Molti di voi mi scrivono e mi chiedono “che fanno i frati??”
Fra le varie presenze di noi frati francescani, quella di Ponferrada (Spagna) è davvero significativa e singolare.
Durante i mesi estivi, infatti, frati provenienti da varie nazioni prestano servizio presso uno dei più grandi e frequentati ostelli sul cammino di Santiago (St. Nicolas de Flue) e che ogni giorno ospita e da’ ristoro a centinaia di pellegrini a piedi. L’opera dei frati consiste in tanto lavoro manuale, per la pulizia e il riordino degli ambienti, ma soprattutto nell’accoglienza, nell’ascolto e nell’accompagnamento dei pellegrini che per mille e svariati motivi, zaino in spalle, si mettono per strada. Gli incontri sono sempre intensi e carichi di stupore (proprio nessuno si aspetta dei giovani frati in un ostello), i dialoghi commoventi e confidenziali. Ogni sera poi, a tutti i pellegrini, i frati offrono la possibilità di un momento di ristoro spirituale e preghiera, sempre molto apprezzato e condiviso. Ce ne parla fra Nico, un giovane frate di Padova che ha vissuto a Ponferrada questa esperienza.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Testimonianza di fra Nico
“Bienvenidos peregrinos!”. Quante volte abbiamo ripetuto questo saluto, vedendo allargarsi un sorriso sul volto, dentro la fatica del cammino del giorno. Con queste semplici parole noi frati francescani accogliamo i pellegrini del Cammino di Santiago, durante l’estate, all’ostello parrocchiale di Ponferrada (provincia di Leon, Spagna).
Quant’anno ho avuto anch’io l’occasione di condividere per 15 giorni questa esperienza con frati della Spagna e di altre nazioni europee. Un tempo molto semplice, di fraternità operosa, spalla a spalla con gli hospitaleros volontari: la mattina dedicata alla pulizia giornaliera dell’ostello (circa 140 posti letto), e il pomeriggio all’accoglienza dei pellegrini che giungono affaticati da 20 o 30 km percorsi a piedi, e molti giorni di cammino alle spalle. La giornata poi culmina con la Messa del pellegrino, celebrata in più lingue, e la benedizione speciale impartita a ciascuno. Quindi soprattutto un tempo di incontri.
Arrivano da tutto il mondo, per camminare verso la casa di San Giacomo, con le motivazioni più varie, con le storie più incredibili. Camminano, non molto più di questo, semplicemente camminano. Ma cammino significa movimento, uscita-da-sé, fatica, incontro. Come Andrea, giovane professore di matematica e fisica in un liceo, che sta riscoprendo il valore della fatica fisica dopo tanti anni esclusivamente sui libri.
Come An-Men (scrivo il suo nome così come lo ricordo…), coreana, studentessa di lingue, che ho incontrato a qualche metro dal tabernacolo, mentre mi chiedeva “che cosa c’è lì dentro?”.
Oppure Agnes, svedese, che da poco ha iniziato a frequentare una chiesa pentecostale, e chiede a Dio di farle fare l’esperienza di innamorarsi di un ragazzo. Storie che camminano, s’intrecciano, s’incontrano.
Come Francesco e Laura, che si sono conosciuti sul cammino 2 anni fa, e “non potevamo che scegliere di rifare il cammino come viaggio di nozze”, dicono, per ringraziare di ogni cosa.
O come Philip, che ha camminato per queste strade l’anno scorso, e ora torna come hospitaleros volontario, “per restituire”, dice. Storie di ricerca, umanità che non si accontenta, parte, cammina, suda, cerca. C’è chi cammina pregando il nome di Gesù, c’è chi non sa in che cosa crede, ma il suo camminare diventa invocazione. Un dono grande per me poter essere lì, accogliere, dare un piccolo bicchiere di the fresco, una sedia, una doccia, un letto, l’offerta di una preghiera insieme. Cose semplici, cose vitali. E poi, il mattino seguente, di nuovo in viaggio, come ciascuno di noi in fondo. Un ultimo saluto, un ultimo sorriso. Probabilmente non ci rivedremo mai più. Ognuno sulla sua strada, continuando a incrociare quella di altri. Ancora in cammino, il peso dello zaino sulle spalle, una direzione da seguire, un grazie sulle labbra.“Buen camino, peregrinos! Dios os bendiga!”.
fra Nico – info@vocazionefrancescana.org