Nel Vangelo di oggi Matteo, al capitolo nono, ci insegna che “servire è regnare!”, farsi ultimi e piccoli è la chiave dell’amore e della gioia spirituale! Noi frati minori cerchiamo di prendere Gesù come esempio e amare come Lui!
Dal vangelo di Matteo (Mt 9,36-37)
Allora Gesù, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»

Queste parole del Vangelo di oggi, hanno segnato profondamente San Francesco, tanto che volle che i suoi seguaci si chiamassero e fossero riconosciuti come “ i frati minori ”, coloro cioè che, sulle orme di Cristo, ogni giorno cercano di farsi piccoli e semplici come i bambini, ultimi e poveri, per servire e “ lavare i piedi ” ai fratelli.
S. Francesco, nei suoi scritti, utilizza più di 50 volte la parola “servo” e 20 volte il verbo “servire”, e ciò rivela la grande rilevanza che egli riserbava a questa dimensione di “minorità” nella sequela di Cristo e del Suo Vangelo. Fu del resto dalla fervorosa e costante contemplazione di Gesù, il Figlio di Dio “che è venuto non per essere servito, ma per servire”, che il Poverello giunse al profondo convincimento che l’amore gratuito e il servizio mite e umile e lieto al fratello costituiscono l’autentica novità e rivoluzione evangelica, che scardina ogni logica umana di domino, di potere e possesso, Francesco conosceva fin troppo bene questa logica del mondo, che aveva inseguito vanamente per tutta la sua giovinezza illudendosi di trovarvi la felicità, tanto che il suo primo biografo Tommaso da Celano scrisse che il santo : “Sciupò miseramente il tempo, dall’infanzia fin quasi al suo venticinquesimo anno“. Dopo la conversione, spiegando un giorno al cardinale di Ostia la scelta della “minorità” per sè e il suo Ordine, così disse:
«Signore, i miei frati proprio per questo sono stati chiamati Minori, perché non presumano di diventare maggiori. Il nome stesso insegna loro a rimanere in basso ed a seguire le orme dell’umiltà di Cristo, per essere alla fine innalzati più degli altri al cospetto dei Santi. Se volete – continuò – che portino frutto nella Chiesa di Dio, manteneteli e conservateli nello stato della loro vocazione….». (2 Cel 148, cfr. 2 Cel 18 e 71, LM 6.5).
Ed ancora, parlando dell’Eucarestia in una sua lettera rivolta a tutti i frati dell’Ordine così si espresse:
“Guardate frati l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché egli vi esalti“. Nulla, dunque, di voi tenete per voi, affinché vi accolga tutti colui che a voi si dà tutto.

A 10 anni dalla canonizzazione del Santo di Pietrelcina
Il breve commento di cui sopra ben si addice alla figura di un vero “frate minore” del nostro tempo, san Pio da Pietrelcina, di cui sono già passati due lustri dalla canonizzazione. Quest’anno la memoria liturgica è impedita dalla domenica, ma la devozione francescana per l’ultimo dei grandi santi della famiglia serafica non accenna ad incrinarsi. Anzi continua silenziosamente a diffondersi.
Il Signore vi benedica. A Lui la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org