Sono di ritorno in convento dopo i giorni stupendi del Convegno Giovani verso Assisi. Qui ho incontrato e ascoltato tanti ragazzi davvero unici, carichi di speranze e grandi desideri e slanci, come a volte di paure, angosce, coraggio e fede di fronte al mistero e alle sfide della vita.
Mi ha particolarmente colpito il dialogo avuto con M. un giovane di 18 anni appena compiuti: una testa arruffata di capelli neri e ricci, un fare apparentemente deciso e spigliato, un sorriso luminoso.. simpatico.
Già dalle prime battute, ecco il contrasto con la bellezza immediata di una giovinezza esplosiva e la fatica di crescere e vivere a pieno i suoi giovani anni, strattonato fra mille tensioni, emozioni ed incognite. Ecco il peso dell’angoscia e del vuoto sempre in agguato, ma anche la lotta per uscirne, la voglia di diventare grande e il suo buttarsi impacciato in nuove esperienze fra tante paure, insieme al tormento di scoprirsi ancora così inadeguato in un bisogno immenso di amare ed essere amato e il timore di sbagliare o di ricevere fregature… Ecco la voglia di scappare e non vivere, la seduzione di vie di fuga facili, anestetizzanti e velenose.
Stava ascoltando, tutto “incuffiato”, una splendida canzone «Wake me up» di Avicii, al secolo Tim Bergling, che il 28 aprile 2018, è morto suicida: un grande artista, all’apice del successo e dei record di vendite, travolto dal non senso e da un vuoto incolmabile.
M. mi ha confidato di essere rimasto profondamente colpito da questa tragica fine di Avicii, di averlo addirittura in parte invidiato, di avere pensato in qualche momento, sia pure per brevissimi istanti, di emularlo e così sfuggire alla vita.
Era ad Assisi per la prima volta, giunto un pò per caso su invito di un amico.E’ stato molto bello ascoltare il suo racconto, insieme alla gioia inaspettata che mi diceva di stare provando da questa esperienza del convegno. Da solo si era fatto il giro di alcuni luoghi di Francesco, scoprendone la storia e immedesimandosi in lui e nella sua ricerca. Per la prima volta, in un angolo oscuro della chiesetta di san Damiano, si era scoperto a pregare, a piangere e a invocare il Signore, sentendolo vicino, amico e compagno.
Per la prima volta la sua domanda di felicità e di senso aveva trovato in Gesù un segnale forte, una indicazione luminosa e profonda capace di squarciare un orizzonte spesso oscuro, carico di incognite e paure. Per la prima volta parlava di sè con qualcuno, senza filtri, e per di più con un frate, un religioso.
“Me ne torno a casa cresciuto“, mi ha detto, “meno timoroso! Ora so che non sono solo“. E infine, citando Avicii “la vita è un sogno fatto per tutti e l’amore è il premio… ora so che questo vale anche anche per me“.
Carissimi, affido M. anche alle vostre preghiere insieme a tutti i ragazzi presenti ad Assisi.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org