Il pontefice, presentando un testo francescano, invita i giovani a non stancarsi di cercare Colui che da sempre ci cerca per dare pienezza alla nostra vita.
In questi giorni è uscito un nuovo libro di p. Raniero Cantalamessa (predicatore della Casa Pontificia recentemente creato cardinale, insieme al “nostro” p. Mauro Gambetti intitolato «Francesco giullare di Dio. Raccontato ai giovani da frate Pacifico “re dei versi”». La premessa a questo testo è scritta in prima persona da papa Francesco, che coglie l’occasione per rivolgersi a tutti i giovani in ricerca …come i lettori del nostro blog!
Prima di vedere alcuni spunti preziosi nello scritto del papa, presentiamo brevemente il frate citato nel titolo del libro.
Chi è fra Pacifico?
Cantalamessa si riferisce alla vera storia di Guglielmo Divini, da Lisciano (AP) che, all’apice del suo successo come cantastorie, incontrò Francesco d’Assisi e ne fu talmente toccato da volerlo seguire per tutta la vita. Vestì quindi l’abito francescano e prese il nome di frate Pacifico, perché, come racconta Tommaso da Celano, «fu ricondotto da Francesco alla pace del Signore». Lo stesso biografo francescano ci dà un breve ritratto di Guglielmo e della sua notorietà:
Era chiamato “il Re dei versi”, perché era il più rinomato dei cantori frivoli ed egli stesso autore di canzoni mondane. In breve, la gloria del mondo lo aveva lo aveva talmente reso famoso, che era stato incoronato con molte glorie dall’Imperatore.
(Tommaso da Celano, Vita seconda, Capitolo LXXII, FF 693)
Evidentemente Guglielmo era un uomo che, pur avendo tanto, cercava interiormente “qualcosa di più”. L’essere in ricerca aveva preparato il terreno del suo cuore; l’incontro con Francesco d’Assisi infatti ebbe per lui un effetto potentissimo, tanto che «senza frapporre indugi» disse al Santo: «Veniamo ai fatti. Toglimi dagli uomini e rendimi al grande Imperatore!».
È una bella metafora della conversione e della vocazione questa: spostare il “centro di gravità” dal proprio io …alla signoria di Dio!
L’essere in ricerca aveva preparato il terreno del suo cuore
Frate Pacifico fu un fedele compagno del Poverello. Le Fonti Francescane riportano vari episodi che lo vedono protagonista, e perfino Giotto l’ha immortalato in uno degli affreschi nella Basilica superiore di Assisi. Si tratta di una visione avuta da fra Pacifico mentre era in preghiera nella chiesa di Bovara, presso Trevi, in Umbria: vide in cielo molti troni, fra i quali uno più alto e glorioso di tutti, ornato di pietre preziose. E udì una voce che gli diceva: «Questo seggio fu di uno degli angeli che caddero, e ora è riservato all’umile Francesco» (cfr. Specchio di perfezione, FF 1750; Leggenda maggiore, FF 1111).
Cosa ci dice papa Francesco
La vicenda di Guglielmo/fra Pacifico, tolti alcuni tratti legati al contesto medievale, è simile a quella di molti giovani che, anche oggi, vivono l’esperienza di raggiungere vari obiettivi, di avere tante possibilità, ma di sentirsi comunque insoddisfatti. Da questo nasce la ricerca di un “oltre”, che spesso sfocia nella riscoperta della fede e magari in un vero e proprio cammino vocazionale.
Il papa concentra il suo messaggio a ogni «giovane fratello in ricerca» proprio sul tema del cercare e trovare, partendo dal brano del Vangelo di Matteo: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto» (Mt 7,7-8).
A queste parole così belle e promettenti di Gesù, papa Bergoglio aggancia le normali obiezioni che possono venire in mente a un giovane:
«Davvero se io chiedo al Signore egli ascolterà la mia richiesta, se lo cerco lo troverò, se busso egli mi aprirà?» Allora ci si può fidare o no di queste parole? Non saranno anch’esse, come le molte altre che sento intorno a me, fonte di illusione e quindi di delusione?
A questi dubbi è di nuovo la Scrittura a offrire una risposta, nel libro di Geremia: «Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi» (Ger 29,13-14).
Dio quindi si lascia trovare, ma è necessario cercarlo con tutto se stessi. Ogni ricerca autentica coinvolge profondamente tutta la persona; su questo papa Francesco insiste:
Chi cerca trova se cerca con tutto il cuore, se per lui il Signore diventa vitale come l’acqua per il deserto, come la terra per un seme, come il sole per un fiore. E questo, se ci pensi bene, è molto bello e molto rispettoso della nostra libertà: la fede non si dà in maniera automatica, come un dono indifferente dalla tua partecipazione, ma ti chiede di coinvolgerti in prima persona e con tutto te stesso. È un dono che vuole essere desiderato. È, in sostanza, l’Amore che vuole essere amato.
Il papa dà nuovamente voce a una possibile obiezione: quella di chi dice di aver cercato il Signore, ma senza trovarlo. E qui pone una domanda che provoca: «quanto era forte il tuo desiderio di Lui? Cercalo con tutto lo slancio del tuo cuore, prega, domanda, invoca, grida, ed egli, come ha promesso, si farà trovare».
Il “re dei versi”, [fra Pacifico], amava la vita e, come ogni giovane, desiderava viverla appieno. Nel suo impetuoso desiderio di pienezza cercava senza saperlo Colui che solo può riempire il cuore dell’uomo. Cercava e fu trovato.
A conclusione del suo scritto, il pontefice ci ricorda che «Dio non ha smesso di chiamare, anzi, forse oggi più di ieri fa sentire la sua voce. Se solo abbassi altri volumi e alzi quello dei tuoi più grandi desideri, la sentirai chiara e nitida dentro di te e intorno a te».
Ringraziamo papa Francesco per queste parole che “bucano” le pagine e ci raggiungono dritti al cuore, e raccogliamo il suo invito a… non dimenticarci di pregare per lui!
Ogni pace e bene!
fra Fabio – frafabio@vocazionefrancescana.org