Non un bilancio, non buoni propositi: il 31 dicembre può essere invece un “tempo spirituale” per riconoscere ciò che è stato abitato dal Signore e aprirsi a ciò che Lui sta già preparando.
C’è una strana frenesia attorno al Capodanno. Tutti parlano di chiudere, archiviare, lasciarsi alle spalle… Si fanno bilanci, si stilano liste, si promettono cambiamenti radicali, buoni propositi e promesse… che spesso durano poche settimane (quando va bene).
Eppure, per chi è in ricerca vocazionale, o semplicemente per chi crede, per chi tenta di vivere la vita in compagnia del nostro Dio, questo modo di “passare l’anno” rischia di restare superficiale. La vita non è un’agenda da azzerare, né una somma di risultati da valutare.
La vita è invece una storia! E una storia, prima di essere cambiata, va ascoltata, raccontata, gustata, abitata.
Forse allora questo 31 dicembre può diventare qualcos’altro. Non il giorno in cui giudichiamo l’anno che finisce, ma il giorno in cui lo riconsegniamo. Non per capire se è stato un anno “riuscito” secondo i nostri canoni e le nostre (spesso piccole e limitate) valutazioni, ma per chiederci: dove è passato il Signore? Dove ha bussato? Dove ha insistito? Dove mi ha aspettato?
3 possibilità per “riconsegnare” la tua storia!
Primo gesto: rileggere in ordine “affettivo”
Un primo gesto semplice ma controcorrente potrebbe essere questo: non partire da ciò che è mancato, ma da ciò che è stato abitato. Prenditi un tempo di silenzio e ripensa a quest’anno. Ripensa a ciò che hai vissuto, ma non in ordine cronologico, piuttosto in ordine “affettivo”.
Quali momenti ti tornano in mente, vengono a galla dentro di te, spontaneamente? Quali incontri? Quali ferite? Ma anche quali risate? O, quali domande ricorrenti?
Vedi: è proprio lì che c’è traccia di Dio. Non perché tutto sia stato bello, o “riuscito”, o buono… ma perché nulla è stato inutile. Perfino ciò che ti sembra “fallito”, il Signore può trasformarlo in un grembo fecondo.
Secondo gesto: ringraziare senza per forza capire
Un secondo passo potrebbe essere qualcosa come “ringraziare senza per forza capire“. Siamo abituati a ringraziare solo quando capiamo il perché delle cose, solo quando abbiamo un motivo chiaro… e già questo è tanto…
La fede, il nostro rapporto di fiducia con Dio, invece, piano piano ci conduce a fidarci di lui, a sapere con certezza nel nostro cuore che lui in ogni caso sta agendo al meglio per noi, per me… Allora in questo senso la fede ci porta a dire “grazie” anche quando non tutto è chiaro, anche quando ancora non capiamo il perché di alcune cose…
Allora questo ci può aiutare a dire “grazie” per questo 2025, così com’è stato! Non come avremmo voluto che fosse, non solo per ciò che ci è piaciuto… ma per tutto ciò che c’è stato, così com’è stato. È un atto di fiducia profonda. È dire a Dio: mi fido della tua pazienza con me.
In questo senso, il Giubileo che si conclude proprio in questi giorni, può offrirci una chiave diversa. Il Giubileo non nasce per premiare chi ce l’ha fatta, ma per restituire respiro a chi è stanco, per rimettere in circolo ciò che si era bloccato, per ricordare che il tempo è di Dio prima che nostro. Concludere un anno giubilare allora significa smettere di trattare la vita come una prestazione e ricominciare a viverla come una chiamata.
Terzo gesto: formula una disponibilità
Un terzo gesto, allora, potrebbe essere questo: invece dei propositi, formula una disponibilità. Non “quest’anno farò”, ma “quest’anno mi lascerò fare”. Non una lista di obiettivi, ma una domanda da portare con te.
Fermati un attimo e chiediti: qual è la domanda che più mi brucia in questo momento? Qual è quella domanda più vera e più profonda, che sto cercando di evitare?
Che questo 2026 si porti dentro una domanda più che una risposta. Le domande, quelle sincere e profonde, quelle “spirituali”, sono spesso più evangeliche delle risposte, che rischiamo spesso di essere frettolose, assolute, disincarnate…
Conclusione
Il Capodanno non è una soglia magica! Di per sé non cambia proprio nulla allo scoccare della mezzanotte… Ma, se lo attraversiamo con un atteggiamento di fede, allora può diventare in realtà l’occasione per “cambiare tutto”, per “lasciarci cambiare tutti”!
Perché quando cambia lo sguardo, cambia anche il modo di camminare… il modo di vivere, il modo di amare. Che questo Capodanno allora sia occasione di grazia proprio per questo!
Buon 2026 a tutti!
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org














