Ieri, primo maggio, abbiamo celebrato la “festa del lavoro” avendo come protettore San Giuseppe falegname, che è anche patrono dell’Ordine Francescano. Il lavoro: un tema cruciale e alquanto problematico per tanti giovani che mi scrivono spesso scoraggiati e delusi da una società che pare non offrire loro alcuna possibilità.
Ed è comprensibile questa preoccupazione: il lavoro, infatti, ricopre un’importanza fondamentale per ogni uomo ed è intimamente connesso alla sua crescita umana e spirituale e alla realizzazione vocazionale di ciascuno.
San Francesco aveva in grande considerazione il lavoro che vedeva, se fatto con “fedeltà e devozione“, come “una grazia di Dio”, condizione necessaria per realizzare al meglio la vocazione di ogni frate e favorire l’incontro con il Signore. Nei suoi scritti tantissimi sono i riferimenti al lavoro e all’importanza per un frate di lavorare come via di santificazione e strumento per costruire un mondo migliore. Di seguito alcuni passi salienti delle Fonti Francescane:
Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio. (FF. 119)
Tutti i frati cerchino di applicarsi alle opere buone; poiché sta scritto: Fa’ sempre qualche cosa di buono affinché il diavolo ti trovi occupato, e ancora: L’ozio è il nemico dell’anima. Perciò i servi di Dio devono sempre dedicarsi alla preghiera o a qualche opera buona. (FF. 25)
Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione così che, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporali. Come ricompensa del lavoro ricevano le cose necessarie al corpo, per sé e per i loro fratelli, eccetto denari o pecunia, e questo umilmente, come conviene a servi di Dio e a seguaci della santissima povertà. (FF. 88)

I frati che non lavoravano Francesco li chiamava “frati mosca” perchè svolazzavano in giro senza nulla concludere, approfittando degli altri e corrompendo la fraternità e la società. A loro riservava l’espulsione dalla fraternità e dall’Ordine, senza remissione.
Una caratteristica specifica dei frati francescani è dunque il lavoro che si manifesta in svariati ambiti e mansioni e campi di occupazione: nel campo pastorale, caritativo, intellettuale, educativo, ma anche semplicemente manuale e pratico… nello svolgimento di tante piccole e umili mansioni che servono in un convento e in una comunità (la cucina, l’orto, le pulizie…, preparare la mensa, lavare le stoviglie, la manutenzione delle macchine.. ecc.). Cercando di vivere il tutto in letizia e disponibilità e aiuto reciproco e.. se necessario, nella pazienza e sopportazione vicendevole, nel perdono e nel sacrificio e nella rinuncia di sè, per amore di Dio e dei fratelli.
Al riguardo vi ripropongo un bel video dei nostri frati polacchi, che simpaticamente ci raccontano alcune occupazioni dei frati. Anche in altri post ho già illustrato le nostre attività e… come potete vedere il lavoro non ci manca. Dunque, se qualcuno si sente chiamato a questa vita certo l’ozio non lo riguarderà. Del resto, come ci ricorda il Vangelo “la messe è molta, ma gli operai sono pochi” (Lc 10,2)
Prego e affido al Signore dunque tutti i giovani in ricerca: di un lavoro.., di una strada, di un futuro, perchè possano costruire la loro vita e realizzare la propria vocazione.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org