Sempre sono molte le mail che ricevo riguardanti la nostra vita con domande sul nostro stile e su che cosa concretamente noi frati facciamo. Ieri per es. mi ha scritto un ragazzo di nome Alessandro chiedendomi: “Com’è la preghiera dei frati?“. Ecco la 23° pillola vocazionale.
Vi benedico. Al Signore sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Com’è la preghiera dei frati?
La preghiera è una componente essenziale della nostra vita che struttura e caratterizza ogni nostra giornata! Senza, un frate si inaridisce e perde ben presto il senso della sua vocazione, il valore di una scelta così forte. La vocazione francescana infatti si radica nel cuore di Gesù, nella relazione intima e personale con Lui, in un incontro d’amore quotidiano. Per questo, nelle nostre comunità, abbiamo diversi tempi e spazi di preghiera durante la giornata: Meditazione personale, la liturgia delle Ore, l’eucarestia, adorazione, S. Rosario… Naturalmente ogni comunità anche si diversifica e caratterizza in base alla missione ad essa affidata (parrocchie, santuari, centri di carità…), ma sempre la preghiera è il cardine della vita del frate!
Al riguardo vi propongo un breve video, molto bello, che mostra un momento di preghiera dei nostri frati (di Francia e Belgio) che recentemente si sono ritrovati in capitolo nella comunità di Narbonne. Buon ascolto (è in francese… ma lo si può davvero gustare!).
San Francesco e la preghiera
San Francesco è conosciuto, come l’uomo che più somigliò a Cristo, «il primo dopo l’unico», come il fratello universale, come un uomo di pace e di riconciliazione, come il poverello, l’amante dei poveri, il cantore della creazione. È vero!
Francesco di Assisi, però, è prima di tutto un mistico, un autentico contemplativo, un innamorato di Cristo, povero e crocifisso. Francesco, come dice il suo biografo Tommaso da Celano “Non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente”.La presenza di Dio lo trasfigura, fino a renderlo «un altro Cristo». Francesco, assorto in preghiera, estatico in mezzo al creato o rapito nella contemplazione, in trasporto d’amore dinanzi al Crocifisso, è l’immagine più consueta e più vera. Assetato di Dio e del silenzio ricercava spesso i luoghi solitari, appartati, remoti. Ma sia che fosse in un eremo, come quando stava fra la gente, percorrendo città e paesi, sempre sapeva ritrovare uno spazio interiore di incontro con il Signore.
La preghiera era la sua consolazione, la sua difesa. Quante notti passate in preghiera, nelle selve, “invaso da soave dolcezza, da commozione, da festante giubilo”. Di tanto spazio donato a Dio ci sono giunte alcune preghiere. Forse più di altri Scritti ne rivelano la santità: aprono gorghi di luce nell’anima, effusioni d’amore nel cuore. E ne manifestano la spiritualità: il modo di porsi dinanzi a Dio, di lodarlo, ringraziarlo, benedirlo.