“Figli di Dio, siamo stati creati per la luce e la nostra anima anela inesauribilmente al nuovo, al bello, all’amore vero, eterno e ineffabile”.
“Dove, dunque, trovare
ciò che renda nuova la nostra vita?”
Ecco la domanda che da sempre attraversa il cuore dell’uomo, a cui solo Gesù può dare l’unica vera, autentica risposta!
Ci offre una bella riflessione al riguardo, Antonio, un giovane che quest’anno partecipa al Gruppo vocazionale San Damiano. Appassionato di letteratura francese, trae spunto da una poesia di Arthur Rimbaud – «Natale sulla Terra» – per suggerire un itinerario di speranza e di luce.
Lo ringraziamo di cuore, assicurandogli la nostra preghiera.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
«Natale sulla Terra»
Dallo stesso deserto,
nella stessa notte,
sempre i miei occhi stanchi si destano
alla stella d’argento,
sempre,
senza che si commuovano i Re della vita,
i tre magi, cuore, anima, spirito. Quando
ce ne andremo di là
dalle rive e dai monti,
a salutare la nascita del nuovo lavoro,
la saggezza nuova, la fuga dei tiranni e dei demoni,
la fine della superstizione,
ad adorare – per primi! – Natale sulla terra!«Noël sur la terre»
Du même désert, à la même nuit, toujours mes yeux las se réveillent à l’étoile d’argent, toujours, sans que s’émeuvent les Rois de la vie, les trois mages, le coeur, l’âme, l’esprit. Quand irons-nous, par-delà les grèves et les monts, saluer la naissance du travail nouveau, la sagesse nouvelle, la fuite des tyrans et des démons, la fin de la superstition, adorer – les premiers ! – Noël sur la terre !
Arthur Rimbaud (Charleville 1854 – Marseille 1891)
Rimbaud, il poeta veggente
Questa poesia, poco conosciuta, è stata scritta da Arthur Rimbaud, poeta francese vissuto nella seconda metà dell’Ottocento e che, insieme a Baudelaire, Verlaine e Mallarmé, incarnò la figura del “poeta maledetto”, contribuendo alla trasformazione del linguaggio della poesia moderna.
Tra i maggiori esponenti del movimento simbolista, la sua poetica è stata antirealistica e incontaminata dalle problematiche sociali. L’artista non si sente parte della società e indaga, attraverso la sensibilità, nell’abisso dell’animo umano per spiegare i desideri dell’inconscio e i sogni, attraverso una scrittura autobiografica e soggettiva.
Secondo Rimbaud, solo la poesia è in grado di rivelare l’ignoto, quella realtà misteriosa che non si può percepire con i soli sensi. Il poeta, dunque, diventa veggente attraverso “una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi”.
In questa poesia si avverte il senso di solitudine , la stanchezza ma, nel contempo, l’anelito al viaggio, la speranza di incontrare quella saggezza nuova sulla terra che renda nuove tutte le cose.
L’annuncio del mondo nuovo: tra erranza e speranza
É, altresì, l’annuncio del mondo nuovo, che possa incominciare per ciascuno di noi già in questo mondo. La venuta di Gesù incarna la venuta del Regno di Dio, egli è la speranza dell’uomo nuovo, rigenerato, perché redento.
Rimbaud avrebbe, di lì a poco, intrapreso un viaggio, lontano dall’Europa, alla perenne ricerca di qualcosa che potesse rendere nuova la sua vita. Vivrà una vita errabonda, pervaso da una forte inquietudine e frustrazione, costantemente annoiato, come lui stesso scriverà nelle lettere dall’Africa, da quei piaceri che la vita offre, quei piaceri fugaci, vacui ed effimeri.
La contemporaneità dell’opera: tra deserto e notte
Nonostante siano trascorsi ben oltre 150 anni dalla stesura di questa poesia, possiamo senza dubbio affermare che questo vuoto incolmabile (rintracciabile nella parola “deserto”) e questo buio dell’anima (rintracciabile nella parola “notte”) contraddistinguono la maggior parte della gioventù contemporanea, tutto ciò si traduce in un’erranza spirituale.
L’inesauribile anelito all’amore
Tuttavia, essendo figli di Dio, siamo stati creati per la luce e la nostra anima anela inesauribilmente al nuovo, al bello, all’amore vero, eterno e ineffabile.
Dove, dunque, trovare ciò che renda nuova la nostra vita?
Certamente in Gesù Cristo. La sua nascita viene ad allietare i nostri cuori, ad alleviare le nostre ferite, a colmare i nostri vuoti con un amore infinito.
Nella poesia si avverte, inoltre, la fusione tra cielo e terra, tra l’uomo e Dio. Rimbaud scriverà che “solo l’amore divino conferisce le chiavi della conoscenza”.
Oltre il buio: cercare la luce seguendo la Stella
Ad un incipit nostalgico si contrappone un finale carico di speranza, quasi a sussurrarci che, in fondo, nessuna notte può durare per sempre e che, dopo il buio, arriva sempre la luce. Persino nel buio (come quello in cui versiamo a causa della pandemia) non dobbiamo mai smettere di cercare la luce, così come i Magi (accostati nella poesia a “cuore, anima e spirito”) seguono quella stella luminosa, che irradia quella notte di tenebre per arrivare dinanzi a Lui, il Re dei re.
Ecco, troviamo anche noi la nostra stella in Gesù, nostro Signore, e ogni paura sarà debellata, ogni dolore si trasformerà in gioia, ogni desolazione diverrà consolazione e la morte sarà sconfitta dal trionfo della vita.
Lasciate che la magia del Natale pervada le vostre anime, accendendo l’amore nei vostri cuori.
Al Signore tutta la nostra lode.
Antonio Vignola – info@vocazionefrancescana.org