Continuiamo la nostra riflessione con alcuni strumenti utili per scoprire e decidersi riguardo alla vocazione e al discernimento. Siamo alla seconda puntata: parliamo di Chiesa.
Oggi fra Francesco, continuando il piccolo percorso iniziato ieri, ci parla del ruolo della comunità dei credenti nel discernimento del singolo. Un tema che spesso viene bistrattato e lasciato da parte, mentre per noi francescani, sull’esempio dello stesso Francesco d’Assisi, è davvero centrale.
Grazie ancora a fra Francesco e buona lettura.
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org
Mettendoti in cammino per ascoltare la voce del Signore, che ti parla e rivela la tua vocazione, ti ritroverai naturalmente in comunità. Così è stato per i primi che hanno risposto alla proposta: «Seguitemi» (cfr. Mc 1, 16-20). Così è stato per Francesco d’Assisi che, non appena compresa in modo più chiaro la propria via, fu immediatamente seguito da diversi vecchi amici: «tanto che ‘l venerabile Bernardo / si scalzò prima […]. Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro / dietro a lo sposo, sì la sposa piace» (Paradiso XI, 79-80.83-84).
Nella comunità dei credenti
Il cristianesimo è naturalmente comunitario, la vita di fede autentica è naturalmente contagiosa e quindi ecclesiale. Seguendo Gesù si entra per forza (e anche con gusto di solito) nella “compagnia di Gesù“, anche se non si diventa Gesuiti! E questa compagnia nel senso più completo e vero è la Chiesa, nel suo insieme.
Quella Chiesa che sperimentiamo in senso più semplice, immediato e quotidiano nella nostra Parrocchia, nei frati e suore con cui entro in contatto, nella rete di amicizie che la vita di fede mi fa scoprire… ma che è ben più ampia: è la Diocesi e la Chiesa universale, con il Papa che «presiede nella carità». Ma è anche quella che un tempo si chiamavano abitualmente Chiesa trionfante (i santi in Paradiso) e purgante (i nostri defunti in Purgatorio). Tutto questo è la compagnia e il Corpo di Cristo Gesù, di cui anche tu sei un membro e nel cui “organismo” compi il tuo discernimento.
Questo significa almeno due cose semplici, ma non scontate.
Avere degli esempi
Mentre muovi i passi del tuo cammino vocazionale posa il tuo sguardo su Gesù, e poi su quelli che lo seguono… Significa avere degli esempi, delle pietre di paragone (positive e negative), degli stimoli per intuire come indirizzarti, dei santi (vivi in terra o in cielo) a cui ispirarti: delle storie in cui la Parola di Dio si è fatta carne, in cui la misericordia ha trasformato, in cui la fedeltà/infedeltà umana ha avuto il suo peso. Saranno stimoli per darti maggiore realismo o incoraggiare la tua fragile speranza…
Qualcuno che ti sostiene
Oltre a questo, sentirai lo sguardo degli altri su di te. No, non intenderlo tanto come giudizio, ma come: preghiera (per te), fiducia (in te), preoccupazione e incoraggiamento (nelle difficoltà), speranza (perché uno come te si mette in gioco con Gesù e la sua Chiesa)…
Sono, questi, atteggiamenti che sperimenterai incarnati nella vicinanza di qualcuno in particolare (il padre spirituale, la suora o il frate che ti accompagnano, la coppia guida del gruppo fidanzati, il parroco, qualche amico cristiano…), ma che in molti nella discrezione e nel silenzio mettono in pratica.
Sapeste – per esempio – quanti frati (e suore!) pregano in modo gratuito e dietro le quinte, preoccupati prima del buon esito della vita del ragazzo che di avere un frate in più… (Scusate la parentesi personale: io stesso ho un enorme debito di gratitudine soprattutto verso alcune religiose, che da anni mi assicurano la loro quotidiana preghiera per la mia vocazione e il mio ministero!).
Stare nella Chiesa in questo modo, con tutti e due i piedi e con tutto il cuore, ti aiuterà ad orientarti sempre meglio!
fra Francesco Ravaioli – info@vocazionefrancescana.org