stanno rischiando la pelle. Chissà che questo rischio, che questa insicurezza, che questa paura, non risuoni un po’ come quella che ci abita un po’ tutti, dopo l’esperienza traumatica della pandemia e con una guerra all’orizzonte…
Eppure in questo brano mi pare ci sia anche un tono generale come di vittoria: Gesù appare sicuro di sé, invincibile! Sa bene che il rischio è grosso, ma è certo che alla fine il Pastore vince. È la sento come una certezza in cui possiamo anche noi riposare, nonostante tutto, proprio tutto.
Forse allora è proprio questa l’esperienza di Pasqua che passa attraverso questo brano, che almeno per me risuona forte: “ancora una volta, non temere, non aver paura, io ho vinto, io TI ho vinto, tu mi appartieni, nessuno può strapparti dalla mia mano, mai”!
Questa idea per Gesù è molto chiara. Così chiara che tutta la parte centrale del brano (vv. 28-29) non fa altro che ripetere questa cosa, usando via via espressioni diverse. Insomma, “nessuno può strapparle dalla mia mano”: nessuno!
Nessun potere può strappare dalla mano del Signore ciò che è suo, perché lui ha vinto ogni morte: “chi ci separerà?” direbbe san Paolo: nessuno! “Il Padre mio è più grande di tutti”, nessuno è come lui, non c’è dubbio su questo!
E con nessuno si intende nemmeno noi stessi! Noi stessi, con i nostri peccati, incostanze, durezze, tradimenti, il nostro essere come Pietro, come Giuda… niente, per quanto ci diamo da fare, mai potremo autostrapparci dalla mano del Signore, siamo suoi, per sempre, questa è certezza assoluta!
Insomma, Dio è più forte di qualsiasi altra cosa. Noi molliamo, noi siamo incostanti, lui invece non molla mai, non ci molla mai! Ed è proprio questa la cosa che mi convince di Lui, è per questo che ho scelto di mettere la mia vita nelle sue mani, e provo a farlo ogni giorno, è questo che mi appassiona di lui, perché è l’unico che assicura questo: “io non ti mollo mai”! “Lui è il più grande di tutti”, davvero.
E a voi oggi, giovani in cammino, dico questo: al giorno d’oggi una vocazione regge solo se c’è dentro in qualche modo questa esperienza qua, l’esperienza che ti fa sentire nel profondo del tuo essere che davvero nessuno è come il Signore, nessuno vale la pena come lui!
Ecco, allora penso anche non ci resta che sintonizzarci su questa certezza, lasciare che questa parola prenda davvero carne in noi, dica al nostro cuore, alla nostra anima, alla nostra testa, ai nostri sentimenti, affetti, desideri, speranze, dica la verità: “tu a volte molli, ma lui non ti molla mai!”. E così allora davvero oggi sarà la giornata di preghiera per le vocazioni.
E come è possibile che noi ci sintonizziamo? È possibile, anche questo, non per merito nostro, ma per merito suo. Infatti le pecore “ascoltano la voce del pastore”: perché? Non perché sono brave, ma perché il Pastore le conosce.
Non siamo noi bravi ad ascoltare lui, è lui che è bravo perché sa parlarci con la nostra lingua, con il nostro alfabeto, perché ci conosce, ci conosce così bene che sa toccare le corde giuste del nostro cuore, in maniera diversa per ciascuno di noi. È lui che si sintonizza con noi più che noi che facciamo lo sforzo di sintonizzarci con lui.
Allora che il trucco sia proprio questo: non cercare lontano, non cercare altrove, ma rientrare dentro noi stessi, ritornare ad ascoltare ciò che vibra nel profondo del mio cuore. Se mi sintonizzo con il vero me stesso, beh, è facile che proprio lì il Signore stia già parlando, proprio lì il pastore sta già parlando il tuo linguaggio, proprio lì ti ritroverai già salvato, già protetto, già pieno di vita eterna. E nessuno potrà mai strapparti da quella gioia piena.
Buona Giornata di Preghiera per le Vocazioni a tutti!
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org
che serenità leggere queste parole piene di echi,prima di leggerle avevo scritto un commento all’omelia di padre Daniel,nella messa delle 18 di oggi,vero col Padre,col Buon Pastore,col Figlio si crea un dialogo che risuona con ciò che c’è già dentro di me,grazie,@ <3 credo prego e ringrazio,questo è uno spazio rivolto ai giovani,ma ho bisogno di queste parole,bagnano un terreno arido,privo di luoghi in cui potersi ritrovare e dialogare con serenità e fiducia
Noi ti seguiremo sempre buon pastore e che la nostra testimonianza vocazionale che abbiamo reso in parrocchia sia di ispirazione alla nostra comunità. A lode e gloria di Gesù Cristo e del beato Padre Francesco.