La scorsa domenica si è celebrata in tutta la Chiesa la 86° Giornata Missionaria Mondiale. Lo slogan scelto per quest’anno è “Ho creduto perciò ho parlato”, tratta dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (2 Cor 4,13)
Il riferimento è al rapporto essenziale tra missione e fede e alla rilevanza data a quest’ultima da Papa Benedetto XVI, con l’aver indetto uno speciale Anno della Fede. Così scrive infatti il Papa nel suo Messaggio: “L’incontro con Cristo come Persona viva che colma la sete del cuore non può che portare al desiderio di condividere con altri la gioia di questa presenza e di farlo conoscere perché tutti la possano sperimentare“.
C’è dunque un’urgenza e una necessità insita nel credente a comunicare e testimoniare la propria fede!! Inoltre il Papa ha evidenziato il rapporto strettissimo fra evangelizzazione e carità quando scrive :
“L’annuncio del Vangelo si fa anche intervento in aiuto del prossimo, giustizia verso i più poveri, possibilità di istruzione nei più sperduti villaggi, assistenza medica in luoghi remoti, emancipazione dalla miseria, riabilitazione di chi è emarginato, sostegno allo sviluppo dei popoli, superamento delle divisioni etniche, rispetto per la vita in ogni sua fase”.
Vangelo e Carità: due parole che hanno caratterizzato la vita di santi come S. Francesco e S. Antonio, ma che possono riassumere il significato dell’essere missionari anche oggi in terre lontane, come pure in questo nostro mondo affaticato e scristianizzato e senza più orizzonti di fede e di senso.
Anche qui alla Basilica di S. Antonio (Pd) si è celebrata la giornata Missionaria: un’occasione per ascoltare alle s. messe alcuni nostri “frati missionari francescani” chiamati a dare la loro testimonianza, e raccontare il dono gratuito e generoso della loro vita per Gesù e il Vangelo. In particolare mi ha colpito la figura di un confratello, P. Giorgio Abram.
È partito trent’anni fa per il Ghana, in Africa. In valigia il Vangelo, come ogni missionario. In tasca il suo senso pratico, grazie al quale ha sconfitto la lebbra in quel Paese. Ha organizzato un nuovo sistema di cura (coinvolgendo gli stregoni dei villaggi!!) e i risultati gli hanno dato ragione. In Ghana la lebbra non fa più paura e lui ha ricevuto il premio Raoul Follereau. Padre Giorgio non si è fermato: ora è nel nord del Vietnam, chiamato dai frati del posto, dove ha realizzato (con il sostegno della Caritas Antoniana e la sua grande esperienza) il Centro sanitario di Van Mon, e dare così una speranza ai malati di lebbra e alle loro famiglie.
E infatti, mercoledì 5 settembre 2012 si è celebrata l’inaugurazione dell’ospedale per malati di lebbra in Thai Binh-Van Mon , presso Hanoi, in 15 ettari di terreno che serviranno a sostenere malati e famigliari. Qui era presente infatti una colonia che ospitava 900 pazienti, o ex malati, affetti dal morbo. Vivevano confinati e sorvegliati come carcerati da anni, in condizioni terribili, insieme anche ai figli o nipoti sani,(circa 160 bambini). Di fronte a ciò, i frati locali (tutti giovanissimi), memori dell’esperienza di san Francesco, che abbracciò e baciò il lebbroso, sentivano di dover fare assolutamente qualche cosa e così, anche grazie all’aiuto di P. Giorgio, ora uno spiraglio di luce e di speranza brilla anche nella colonia dei lebbrosi di Van Mon.
Ma tu…. hai mai pensato di diventare un frate francescano ??? hai mai pensato di farti missionario per gesu’ e il suo vangelo ???
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org