Oggi tutti i giornali e le tv del mondo riportano le immagini degli “indignados” che marciano e protestano in varie città
Sono giovani arrabbiati…e ne hanno tutti i motivi: senza futuro, precari nel lavoro come negli affetti , imbrogliati e ingannati dalla politica, sfruttati e spremuti fino all’osso per pochi euro….oltre all’essere derisi e tacciati di indolenza e bombocciaggine.. Che dire poi della vergognosa rapina legalizzata che spesso rappresentano gli “stages” e i vari “tirocini” e i “master” spremi-soldi….a cui devono sottoporsi per sperare qualche cosa..E l’elenco può essere ancora più lungo!
Sono dunque veri e reali i motivi che li spingono a ribellarsi, certo, non nascondendo anche le loro tante fragilità e inquietudini e debolezze nè tantomeno giustificando le stupide violenze di pochi fanatici che rovinano tutto! Riflettevo però in questi giorni sulla riduttività di questo termine -“arrabbiati”- con il quale i giovani si descrivono. Mi pare infatti che esso faccia prevalere ed evidenzi soprattutto il senso di ribellione, la frustrazione, la forte reazione emotiva ad una situazione intollerabile, ma che un poco, tutto si concluda lì, senza grandi prospettive. Ho l’impressione che manchi una visione, un sogno, uno slancio, una speranza o che quantomeno, questo termine, non sappia esprimere “un di più” che è invece davvero necessario.

Al riguardo sto leggendo in questi giorni un libretto di un famoso gesuita, scienziato e antropologo, Teilhard De Chardin: “Sulla felicità”. L’autore, vi divide l’umanità in tre categorie di persone che si manifestano all’inizio di una ipotetica scalata alpinistici: gli stanchi, i gaudenti, gli ardenti. Così scrive:
“Alcuni rimpiangono di avere lasciato l’albergo. Le fatiche, i pericoli, sembrano ad essi senza proporzione con l’interesse del successo. Decidono di tornare indietro. Altri, non sono dispiaciuti di essere partiti. Il sole risplende, il panorama è bello. Ma perchè salire ancora? Non sarebbe meglio godersi la montagna lì dove si è, in mezzo ai prati o in pieno bosco? E si sdraiano sull’erba od esplorano i dintorni aspettando l’ora del picnic. (Il loro motto sembra quello del “Gaudeamus Igitur”, cioè della fruizione di una felicità intermedia, non ancora però piena). Altri, infine, i veri alpinisti, non staccano gli occhi dalla vetta che si sono giurati di conquistare. E riprendono la salita. Gli stanchi-i gaudenti-gli ardenti: tre tipi di Uomini di cui ognuno porta il germe dentro di sè, e tra i quali, in realtà, si spartisce da sempre l’Umanità attorno a noi. “
Che dire!? Forse a queste tre categorie ne potremmo ora aggiungere una nuova: quella degli “indignados”. Mi chiedo però come questi si comporterebbero di fronte all’ipotetica scalata alpinistica di cui si parlava…la scalata della vita!!?? Di certo gli “ardenti” continuerebbero ad essere attratti dalla vetta, e per raggiungerla saprebbero affrontare qualsiasi ostacolo e sacrificio, mentre forse più di qualche “arrabbiato”, temo che tale potrebbe rimanere e.. nulla più, non trovando la forza e lo slancio di alzare lo sguardo e di mirare anch’egli ad una meta e ad un orizzonte più alto.
Mi pare infatti, che in questo nostro tempo difficile manchi proprio questa dimensione “oltre” e che le alte “vette” siano da tempo oscurate e trascurate. Abbiamo dunque bisogno di qualcuno che torni ad indicare delle mete pure e affascinanti; c’è bisogno di Vangelo, c’è bisogno di maestri, c’è bisogno di uomini e donne che si spendano per ciò che è bello e nobile e giusto, c’è bisogno estremo di giovani ardenti per il Signore ed il suo Regno, c’è bisogno di testimoni coraggiosi e umili, c’è bisogno di politici sobri e retti, c’è bisogno di genitori fedeli e credenti, c’è bisogno di religiosi e sacerdoti appassionati, c’è bisogno di donne di preghiera e di compassione come Madre Teresa, c’è bisogno di santi come S. Francesco, S. Antonio, S. Massimiliano Kolbe… C’è bisogno di qualcuno che offra la sua vita per gli altri… gratuitamente… come Gesù! c’è bisogno di te!

E tu… dove sei?
Caro giovane “in ricerca”, permettimi a questo punto di porgerti alcune domande provocatorie: In quale categoria di persone ti riconosci? Dove sei? Chi sei? Che cerchi? A cosa tendi nella tua giovinezza? Per chi e per che cosa sei disposto a lottare e forse anche a dare la tua vita? Chi e quale meta ti attrae? Qual’è il tuo sogno?
Cari amici, statene certi, la vostra vita ve la giocherete sulle risposte che saprete offrire a queste domande! La vocazione, e dunque la vostra strada, la scoprirete solo se non vorrete scappare da questi interrogativi. Il Signore vi illumini e accompagni nel vostro cammino.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
interessanti e provocatori i tuoi interrogativi… Il Signore aiuti ogni giovane a rispondere con sincerità a queste domande per fare VERITA' in se stessi.