Si celebra oggi nella chiesa la festa della «Visitazione», introdotta dai Francescani fin dal secolo XIII. Il mese di maggio, dedicato in particolare al culto della Madre di Dio si chiude nel ricordo del secondo «mistero gaudioso».
Dal vangelo di Luca (1, 39-56)
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore….

Maria vergine andò sollecita dalla cugina Elisabetta per offrire i servizi che una giovane donna può compiere per una donna anziana, che attende di diventare madre. Maria fu pure mossa dal desiderio di comunicare alla cugina la gioia che essa provava per la «meraviglia» operata in lei dal Signore. A queste ragioni anche umane, Luca ne aggiunge un’altra esclusivamente di ordine divino.
Il frasario che egli usa per riferire il fatto, fa capire che l’abitazione di Dio in mezzo agli uomini si colloca su un nuovo piano anche nella persona di Maria. Mentre porta il suo bambino, ella è la vera dimora di Dio e come tale viene riconosciuta dalla cugina. Ecco dunque che Dio viene ad abitare fra gli uomini, ma la dimora non e più un tempio di pietra è una persona! D’ora innanzi non sarà più con le pietre che si edificherà la abitazione di Dio sulla terra, ma con la fede, la carità, la dedizione, la speranza. Fondamento di questa nuova casa: la Parola di Dio. Maria , infatti, si è fidata ed ha creduto possibile quanto il Signore le ha detto.

Maria, in questo giorno, ci ricorda alcune caratteristiche del giovane in “ricerca vocazionale”:
Andare: La disponibilità a mettersi in discussione e dunque in cammino, ad uscire dal guscio, dal timore, per andare…
Servire: La disponibilità a fare della propria vita un dono, mettendosi al servizio del Signore, della Chiesa, dell’umanità, dei poveri.
Gioire: La necessità irrefrenabile di portare e trasmettere a tutti la Gioia per le meraviglie che il Signore sta operando in lui, per la grazia della chiamata e della elezione.
Essere dimore di Dio: Il chiamato, è colui che fra gli uomini e con la propria vita è “portatore di Cristo”, suo testimone, sua casa, suo sposo, suo araldo e cavaliere.
Fidarsi: Fuggire con orrore dal pensiero che la Parola e la chiamata alla vita religiosa (sacerdotale, missionaria..) che il Signore ci rivolge, siano per “fregarci”. Maria invece ci invita ad ascoltare, credere, fidarci.
Cari amici in ricerca, lasciandovi queste parole vi chiedo anche una preghiera per noi frati e i tanti pellegrini che questa notte vivranno il “Cammino di sant’Antonio”. Ci affidiamo tutti, nel nostro “cammino di vita” all’intercessione del Santo di Padova e alla protezione della Vergine Maria.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org