Condivido oggi con voi la bella storia vocazionale di un giovane frate, fra Domenico Paolo Di Ridolfi. Un’avventura d’amore, un cammino misterioso che vede protagonisti il Signore e san Francesco e il “Sì” disponibile e generoso di fra Domenico Paolo che ringrazio di cuore per la testimonianza assicurandogli la nostra preghiera e vicinanza.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

“Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più lo chiamavo, più si allontanava da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Éfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro.” (Os 11,1-3)
Mi chiamo fra Domenico Paolo Di Ridolfi e vengo da Atri, comune che si trova in provincia di Teramo. Sono voluto partire da questa Parola del profeta Osea perché è quella che più mi rappresenta nel mio cammino vocazionale. Fin da piccolo mi piaceva fare il commerciante, un’arte che mi riusciva bene. Il desiderio per questo mestiere cresceva tanto che all’età di 14 anni sono entrato a lavorare in un supermercato, anche se per motivi di studio vi andavo solo durante la stagione estiva. Così ricevuta la cresima il mio mondo era basato sulla scuola, i divertimenti e il lavoro, per Dio non c’era posto.
Tutto questo fino a quando due anni dopo fui ricoverato all’ospedale Gemelli di Roma per una grave ipoacusia improvvisa all’orecchio destro. Dopo circa venti giorni di degenza cominciai a pregare il rosario, una preghiera che non conoscevo, ma che grazie alla radio dell’ospedale riuscii ad imparare. Fu un momento difficile, soprattutto perché dovevo accettare che non ci avrei sentito più; in questo momento fu proprio la preghiera a darmi la forza per combattere. Ma ciò che mi aspettava fuori era ancora più difficile poiché la scuola non mi voleva promuovere per la mia lunga assenza e così rinunciando ai divertimenti e facendomi forza sulla figura di Maria e quella di S.Francesco riuscii a recuperare tutte le materie e ad essere promosso con buoni voti.
UNA “VOCE” HA BUSSATO AL MIO CUORE…
E LA MIA VITA E’ CAMBIATA
Questa lacuna interiore comincia ad essere colmata quando mia madre m’invita ad andare con lei al Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata a Isola del Gran Sasso (Te), dove mi accosto al sacramento della confessione dopo molti anni e il padre passionista m’invita a tornare per parlare più approfonditamente. Dopo tre incontri mi decido a cambiare e ad ascoltare i loro consigli tanto che qualche mese dopo entro nell’UNITALSI e comincio a comportarmi più seriamente soprattutto con le ragazze. Nel primo pellegrinaggio a Lourdes, ci sarà un evento che farà crollare tutte le mie sicurezze, ovvero l’incontro con un ragazzo disabile che mi permetterà di comprendere come Dio passa attraverso un limite, cosa che io non credevo e mi chiedevo: come può essere che un totalmente Altro si manifesti anche attraverso le nostre povertà?

Il ritorno da Lourdes fa cominciare il mio cammino di conversione e di riavvicinamento a Cristo e quindi alla chiesa e nel 2011 rientro nella parrocchia di S. Maria Assunta per mettermi al suo servizio; da qui la mia vita comincia ad avere uno stravolgimento sempre maggiore, infatti oltre al lavoro ci saranno le attività pastorali ad impegnarmi, trascurando amici e fidanzate, inoltre comincio anche a confrontarmi con un frate.Il Signore mi stava e mi sta insegnando a camminare, ma io non compresi e ancora oggi non comprendo pienamente che Lui si prende cura di me, ma nel 2015 entro nel postulato dei frati minori conventuali e quindi in noviziato dove ho potuto conoscere più da vicino la persona di S. Francesco, toccare i luoghi dove lui è passato e interiorizzare il suo carisma. Ora mi trovo in post noviziato, in una tappa formativa (sto studiando teologia) che spero porti dei frutti a suo tempo!In tutto ciò di una cosa sono certo: che il Signore è presente e vive lì dove le persone sono fragili, che Lui è capace di capovolgere il nostro ideale di limite, soprattutto in un mondo dove è presente il culto dell’efficienza e del successo. Egli si fa presente negli emarginati e negli esclusi. Le nostre povertà non sono da scartare ma da valorizzare dando loro un senso nuovo e, se riusciamo ad accoglierle, allora saremo capaci di accogliere anche quelle di qualunque persona che il Signore ci mette al nostro fianco che sia fratello, sorella, madre, padre, moglie o marito ecc..Ringrazio Dio per tutto ciò che mi ha fatto scoprire lungo il cammino e per le tante cose che mi farà ancora scoprire!