Come più volte ho scritto, trovare e realizzare la propria vocazione è una meta e un impegno irrinunciabile nella nostra vita. Spesso la si intravede solo dopo complesse vicende personali, errori e traversie..e tentativi sinceri anche se magari goffi e maldestri.
Il Signore però mai abbandona chi vuole chiamare a se’, e pazientemente continua a gettare nel cuore di ciascuno il suo seme…; con amore sa riprendere fili interrotti, riproporre mete, illuminare, tendere la mano, suscitare nuovi desideri.. Quante le storie di giovani, che dopo un periodo di lontananza da Gesù, lo ritrovano, lo reincontrano e scelgono di seguirlo..!!!
Vi riporto sotto la testimonianza di Stefano, (fisioterapista-36 anni ) di Treviso, che ha iniziato da poco un cammino di ricerca e discernimento nel Gruppo san Damiano. Quanto scrive è il frutto di una meditazione scaturita nell’ultimo incontro vocazionale in cui ci si è soffermati sulla vicenda di Giacobbe (Gen 28,10-19) fuggiasco e braccato dalla sua casa per avere sottratto la primogenitura al fratello Giosuè. In particolare ci siamo soffermati sul sogno che Giacobbe fa di una scala, che congiunge la terra e il cielo.
Giacobbe, si trova in una situazione molto difficile in cui è costretto a rivedere e mettere in discussione tutte le coordinate della sua vita fino ad allora certe e indubitabili (la famiglia, la terra….i progetti); ma il Signore inaspettatamente gli si fa vicino..e gli suggerisce altro, gli fa intravedere vie inaspettate e più grandi. Partendo da questo testo, a Stefano, come agli altri giovani presenti, era stato chiesto di identificare le proprie coordinate di vita “visibili” e “invisibili” …(che ha accettato di raccontare anche per noi).
Lo ringrazio per la schiettezza e per avere voluto condividere in profondità parte della suo vissuto e del suo cammino interiore. Invito tutti ad accompagnare Stefano con la preghiera. Vi benedico. Al Signore sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Caro Gesù, eccomi qua, nel pieno vortice dei dubbi, a raccontarti dove sono. La tua presenza è l’unico centro di gravità su cui mi sento stabile, ma c’è troppo rumore nel mondo e spesso non riesco a sentire quello che mi vuoi dire.
Provo ad andare per ordine, seguendo le scansioni che mi hanno proposto..! Beh…, nell’ultimo incontro vocazionale abbiamo meditato sulla vicenda di Giacobbe…e sul sogno che lui ha di una scala che congiunge la terra e il cielo., quando il Signore inaspettatamente gli si fa vicino..Questo episodio a me fa venire in mente la “Lavanda dei piedi” descritta nell’Ultima Cena da Giovanni o il discorso di Stefano durante il suo processo (prima di essere ucciso): Dio che scende direttamente ad incontrare gli uomini e dir loro …: “Io vi chiamo amici” …. Dio, che spesso non vediamo, non udiamo o, peggio ancora, dimentichiamo, viene incontro…
Le coordinate “visibili” della mia vita
Famiglia: Ancora oggi fatico a dimostrare loro di esser una persona adulta e capace di muoversi indipendentemente … A volte col dialogo sembra risolversi tutto … per poi cadere rovinosamente. Credo che questa difficoltà di dialogo abbia anche compromesso la volontà e la capacità di costruire una famiglia con la ragazza che amavo e con cui convivevo. Non è stata l’unica ragazza nella mia vita; ne conosco tante, ma nessuna con cui progetterei ora una vita insieme. Con le amicizie va piuttosto bene: nella vita, come tutti, ho incontrato persone positive e altre meno..Gli amici più cari che ho, sono anche loro in ricerca spirituale, anche se a volte non in direzioni così sicure come appaiono.
Corpo: come fisioterapista sono un promotore della salute …, degli altri ,… e raramente ho ascoltato i consigli di chi mi vuole bene (sigarette, periodi di abuso di alcool, che però mi hanno aperto gli occhi su cosa sono le dipendenze). Il fumo è sicuramente il primo passo da risolvere, qualsiasi sia il percorso che intendo intraprendere. A 36 anni credo poi di aver risolto il problema con la sessualità: anche quando in passato avevo la fidanzata, guardavo le ragazze avvenenti che incrociavo, ma sapevo che era una pulsione normale che nasceva e moriva in un pensiero (altrimenti, come i bambini al supermercato, raccoglieremmo senza senso tutte le cose che attirano la nostra vista).
Lavoro: non è importante lavorare in questo o quell’altro posto di lavoro; la mutazione continua della società dei nostri giorni mi ha tolto l’idea del posto fisso. Non rinuncerei però a seguire i malati sia nelle loro sofferenze fisiche, che morali, che spirituali. Nell’uso del denaro mi riconosco nel Francesco delle origini: capace di sperperare ed esagerare anche nei gesti di solidarietà, perché sento quanto è effimero il mondo dei bisogni al quale siamo assoggettati. C’è un punto di me che devo rivedere e su cui lavorare: ovvero utilizzare le risorse ( personali e della natura) in maniera più consapevole e più mirata. Mi insegnano questo i frati francescani che hanno scelto di vivere tra le persone (e non in un luogo protetto ed isolato come i monaci) preoccupandosi di esse anche nei loro bisogni puramente materiali .
Futuro: ancora tanti dubbi: … vita consacrata? Vita secolare con famiglia? Vita secolare da celibe? C’è ora soprattutto questo dilemma in me: se la mia vita è nel secolo o consacrata….??!!
Le coordinate “invisibili” (ma non meno presenti)
La Provvidenza: alla fine si è rivelata sempre nei momenti più difficili …: ” quando si chiude una porta si apre un portone” dice un detto delle mie parti! Avrei però potuto ringraziare più spesso Dio, o almeno ogni tanto entrare in chiesa e dire “ciao, come stai?”
La Parola: Quale senso della parola di Dio ho? Adesso pendo dalle sue labbra! Ma negli ultimi vent’anni ho ascoltato parecchie campane …: atee, altre religioni, altri guru … Per poi arrivare a capire che il senso del Cristianesimo è molto più profondo e più bello di ogni altra proposta ( anche delle canzonette suonate nei ritrovi tra adolescenti cattolici e che paradossalmente sono quelle che li fanno allontanare dalle parrocchie dopo aver conseguito la Cresima,…così è successo a me a suo tempo! )
La Vocazione: Guardo con ammirazione gli apostoli per quello che sono riusciti a fare durante quel secolo mutevole in cui sono vissuti, anche se a volte ho paura di essere come Simon Mago, ovvero di volere il “Paraclito” non per diventare strumento di Dio, ma per autoreferenza.
Che Dio mi sia vicino, lo sento! Non so ancora però, quale sia il suo disegno per me …; o forse sono troppo impegnato nei miei pensieri, e non lo ascolto.
Grazie per questo momento di silenzio!
P.S.: Ho riletto dopo due settimane gli appunti che frettolosamente ho trascritto nel momento di silenzio dopo l’incontro di formazione : la grammatica non esiste. Ho scelto “coraggiosamente” di trascriverla così come è uscita dal mio pugno in quel bel momento, riservandomi di spiegarla a voce alla prima occasione perché non perdesse la forza di quel momento.