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Vocazione Francescana
Home discernere

Ciò che conta è la decisione di partire!

Il miraggio e il sogno della vocazione

fra Alberto Tortelli di fra Alberto Tortelli
24 Marzo 2018
in ascoltare e pregare, discernere, vita da frati
2

Fra le caratteristiche specifiche della vocazione francescana, insieme alla fondamentale dimensione fraterna (il frate non è mai da solo!) vi è uno stile di povertà ed essenzialità, di cura e attenzione verso chi ha più bisogno, lo stare con i poveri e gli ultimi (cfr Regola n.b. di san Francesco nn. 30-31).

Più volte ho parlato, al riguardo, della nostra Comunità san Francesco di Monselice (Pd) in cui i frati seguono e accompagnano nel loro cammino di rinascita tanti giovani con gravi problemi di droga e dipendenze varie (gioco, alcol..ecc.). Un viaggio e un percorso di vita nuova non sempre facile né scontato. Così come non è mai facile né scontato il cammino che un giovane intraprende per conoscere approfondire la propria vocazione e la chiamata del Signore per la sua vita. Infatti, anche il semplice decidersi ad iniziare un cammino di discernimento, di partecipare per es. al Gruppo san Damiano, diventa talvolta per alcuni giovani un ostacolo insormontabile e così il sogno vocazionale, pure seminato nel loro cuore, si inaridisce e diventa sterile.

Ci aiuta ad approfondire questa dinamica “del sogno” e  “della ricerca” e “della decisione“,  fra Danilo Salezze, uno dei fondatori della comunità San Francesco (1980) partendo dall’esperienza vocazionale di uno straordinario frate francescano che pure spese la sua vita per i poveri e i diseredati: S. Antonio di Padova.

Ricordiamo fra Danilo e gli altri frati insieme a tutti i ragazzi a loro affidati!

Al Signore Gesù sempre la nostra lode.

fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

cappella di monselice
cappella di monselice
Il miraggio e il sogno di fra Danilo Salezze

In un viaggio, più che la meta, contano la decisione di partire e la strada percorsa. Perché a ogni passo si cambia e si cresce un po’.

«Fratelli carissimi, con vivo desiderio vorrei indossare il saio del vostro ordine, purché mi promettiate di mandarmi, appena sarò tra voi, alla terra dei Saraceni, nella speranza di essere messo a parte anch’io della corona insieme con i santi martiri» (Dalla vita di S. Antonio – Assidua 5,5)

I giovani con problemi di droga che chiedono di entrare in comunità iniziano un viaggio, un «viaggio» finalmente degno di questo nome. A farli decidere è il miraggio di tornare liberi e di riavere ai propri e altrui occhi una fiducia ormai spenta. E sanno, con trepidazione, di non essere in grado di conoscere i passi successivi che dovranno fare, se non che sarà necessariamente «dura»: dovranno affidarsi a una strada in salita, a guide adatte, a una compagnia nuova e alle sorprese che un lavoro con se stessi sempre riserva. Un cammino che dovrà continuare oltre il programma terapeutico, in una nuova esigente qualità di vita senza ritorni.

I risultati? Un proverbio dice che nei deserti nessuna carovana ha mai raggiunto un miraggio, ma anche che, senza un miraggio, nessuna carovana mai sarebbe partita.

Mettersi in cammino come vocazione e provocazione: «Caminante, no hay camino: se hace camino al andar» (Viandante, non esiste la strada, la fanno i tuoi passi) ci ricorda Antonio Machado; ed è così per tutti, non solo per i nostri giovani.

Anche sant’Antonio fece dell’andare lo stile dei suoi 36 anni di vita, quindici in famiglia, nove tra Lisbona e – centosettanta chilometri più lontano – Coimbra, e poi i dieci anni da francescano sulle strade di mezza Europa. Presso i canonici regolari il giovane Fernando/Antonio aveva ben assimilato le parole della Regola di sant’Agostino: non siate «come servi sotto la legge», ma vivete «come uomini liberi sotto la grazia» (cfr Rm 6,14), pertanto pronti a «muoversi» ai segnali della Grazia. E i frati minori lo attraggono perché vivono sulle strade della gente: dei poveri, degli studenti delle vivaci nascenti università, dei pellegrini di Terra Santa e di Santiago, dei mercanti che risvegliano l’economia; e tutti sulla scia di un qualche «miraggio».

Il miraggio – molto realistico – di frate Antonio ha i volti di Berardo, di Ottone, di Pietro, di Accursio, di Adiuto, frati francescani che sono stati appena uccisi per Cristo nel Marocco: «Oh, se l’Altissimo volesse far partecipe anche me della corona dei suoi santi martiri!» (Dalla vita di S. Antonio – Assidua 5,2). Sappiamo del suo rapidissimo cambio di comunità religiosa, del suo breve «noviziato» tra i minoriti, della sua partenza di slancio e del suo approdo a Marrakesh, pronto a cimentarsi per Cristo in un dialogo con i musulmani, forse in lingua araba, cosa non strana per un lisbonese bilingue e intraprendente come lui. Poco importa se la malattia spegnerà i suoi progetti. Anzi, la bruciante delusione del Marocco gli aprirà altre strade che non avrebbe mai immaginato, le più avvincenti.

Davvero ciò che conta è la decisione di partire. È camminando che anche i nostri giovani pian piano non si riconoscono più. Non è il «vissero felici e contenti», insulso, delle favole, ma il raggiungimento del «miraggio» che si è trasformato – per Grazia e per impegno – in un «sogno»; e i sogni non tradiscono perché vengono dal cuore.

fra Danilo Salezze – info@vocazionefrancescana.org

(da Messaggero di sant’Antonio)

fra Danilo responsabile comunità di Monselice
fra Danilo responsabile comunità di Monselice
Tags: carisma francescanodubbi e pauresant'Antonio di Padovatemi di discernimento
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Paolo Lacaita
Paolo Lacaita
29 Marzo 2018 18:23

Pace e bene fratelli. È giunto anche per me il momento. Sento con tutto il cuore che il Signore mi stia chiamando ad essere suo servo per adempiere ad un suo progetto. In questo ultimo periodo trovo conforto nella recita del Santo Rosario e nella lettura delle Sacre Scritture. Sento il Signore accanto a me che mi ascolta e mi protegge, io umile suo servitore. Mi piacerebbe moltissimo diventare frate francescano ma a parte non sapere come fare o a chi rivolgermi il problema maggiore è che non so se posso ancora entrare a far parte nella famiglia dei frati… Leggi il resto »

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fra Alberto Tortelli
Autore
fra Alberto Tortelli
30 Marzo 2018 13:32
Reply to  Paolo Lacaita

Pace e bene a te caro Paolo. Grazie per la fiducia e per quanto mi hai scritto di così personale. Scusa il ritardo nella mia risposta, ma sono reduce da alcuni giorni di malattia..non ti avevo però dimenticato!Come prima cosa vorrei dirti di non scoraggiarti…è infatti ancora possibile operare un discernimento, anche se hai 41 anni. Ovviamente si tratta di fare un cammino serio..non si può certo scherzare sulle scelte di vita! Al riguardo, sarebbe importante come prima cosa, che tu parlassi a tu per tu quanto prima con un frate e così affrontare e guardare un pò più da… Leggi il resto »

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