Oggi si conclude il pontificato di Benedetto XVI. Un Papa spesso incompreso, ma che i giovani hanno amato.
In un tempo di carenze educative, di paternità dissolte, di falsità spacciate per il bene, Papa Benedetto, ci ha mostrato Gesù, Via – Verità e Vita, con la dolcezza e la fermezza che appartiene a chi ama ed ha cuore e sa prendersi cura e si sente responsabile di ciascuno, nessuno escluso! Grazie Santità.
Riporto di seguito il messaggio di ringraziamento e saluto che il neoletto Ministro Generale Francescano ( P. Marco Tasca – 119° successore di S. Francesco) ha inviato al Papa anche a nome di tutti i frati francescani sparsi nel mondo.
Beatissimo Padre, a nome dei Frati Minori Conventuali radunati per il 200° Capitolo generale presso il Sacro Convento di San Francesco in Assisi e di tutti i confratelli sparsi nel mondo, desidero manifestarle, nell’imminenza della sua rinuncia all’Ufficio di Sommo Pontefice, i sentimenti di stima e di affetto dell’intero Ordine, come ho già avuto modo di fare di persona nell’udienza del 6 febbraio a cui ho partecipato insieme ai frati capitolari.
Nel primo, brevissimo, capitolo della Regola che il Serafico Padre S. Francesco ci ha dato, sono incastonate le due gemme del tesoro francescano: la fedeltà alla vita secondo il Vangelo per mezzo dei tre voti religiosi, e “l’obbedienza e reverenza al signor Papa e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana”. Francesco si obbligò, per sé e per i suoi frati, a non far nulla senza il consenso del Papa, tanto che – ci racconta san Bonaventura (LM X,7) – perfino per realizzare il primo presepio della storia, a Greccio, volle chiedere il permesso al Pontefice.
Non le nascondiamo perciò il nostro stupore davanti alla sua rinuncia, che tuttavia vogliamo vivere con lo spirito di fede a cui lei ha esortato tutti i cattolici: è Cristo che guida e sostiene la sua Chiesa! Santità, nel 2009, quando siamo venuti a Castel Gandolfo per ascoltare le sue parole in occasione degli ottocento anni dell’approvazione dell’Ordine dei Minori, ci ha ricordato: “Francesco avrebbe potuto anche non venire dal Papa… Sicuramente un atteggiamento polemico verso la Gerarchia avrebbe procurato a Francesco non pochi seguaci”.
Come Francesco anche noi non vogliamo seguire la mentalità dell’efficienza e della mondana libertà, ma continuare ad essere con semplicità e gioia “sudditi e soggetti” alla Chiesa Romana e al Pastore che Dio desidera darle, per poter servire il Corpo di Cristo come e dove il Signore vorrà indicarci, come lei stesso ci ha insegnato a fare. Lei ci disse inoltre, riferendosi alla scelta di povertà di san Francesco: “Tutte le sue ricchezze precedenti, ogni motivo di vanto e di sicurezza, tutto diventa una “perdita” dal momento dell’incontro con Gesù crocifisso e risorto” (cfr Fil 3,7-11).
Il lasciare tutto diventa a quel punto quasi necessario, per esprimere la sovrabbondanza del dono ricevuto. Questo è talmente grande, da richiedere uno spogliamento totale, che comunque non basta; merita una vita intera vissuta “secondo la forma del santo Vangelo” (2 Test., 14: Fonti Francescane, 116)”. Ora Lei ci mostra un gesto che sentiamo parlare il linguaggio stesso dell’umiltà e dell’espropriazione. Un gesto che certo ci richiama al rischio che vogliamo correre anche noi: assomigliare sempre più a Gesù, e a Gesù povero e crocifisso.
La ringraziamo per il Suo alto Magistero, che in questi anni ci ha illuminato il cammino, e ci ha mostrato che il Suo governare la barca di Pietro non è stato semplicemente un fare, ma soprattutto pensare e pregare. Le assicuriamo, in questo momento, la nostra preghiera perché la letizia di sentire Cristo accanto a sé la accompagni nel ritiro che sta per intraprendere proseguendo l’itinerario verso una sempre più profonda immersione in Dio. Fedeli al suo insegnamento e al suo mandato desideriamo continuare a “riparare la casa” del Signore Gesù Cristo, in umile fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. Consapevoli, come lo era Francesco, che siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare. Il nostro impegno sarà cercare di aiutare i Pastori della Chiesa a rendere sempre più bello il volto della sposa di Cristo.
Santità, La sentiremo sempre vicino al nostro cuore, e nel proseguire la buona battaglia della fede insieme a tutti i fedeli, sapremo di avere in Lei un intercessore, certi, nonostante tutto, della verità dell’espressione bonaventuriana da lei amata: “Opera Christi non deficiunt, sed proficiunt”.
Preghi per noi, Padre santo e Lei si senta accompagnato dal nostro amore filiale.
fra Marco – info@vocazionefrancescana.org