Ogni anno, il Giovedì Santo si commemora l’istituzione dell’eucarestia. Gesù “inventa” la Santa Messa: anticipa nel banchetto pasquale il suo Sacrificio totale sulla Croce, unito alla comunità fragile dei suoi discepoli e amici. “Inventa” anche il ministero santo, unico e insostituibile del prete, del presbitero, del sacerdote, per non far mai mancare la sua presenza reale in mezzo a noi.
Diventare prete: una vocazione in questo nostro difficile tempo segnata purtroppo da molte crisi e contraddizioni, macchiata talvolta da peccati e povertà, eppure anche sempre resa luminosa dall’esempio di dedizione e consegna totale di sè da parte di innumerevoli sacerdoti fedeli alla chiamata del Signore, completamente dediti alla loro comunità, alla propria gente.
Tutti sentiamo la necessità e il bisogno della loro presenza, ancor più ora che siamo afflitti da un’epidemia che ci impedisce un incontro personale e ravvicinato, ci esclude dall’eucarestia e non consente neppure le celebrazioni della Settimana Santa! Ma sono convinto che, nel disegno provvidenziale di Dio, anche questa sofferenza e questo limite saprà aiutare tanti a riaprire il cuore alla fede e molti giovani a rispondere alla chiamata al dono di sè come sacerdoti e consacrati!
Tra di noi Frati Francescani, fin dai primi tempi dell’Ordine, molti sono anche sacerdoti: una vocazione nella vocazione!
Sappiamo come San Francesco manifestasse uno smisurato amore e devozione ai frati-sacerdoti. È in particolare l’Eucaristia il motivo di questa sua grande fede nei sacerdoti, lo stupore del suo cuore e dei suoi occhi nel contemplare il Figlio di Dio presente nel pane e nel vino consacrati. Così si esprime nella Ammonizione sul Corpo del Signore:
«Perciò: Figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore? Perché non conoscete la verità e non credete nel Figlio di Dio? Ecco, ogni giorno egli si umilia , come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote». (Ammonizioni – FF 144)
San Francesco sapeva anche bene che i sacerdoti non erano di per sé impeccabili o esenti da limiti o difetti. Egli non si lascia però influenzare da atteggiamenti “puristi” allora molto diffusi (cfr valdesi o catari), ma rimanendo sempre bene saldo nella fede cattolica, a proposito dei sacerdoti, egli sempre raccomandava:
«Riverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l’ufficio e l’amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo che essi sacrificano sull’altare e ricevono e amministrano agli altri. E tutti dobbiamo sapere fermamente, che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano». (FF193-194)
Negli ultimi anni della sua vita Francesco, gravato dal peso delle malattie, ai frati radunati in Capitolo ancora invia una lettera accorata rivolgendosi soprattutto a coloro che nella fraternità sono anche sacerdoti:
«Prego poi nel Signore tutti i miei frati sacerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell’Altissimo, che quando vorranno celebrare la Messa, puri e con purezza compiano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda, non per motivi terreni, né per timore o amore di alcun uomo, come se dovessero piacere agli uomini» (Lettera a tutto l’Ordine, 14).
Francesco molto insiste che i frati-sacerdoti siano santi e giusti e degni di toccare con le proprie mani il corpo del Signore di cui sono ministri e servi:
«Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo; se il Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca e offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma in eterno vivente e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo» (Lettera a tutto l’Ordine, 21-22).
Ed è proprio questo contatto diretto, materiale, delle mani con l’eucaristia che suscita in Francesco l’atteggiamento di venerazione per i sacerdoti di cui le antiche fonti biografiche ci danno notizia. Un suo biografo, Tommaso da Celano negli anni 1246-1247 scrive che Francesco:
«voleva che si dimostrasse grande riverenza alle mani del sacerdote, perché a esse è stato conferito il potere di consacrare questo sacramento. Diceva spesso: “Se mi capitasse di incontrare insieme un santo che viene dal cielo e un sacerdote poverello, saluterei prima il sacerdote e correrei a baciargli le mani. Direi infatti: Oh! Aspetta, san Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo della vita e possiedono un potere sovrumano!”» (Tommaso da Celano, Memoriale nel desiderio dell’anima, 201).
Carissimi fratelli, sorretti dunque dall’esempio di san Francesco vi invito oggi a pregare e ricordare in modo speciale tutti i sacerdoti sparsi nel mondo; ad avere un pensiero d’affetto per i vostri parroci; a fare memoria grata dei tanti preti buoni e generosi incontrati nella vostra vita; ad affidare al Signore quanti sono morti anche in questo tempo di pandemia; ad invocare perdono per i peccati e il cattivo esempio di alcuni; a chiedere all’Altissimo il dono di “tanti e santi sacerdoti” per la sua Chiesa.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org